"Diobò, che cazzo di gomme hanno". A pronunciare quella che sembra una battuta da bar, non è stato il solito motociclista della domenica ma un certo Valentino Rossi, mentre aspettava di avere notizie sulle condizioni di salute di suo fratello, Luca Marini, sottoposto, nella giornata di ieri, a una serie di accertamenti, all'interno del circuito di Le Mans, a seguito del pauroso incidente che vedete immortalato nel fermo immagine di apertura. Quell'omino in aria è proprio lui ed è a San Air-bag che va acceso un cero se, fino ad ora, né lui, né alcun altro pilota, tra Moto3, Moto2 e MotoGP, si è ancora fatto male sul serio, in quello che sembra destinato a diventare il week-end con il record di cadute dell'intera stagione.
È dal primo turno del venerdì, infatti, che tutti i piloti, di tutte le classi, lamentano una mancanza cronica di grip causata dalle basse temperature. Lo stesso Valentino, al termine delle FP2 ha spiegato, nel detteglio, come le condizioni fossero "veramente al limite, non solo per l’acqua, ma anche per il grande freddo. Con queste gomme, con meno di 20 °C sull’asfalto diventa molto pericoloso".
Un problema manifestatosi largamente anche nelle categorie inferiori, con voli a raffica che hanno coinvolto, in Moto2, oltre a Marini, anche Fabio Di Giannantonio (anche per lui un mega high-side) e una lista composta da Ogura, Vietti (due volte), Garcia, Fernández, Rodrgio e altri ancora, in Moto3.
Nonostante il sole, neppure le FP3 di stamattina, fronte MotoGP, hanno dato tuttavia segnali rassicuranti. A cadere, stamani, sono stati Rins, Valentino, Mir, Miller, Bradl: alcuni perdendo senza avviso l'avantreno, in staccata, a moto praticamente verticale, altri - come Miller - con high-side che un tempo avrebbero provocato mesi di stop. Insomma, l'impressione è quella di correre sul sapone - o con gomme insaponate.
Ora, che si dovesse andare a correre in Francia, in ottobre, in una zona, peraltro, storicamente piovosa anche nei mesi più miti, era evidentemente cosa nota da tempo. Negli scorsi mesi, molte lamentele si sono levate, segnatamente nei confronti di Michelin, per la scarsa costanza di rendimento dei suoi pneumatici - fattore che sta influenzando in maniera significativa l'esito di questo campionato - ma mai, fino ad ora, la manifesta incapacità del fornitore di assecondare le esigenze dei piloti si era spinta fino a causare problemi di sicurezza.
Ma le difficoltà non riguardano soltanto Michelin. A fornire le gomme per Moto3 e Moto2 è, infatti, Dunlop, sulla quale i riflettori sono stati puntati in maniera decisamente ineriore negli ultimi anni, un po' per la naturale differenza di esposizione mediatica a cui sono sottoposte le categorie inferiori, un po' perché il monopolio dell'azienda americana non ha vissuto quegli avvicendamenti che sono fonte, oggi, di confronti con il precedente fornitore, come nel caso della guerra a distanza (nonostante siano passati ormai cinque anni) tra Bridgestone e il produttore francese.
Mal comune mezzo gaudio, quindi? Mica tanto. Mal comune doppio male, verrebbe da dire. Perché se è vero che nei problemi di sicurezza una responsabilità importante ce l'ha di certo la Dorna, colpevole di aver scelto di correre proprio a Le Mans, in questa stagione, è altrettanto vero che sono i costruttori a dover mettere i piloti nella condizione di poter utilizzare i propri prodotti, anche e soprattutto in vista dei prossimi gran premi.
Telefonare, per credere, a Danilo Petrucci, che durante i recenti test sul circuito di Portimao, a bordo di una moto di serie, ha avuto modo di essere più rapido dei colleghi in sella alle MotoGP. Il motivo? Le coperture utilizzate dalla sua moto (una Ducati Superleggera V4) erano in grado di entrare in temepratura molto prima di quanto non facessero gli pneumatici con cui erano equipaggiate le moto in mano ai collaudatori.
Ha senso che una MotoGP vada più piano di una moto "normale", per colpa delle gomme con cui è equipaggiata? A nostro avviso decisamente no, soprattutto se questo mette (anche) a repentaglio l'incolumità dei piloti.