Danilo Petrucci saluta meccanici, piloti, assistenti tecnici, guide. Parla spagnolo, poi italiano, poi inglese. Inquadra le auto, i team a lavoro, i box, la sabbia. Parla di navigazione, di motori, poi di donne, il tutto senza perdersi neanche un istante dell’interazione con i suoi follower, pronti a seguirlo in migliaia nel corso di un live che “fa più spettatori di Mela Verde la domenica a mezzogiorno”.
È stanco ma felice, di una felicità che vuole condividere con tutti, in primis con fan e follower, che in questo modo possono godersi un percorso privilegiato e non di rado interattivo. Ed è senza dubbio un belvedere per ogni appassionato di moto che possa dirsi tale: vivere l’atmosfera della Dakar così da vicino, potendo sentire i commenti di ogni figura che contribuisce a costruire la tappa, è cosa rara; in più farlo con la naturalezza di un pilota che sembra conoscere tutti e che ammette scherzosamente che i suoi “risultati in moto sono talmente scarsi che sono diventato influencer“.
Accenna anche se indirettamente agli errori che hanno poi caratterizzato la tappa di mercoledì, vale a dire quella navigazione che – ammette – non è stato esattamente il suo punto forte, anche se caratterizza un errore più che comune in un percorso tanto arduo. Una diretta particolarmente utile anche a rendersi conto dei ritmi frenetici che governano la Dakar, fatta di nottate in officina condite di ore di sonno alla spicciolata prima di partenze al cardiopalma. Ritmi che si evincono dal volto provato di Danilo, che non ha mai perso il buonumore malgrado la pericolosa caduta di giovedì in conclusione di gara e la sfortunata positività al Covid.
Certo è che questa Dakar ha fatto conoscere ancora di più al grande pubblico non solo uno straordinario pilota, ma un prezioso alleato di ogni appassionato, che vede la sua interazione spinta verso i livelli più alti.