È un bene che il Gran Premio d’Italia di Formula 1 a Monza si svolga a porte chiuse, fatta salva la presenza di 250 tra infermieri e medici impegnati in prima linea nell’emergenza COVID-19. Perché il rischio per i tifosi della Ferrari, che ogni anno attendono con impazienza la gara di Monza come un bimbo aspetta il Natale, sarebbe stato quello di assistere ad un fiasco incredibile, inaccettabile. Le qualifiche e la gara quasi farsesche del Belgio hanno mostrato tutte le debolezze della SF1000 a Spa-Francorchamps, una pista in cui le monoposto devono schizzare come missili sul dritto per avere ragione degli oltre 7 chilometri da percorrere.
La Rossa, nel tentativo matto e disperatissimo di compensare le mancanze sul dritto, in Belgio ha puntato il tutto per tutto su una configurazione aerodinamica scarichissima. Il problema è che così facendo il retrotreno della monoposto è diventato ingovernabile all’ingresso delle curve del settore centrale, il più guidato della pista di Spa. E così gli inorriditi fan della Ferrari hanno dovuto assistere ad un avvilente rodeo, con quel Cavallino azzoppato della SF1000 praticamente indomabile nonostante gli sforzi sovrumani di Sebastian Vettel e Charles Leclerc. Decisivi, perché con piloti meno dotati la Rossa avrebbe seriamente rischiato di non classificarsi tra i primi quindici, soprattutto in qualifica.
E a Monza il destino potrebbe non essere molto diverso. Certo, il tempio della velocità brianzolo non presenta un settore guidato come quello di Spa. Ma se in Belgio la Ferrari era tra le poche scuderie ad aver azzardato una configurazione scarica, a Monza sarà così per tutti. E a parità di carico, il confronto potrebbe rivelarsi impietoso. E non è detto che l’abolizione del party mode, l’ormai celeberrima mappatura del motore estrema da qualifica, sortisca l’effetto agognato dai tifosi della Ferrari, che spererebbero in un riavvicinamento alla concorrenza sul giro secco.
Comunque la si giri, il rischio di un’altra disfatta è tutt’altro che remoto. E fa malissimo il confronto con lo scorso anno, con Charles Leclerc splendido vincitore a Monza. Il bimbo prodigio, già amatissimo, che conquistò anche i più scettici riportando la Rossa sul gradino più alto del podio in Italia dopo un’assenza quasi decennale. Sembrava l’inizio di qualcosa di speciale, ma i sogni di gloria si sono presto trasformati in un incubo. E lo stesso Leclerc comincia a mostrare tutta la comprensibile frustrazione dovuta ad una situazione paradossale, inaccettabile per chi sa di avere il talento necessario ad eccellere.
E inaccettabile pure per chi vive per la Rossa. Per chi ha gioito nell’epoca d’oro del Kaiser, Michael Schumacher, o, perché troppo giovane, può solo sognare di vivere un’epopea del genere. La Ferrari chiede pazienza, sperando che i tifosi trovino la forza di sostenerla anche in uno dei momenti più difficili della sua storia, ma non è facile farlo quando la misura diventa colma. Accanto nella buona e nella cattiva sorte, come nei migliori matrimoni: gli amanti della Rossa ce la mettono tutta per mantenere la promessa. Ma sarebbe troppo doloroso assistere dal vivo ad uno spettacolo del genere. Diventerebbe un supplizio.
Meglio allora che tutto venga vissuto a porte chiuse, con i tifosi provati dalla frustrazione e dalle difficoltà della Rossa ad osservare dalle proprie case uno spettacolo probabilmente indegno per una scuderia del blasone della Ferrari. E riesce difficile anche pensare che i veri appassionati della Rossa decidano di spendere cifre abnormi per assistere dal vivo alla festa per i 1.000 GP della Ferrari al Mugello. Doveva essere una celebrazione della grandezza del Cavallino, e invece sarà solo doloroso guardarsi indietro, facendo allo stesso tempo i conti con il presente. Ma è il futuro quello che conta. E la Rossa deve trovare la forza di risorgere dalle sue ceneri come una fenice, centrando il progetto 2022. La chiave è tutta lì.