Il podio degli Stati Uniti aveva fatto pensare ai frequentatori del paddock che la stagione di Fabio Quartararo potesse lentamente raddrizzarsi. Il buon weekend del Diablo tra i rettilinei e la sede stradale larga di Austin, infatti, lasciava presagire che il francese, una vota tornato nella cara vecchia Europa - con piste dalle caratteristiche più tradizionali - avrebbe avuto vita più facile. A Jerez, soprattutto, ci si aspettava tanto da Fabio Quartararo e dalla Yamaha, per almeno tre motivi. Perché tra le dolci pieghe dell'Andalusia El Diablo, nel 2020, ha ottenuto la prima (doppia) vittoria in MotoGP, perché l'anno scorso era stato l'unico sulla faccia della terra a riuscire a tenere il passo di un indiavolato Pecco Bagnaia e perché - è il caso di dirlo - Jerez de la Frontera è storicamente terra di conquista della Yamaha. Un tracciato che, come dicono quelli bravi, va interpretato con un "flow" (un ritmo sinuoso, fluente) particolarmente adatto alle caratteristiche della M1. Una pista che, a detta di tutti, rappresenta la cartina di tornasole di ciò che vedremo in MotoGP da qui in avanti.
Dunque è giusto preoccuparsi se a Jerez, circuito misto privo di accelerazioni eccessivamente brusche e di rettilinei esageratamente lunghi, Fabio Quartararo è quindicesimo a più di otto decimi di distacco da Aleix Espargaró, primo della classe nel venerdì andaluso. Solo ventiquattrore fa il francese, al microfono Sky di Guido Meda, dichiarava: "Voglio essere cauto ma penso che qui in Spagna per noi ci sia la possibilità di vincere". Nel motorsport, nelle corse - si sa - tutto cambia velocemente e a seconda delle volontà del cronometro. Già, il cronometro, quell'entità rigorosa ed infallibile che con tutta certezza ci dice che la Yamaha, dopo la prima giornata di scuola in Andalusia, non è mai scesa sotto l'1'37"500, né con Fabio Quartararo, né con Franco Morbidelli. Ducati, KTM, Aprilia e persino Honda, con almeno uno dei loro piloti, hanno più volte girato sul piede del "37 basso", accarezzando sporadicamente anche il "36 alto". La M1, tutto d'un tratto, sembra essere la moto con il minor potenziale dalle parti di Siviglia. La constatazione non scaturisce solamente dai numeri, ma viene consolidata dall'occhio umano, per il quale è impossibile ignorare come la Yamaha, nelle mani del Diablo, sia nervosa, scorbutica. A notarlo, per primo, è Mattia Pasini: "Sono stato a bordopista e per la Yamaha, moto che dovrebbe essere gentile e stabile nel veloce, la pista sembra essersi fatta improvvisamente più stretta. Quartararo e Morbidelli usano molto i cordoli, cercano di sfruttare qualsiasi centimetro a loro disposizione". Come se all'improvviso la Yamaha avesse perso il suo punto forte, la guidabilità, senza aver colmato dall'altro lato il gap in accelerazione e velocità di punta.
Fabio Quartararo fa su e giù con la testa e dà ragione a Pasini. Il francese, arrivato davanti a microfoni e telecamere, sembrerebbe voler dire: "È un disastro". Si trattiene, ma le sue parole, sommate all'espressione sconsolata e delusa, risultano comunque molto eloquenti: "Abbiamo sbagliato a non fare il time attack stamattina (Quartararo è stato l'unico, insieme a Zarco, a non montare la gomma morbida per il time attack nelle PL1, ndr) quando il grip non era male, mentre al pomeriggio le condizioni erano decisamente peggiori. Sembra che ogni volta, anno dopo anno, weekend dopo weekend, facciamo sempre più fatica a trovare una moto che vada bene. Mi ricordo che nel 2019, 2020 e 2021 le ultime due curve a destra del quarto settore erano nostri punti forti, ma adesso la moto è molto aggressiva, non gira, e infatti in uscita finisco sul cordolo. In frenata facciamo anche molta fatica, sull'edge a moto dritta non è male, ma manca tanta stabilità e andiamo piano. Stiamo provando a replicare il feeling del 2019 ma non ci riusciamo, non so quale sia il problema principale". Da qualcosa, nel box del numero 20, dovranno ripartire se vogliono evitare di sprofondare. Domattina Fabio Quartararo affronterà il Q1 con poche speranze di poter accedere al Q2 e giocarsi le prime dodici caselle della griglia di partenza. Su 37 gare della top class a Jerez, per 33 volte il vincitore è scattato dalla prima fila. Un'utopia, al momento, per Fabio Quartararo e Yamaha, che proprio in Andalusia cercavano il riscatto.