Che la Yamaha non sia più tra le moto più veloci della MotoGP non stupisce e non fa notizia, eppure a Jerez tutti - a partire dai piloti - si aspettavano di più rispetto al 15° tempo di Fabio Quartararo e al 16° di Franco Morbidelli al termine del secondo turno di prove libere. In Spagna non ci sono quei lunghi rettilinei in grado di mandare in crisi il motore o un pessimo asfalto a complicare ancora di più le cose, anzi: rispetto agli ultimi GP gli ingegneri hanno a disposizione un’enorme mole di dati proveniente dalle scorse stagioni e dai test di qualche settimana fa. Eppure, qualcosa sta andando terribilmente male. Lo vedi da Franco Morbidelli, quando arriva in conferenza stampa con calma, si siede e comincia a parlare ancora prima che arrivi la domanda: “La gente pensa che sia diventato stupido o che l’infortunio mi abbia cambiato, ma non è così”, dice subito. “Quando sono passato sulla moto ufficiale ho trovato un pacchetto diverso, per andare forte serve un altro stile di guida. Questa è la verità, anche perché allo stesso tempo continuiamo ad aver problemi di grip al posteriore”.
"Non sono stupido", ha detto con una flemma buona per Hollywood. E non soloi c'è da credergli, c'è da riflettere sui motivi per cui è costretto a puntualizzarlo: La Yamaha vuole essere maltrattata e portata al limite con una certa ferocia, niente di simile alla danza con cui Franco Morbidelli ha sfiorato un titolo nel 2020. Che poi, se bastasse quello, Fabio sarebbe davanti a rincorrere un mondiale, invece anche lui è completamente sopraffatto dalla situazione: “È da cinque anni che sono in MotoGP, eppure ogni volta che veniamo qui sono un po’ più lento. So già ch a Jerez non potrò fare una gara come quella di Austin”, ha detto il francese con un tono quasi disperato. Franco prova a guardare al futuro, forse più conscio del cammino che gli si para davanti: “Jerez in teoria aiuta molto l’anima della Yamaha, ma penso - e magari col tempo succederà - che serva un reset: o lo facciamo noi, smettendo di pensare alla M1 com’era una volta concentrandoci su quello che è adesso, oppure lavoriamo a denti stretti finché Yamaha non riesce a ridarci quella moto. Tra le due oggi non c’è una strada più facile, vicina o rapida, entrambe le cose sono difficili. E a me importa solo di essere veloce”.
La chiarezza insomma non gli è mancata, speriamo solo che arrivi in Giappone.