1 agosto 2021, Tokyo. Mentre Marcell Jacobs correva più veloce di tutti, conquistando l'oro olimpico nei 100 metri piani, a pochi metri e minuti di distanza da quello di Gianmarco Tamberi nel salto in alto, l'Italia guardava incantata i successi internazionali dello sport azzurro nel mondo.
Era l'estate dei record, l'anno d'oro dei nostri atleti, che alle Olimpiadi del Giappone hanno portato avanti un sogno collettivo iniziato, poche settimane prima, a Wembley. L'11 luglio 2021 a Londra due grandi storie si incrociavano, facendo imprecare, sudare e tifare gli italiani davanti alle televisioni di tutta la penisola. Prima Wimbledon con un emozionatissimo Matteo Berrettini che saltella dentro la storia sul prato sacro del torneo di tennis più prestigioso al mondo. Il primo italiano a giocare una finale di Wimbledon, il primo a sfidare così il numero uno del tennis Novak Djokovic da outsider inatteso e sconosciuto ai più.
Si arrenderà dalla grandezza di Djokovic con un 3-1 di grande forza e orgoglio, Matteo Berrettini, che nonostante gli infortuni degli ultimi mesi ha scalato la classifica mondiale arrivando, oggi, al settimo posto del ranking internazionale. Poche ore dopo, dall'altra parte di Londra, gli italiani della nazionale azzurra correvano per inseguire un altro sogno: quello della finale degli Europei di calcio 2021. Stranieri in casa dei rivali, in una Wembley che fischiava gli azzurri e incoraggiava gli inglesi avversari, gli italiani si sono trascinati fino ai calci di rigore, vincendo contro pronostici, aspettative e speranze.
Quel sogno collettivo, quell'anno di grandi successi italiani nello sport, si è concluso ieri a Palermo dove l'Italia - la stessa Italia degli Europei di Londra guidata da Mancini - acciaccata e disillusa, ha perso contro la Macedonia del Nord e non si è qualificata per i Mondiali di calcio del Qatar.
E ora? Che ci resta adesso? Non gli sport figli di un Dio minore, quelli che non hanno mai unito il nostro pubblico e non sono mai riusciti a farci tifare, sognare nelle piazze. Non le Olimpiadi, i grandi eventi che quest'anno mancheranno a riempire l'estate italiana.
Ora ci resta il motorsport. La MotoGP che in Qatar, dove l'Italia non andrà ai mondiali, ha iniziato il motomondiale con una tripletta da sogno in Moto3, Moto2 e MotoGP. E soprattutto la Formula 1 che sembra aver ritrovato una Ferrari giovane, decisa e competitiva.
E' presto per parlare di successi, di lotte mondiali, di illusioni. Ma qui non si parla di vittorie, qui si parla di sogni condivisi. Quelli che la Ferrari è tornata a regalare in Bahrain, con la prima vittoria della nuova stagione e una doppietta che mancava dal 2019, quella che ha fatto scendere i tifosi in piazza, a sventolare le bandiere del Cavallino e gridare e festeggiare di nuovo.
Quella di un Charles Leclerc per cui vincere in rosso è "l'unica cosa che conta" e un popolo di tifosi risvegliati, dopo anni di delusioni, che non sembra desiderare altro. Una Ferrari che mentre tutto lo sport italiano nel 2021 trovava successi e applausi, ha lavorato in silenzio e nell'ombra. Si è tenuta lontana da una lotta per il mondiale tra Red Bull e Mercedes, investendo sul futuro e su un cambio di regolamento che richiedeva rischi, investimenti e qualche compromesso. Si lavorava, a Maranello, mentre in giro per l'Italia si festeggiavano i successi delle altre eccellenze dello sport, e quel lavoro oggi porta il nome della monoposto di Formula 1 2022, la F1-75.
Una vettura che, vincente o meno, avrà il compito di farci sognare. Che senza di lei in questo 2022 altrimenti, che cosa ci resta?