Enea Bastiani è il miglior esordiente in MotoGP e non ha intenzione di mollare. Riminese, 23 anni, il campione del mondo Moto2 2020 non ha disatteso le aspettative e ha mantenuto la freddezza necessaria quando Jorge Martin, rookie come lui, faceva faville in Qatar. Concreto, maturo, determinato, nel paddock lo chiamano 'Bestia', giocando sul cognome e perché da ragazzino era uno scatenato, una “bestia”, a detta di Nevio, il suo meccanico. Al suo fianco, in qualità di manager, Carlo Pernat, una certezza, che ha saputo accompagnarlo nella crescita. La settimana scorsa è stato annunciato il line-up per il prossimo anno che lo vedrà a fianco di Fabio Di Giannantonio nel Ducati Gresini Racing Team.
È una sorta di ritorno alle origini.
Ho debuttato nel Mondiale con Fausto (Gresini) che mi aveva scelto, per cui tornare adesso che lui non c’è, sembra ancora surreale. Sarebbe stato bello affrontare questa avventura insieme. La Gresini Racing è una bella famiglia. Ricordo ancora quando mi scelse per il mio debutto in Moto3. Maverick Vinales era stato promosso in Moto2 per cui Fausto venne a pescare nella Rookies Cup. Gli piacevo e così iniziò la mia avventura nel Mondiale.
Hai un ricordo particolare di Fausto?
Fausto diventava matto quando facevamo un bel risultato. Era una vera festa. Le danze continuavano poi la sera in hospitality quando si cenava tutti insieme e si faceva casino. Lui era sempre il primo, come un ragazzino.
Pilota Ducati, che rapporto hai con Gigi Dall’Igna?
Ho un bellissimo rapporto con lui, ma anche con Paolo Ciabatti e Davide Tardozzi. Gigi viene nel box dopo ogni turno. Ci scambiamo pareri. Anche consigli. È bello. Mi sento supportato.
Si può definire un identikit del pilota Ducati ideale?
È un insieme di tante caratteristiche, ma sicuramente il punto cruciale è sapere sfruttare bene la frenata, uno dei punti forti della moto.
Il Team Gresini schiererà due moto GP21.
Sì, ma io avrò una versione evoluta e poi nel corso della stagione, in base ai risultati, anche degli aggiornamenti 2022. Per questo sono tranquillo e cosciente che le cose bisogna meritarsele. Manterrò anche il mio capotecnico, Pigiamino.
Con l’annuncio della VR46 con Ducati, salgano a otto le Rosse in pista nel 2022. Non c’è il rischio di un livellamento?
Penso di no, sarà un bellissimo campionato.
Sei uno dei pochi piloti italiani a non fare parte della VR46 Academy, come ci si sente ad esser fuori dal coro?
È una scelta che ho fatto a suo tempo e che non rimpiango. Anche perché sono arrivato alla Moto3 direttamente, con Fausto, forse è per questo che non ho sentito l’esigenza di entrare nell’Academy.
Infine una curiosità. Perché ti chiamano “Bestia”?
Perché da ragazzino ero scatenato. Arrivavo tardi, facevo le cose all’ultimo momento, anche al box e poi mi salvavo in pista grazie al mio talento. Un giorno avevo esagerato e il mio meccanico, Nevio, mi disse: “sei proprio un bestia”. Col tempo sono cambiato. Già in Moto2 ho sentito che bisognava fare sul serio. Darsi ordine. Disciplina. La MotoGP poi non perdona. Bisogna crescere in fretta. Per questo oggi sono più concreto, tranquillo, determinato.