Di Carlos Sainz non si è mai parlato abbastanza, o forse, nell’ultimo periodo, lo si è fatto anche troppo. Non c’è via di mezzo. Pilota di casa Red Bull, poi McLaren e ora di rosso vestito, la figura ingombrante di un padre sempre presente, il cui nome porta con orgoglio. Le testate spagnole che mancano di un certo par condicio.
Una fame evidente, una chiara costanza. Come i tori del suo paese nativo, Carlos vede rosso ormai da un po’, veloce, carico, verso l’obiettivo, dimostrando così che lui, quel sedile, se lo merita. Spesso visto come uno che guarda a sé stesso, a volte refrattario dinanzi a quella assertività, quella collaborazione che - in un team – spesso sono fondamentali. Ma è davvero solo questo? In fondo, se ci si pensa bene, cosa sarebbe la Formula 1 senza voglia di primeggiare, di lottare, di essere i migliori. Questo sport, pur nella ripetitività marcata Max Verstappen, rimane adrenalina, sete di vittoria, sogno, qualunque sia la casella di partenza.
Così Carlos Sainz, nuovamente davanti a tutti, mantiene il primo posto a semafori spenti al via, mantiene il primo posto dopo ogni safety car, lo mantiene sino alla bandiera a scacchi. Conscio dell’assenza dei tori, conscio – sin da inizio weekend – del fatto che “sarò io a fermare il loro dominio”. E così è stato.
L’inno spagnolo, seguito da quello italiano, prende – almeno per questa volta – il posto dei corrispettivi austriaco e olandese, regalando al pubblico e a tutto il paddock una boccata di aria fresca. La notte di Singapore si tinge di rosso, come si era tinta di rosso, l’ultima volta sul gradino più alto di tutti, Austria 2022, con Charles Leclerc. Austria notoriamente arancione, come Marina Bay, notoriamente avversa alla scuderia di Christian Horner. Nuovo layout, nuova normativa, ma c’è dell’altro? Solo il Giappone – a Suzuka – potrà dircelo.
Intanto, Carlos festeggia, con l’amico più caro, Lando Norris, Carlos festeggia e viene festeggiato, dai suoi meccanici, da Vasseur, da tutto l’entourage Ferrari. Mentre il tricolore sventola sotto al podio, al ritmo della Marcha Real e dell’inno di Mameli. Perché non si da per scontato nulla, in una stagione così difficile, perché la pressione è tanta, se rappresenti il cavallino, non si da nulla per scontato anche in un’era dove sembra aleggiare sul circus l’invincibilità olandese. Crederci è giusto, sempre. Lo è anche vivere a pieno ogni momento favorevole, seppur magari fugace. Sono nottate di lavoro ripagate, sacrifici di una famiglia – perché di questo si tratta – che si muove in tutto il mondo ma che anche da casa, a Maranello, lavora senza sosta per riportare la Ferrari dove merita di stare. Davanti a tutti. Nessuno dice che sarà facile, il lavoro è molto, tanto, ma la motivazione – nel cuore della Motor Valley – non sembra mai mancare. Non sembra mai mancare a Charles, così come a Carlos, che oggi vince la sua seconda gara in carriera, dopo Silverstone 2022.
Per il numero 55 è una giornata indimenticabile, su un tracciato che non ammette errori, come non ammette troppi sorpassi, con Formula 1 dalle gomme consumate, che baciano i muri, insomma, un appuntamento che dà lustro alla carriera di ogni pilota.
Ritroviamo dunque la Formula 1 in un circuito cittadino, sotto le luci di una Singapore che, ogni anno, accoglie i piloti con condizioni climatiche non poco impegnative. Ritroviamo la Formula 1, una Formula 1 diversa, che veste colori inediti tra le prime posizioni, tanto in qualifica come in gara, ma uno – su tutti – emerge e riempie la notte singaporiana: il rosso Ferrari. Con Carlos Sainz la rossa torna in vetta e ci da appuntamento tra una settimana, non sapendo cosa le riservi il futuro, cosa quest’ultimo riservi agli avversari, ad una Red Bull che lascia l’arcipelago sorprendentemente sconfitta.
Il futuro non è scritto per nessuno, non lo è nemmeno per Max Verstappen, seppur in ormai palese attesa del terzo titolo iridato. Il futuro, in Formula 1, non si dà mai per scritto e la Ferrari, oggi, lo ha vissuto sulla propria pelle.