The next. E’ scritto sulle Ducati Desmosedici presentate oggi a Faenza, nella roccaforte della Gresini Racing. The next come “ciò che viene dopo” che, nel caso della famiglia Gresini, è una storia di coraggio e capacità di realizzare i sogni di un sognatore che non c’è più. Il nome di Fausto Gresini è ricorso nelle parole e, ancora di più, è ricorso negli occhi di quelli che, a cominciare da sua moglie Nadia Padovani, hanno preso in mano il microfono per essere i primi. “Per noi – ha detto proprio Nadia – essere il primo team a presentarsi era importante. Fausto era quasi ossessionato dall’arrivare primo e oggi vale come una pole position”. Un traguardo e allo stesso tempo una partenza, quindi, per una famiglia che ha scelto di mantenere in vita una struttura che ha scritto la storia delle squadre private nel motomondiale e che, adesso, rappresenta un simbolo anche del tutto originale. Il perché lo ha spiegato ancora Nadia Gresini: “Io sono una donna e sono una donna che ha perso l’amore della vita, eppure sono qui, con l’aiuto dei nostri figli e dei compagni di avventura di Fausto di una vita, a dimostrare che una donna può fare quello che fanno gli uomini, anche in un ambiente di uomini”. Mettendoci pure un tocco in più, visto che è in corso una collaborazione con Elisabetta Franchi per vestire le ombrellini e che le due Ducati Desmosedici di Enea Bastianini e Fabio DiGiannantonio sono state un vero e proprio esercizio di stile, con l’azzurro scelto dalla famiglia Gresini che si mescola al rosso della Ducati e si intreccia con il nero che definisce contorni, sotto le sapienti mani di Aldo Drudi: “Di base questo azzurro è un colore nervoso – ha detto proprio Drudi – metterlo insieme al rosso e al nero era un azzardo, ma collaboro con Fausto Gresini sin da quando era un pilota e gli azzardi gli sono sempre piaciuti. Alla fine è venuta fuori una livrea che è straordinariamente racing e sono molto soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto”.
Sotto all’eclettica carena, invece, pulsa il desmo di Ducati. “Per noi – ha spiegato Gigi Dall’Igna – è un onore assoluto lavorare con la famiglia Gresini. E’ anche una grande sfida, perché avremo otto Ducati in pista, ma questo ci permette di far crescere piloti giovani e dal talento enorme sulle nostre moto”. Due Desmosedici che non saranno identiche a quelle dei piloti ufficiali, ma che comunque riceveranno aggiornamenti e godranno del continuo e costante supporto tecnico dell’azienda di Borgo Panigale. “Per noi – ha concluso Dall’Igna, che alla presentazione di Faenza era insieme a Paolo Ciabatti e Davide Tardozzi come un segno che Ducati c’è e c’è con i suoi uomini di vertice – non c’è differenza tra le squadre. Il progetto è comune, il nome è uno solo e i piloti sono tutti ugualmente importanti. Abbiamo un grande progetto e c’è bisogno di tutti per portarlo avanti”. Progetti e futuro, quindi, che poi sono gli stessi principi che hanno spinto la famiglia Gresini e Carlo Merlini, vera anima della squadra, a mettersi al lavoro nonostante la scomparsa di Fausto e nonostante il 2021, tra Covid e vicissitudini varie, non sia stato un anno facile. “Sappiamo di poter dire la nostra nel mondiale che sta per iniziare – ha affermato il manager che per una vita è stato al fianco di Fausto Gresini- Non vediamo l’ora di essere a Sepang per i test e provare il nostro potenziale, dopo averlo già fatto a Jerez in chiusura della scorsa stagione”.
Gli obiettivi? A quelli ci ha pensato Nadia Padovani: “Essere costantemente competitivi con Enea Bastianini, che già lo scorso anno ha dimostrato di avere il potenziale per salire sul podio e di sapersela giocare con tutti e provare a lottare per il titolo di miglior rookie con Fabio DiGiannantonio”. Insomma: ambizioni vere e non limitarsi ad esserci per portare avanti una storia. Ne sono consapevoli anche i due piloti, con Fabio DiGiannantonio che, nonostante la sua solita aria da “romanaccio che non ha paura di niente”, è apparso visibilmente emozionato: “Se qualcuno qualche anno fa mi avesse detto che sarei arrivato in MotoGP nel team di Fausto Gresini e in sella a una Ducati ci avrei messo 20 firme – ha detto – Per me è un onore vero e voglio fare di tutto per ripagare Nadia e Ducati della fiducia che mi hanno dato. A volte dicono che sembro uno che crede troppo in se stesso, io non lo so se esiste un troppo, ma posso dire che in un mondo come quello delle corse in moto si ha il dovere di crederci e bisogna essere i primi a crederci. Altrimenti non vale neanche la pena provarci. Ho già avuto modo di guidare la MotoGP a Jerez e sono ben consapevole che ho tanto da imparare e tanto da migliorare, ma per me tutto questo è un sogno e non ho alcuna intenzione di smettere di inseguire nuovi traguardi. Il fatto, poi, che sia con la famiglia Gresini e con Ducati è un valore in più. Qualche giorno fa siamo stati al museo di Borgo Panigale, pensare di essere un pezettino di quella storia è pazzesco e, ancora di più, è stato pazzesco salire sulle moto del mio idolo di sempre, Troy Bayliss”.
Un’opportunità, quella di salire sulla moto dell’idolo di una vita, che ha avuto nello stesso giorno anche Enea Bastianini: “Quel giorno al museo Ducati mi sono messo in carena sulla moto di Casey Stoner – ha raccontato – Un’emozione incredibile, anche se non è stata la prima volta che visitavo il museo e anche le moto da corsa di tanti anni fa sono incredibili, per andare forte con quelle lì e con i livelli di sicurezza di allora, ci voleva un pelo che il nostro, a confronto, è niente. Quanto a me, invece, posso solo dire grazie alla famiglia Gresini, a cui sono legatissimo da sempre, e a Ducati per avermi permesso di essere qui e di scendere in pista con i loro colori. C’è solo un problema: ho una gran voglia di tornare in sella a questa Desmosedici e mancano ancora tre settimane prima di poter essere in Malesia per i test. E’ vero che quando finisce il mondiale non vedi l’ora di riposarti, ma poi, quando ti riposi, finisci per non vedere l’ora di ricominciare. Questa Desmosedici, comunque, è molto diversa da quella che ho guidato lo scorso anno e già a Jerez è stato chiarissimo che non c’è paragone: è migliore in tutto”.