37 anni, un ciuffo di capelli bianchi e un sorriso che va da un orecchio all'altro. Dani Pedrosa è concentrato, rilassato, semplicemente felice di esserci, di tornare a "fare le gare" nella sua Jerez, dove ha vinto quattro volte in carriera e dove, tra l'altro, gli hanno anche intitolato una curva, la sei. Così si presenta nel venerdì mattina andaluso con quel 26 sul cupolino, che evoca una lacrimuccia per qualsiasi amante della MotoGP anni duemila, e con i simboli del samurai sul casco. È il Camomillo di sempre: sulla tuta - altezza sedere - porta la tradizionale scritta "Pedrosa" in stampatello maiuscolo, guida una moto arancione (non più Honda ma KTM) e all'uscita delle pieghe di Jerez rialza la MotoGP prima di chiunque altro. "D'altra parte il pick-up l'ha inventato lui", tuona Guido Meda dalla cabina di commento. È il Pedrosa di sempre: quando è a posto va fortissimo e stamattina, riposato e baciato dal sole, è il più veloce di tutti nelle PL1 di Jerez de la Frontera. Camomillo, a quattro anni dal ritiro come pilota titolare e a quasi due dall'ultimo weekend di gara ufficiale disputato, ha dato la sveglia a tutti.
Bisogna considerare che Pedrosa aveva girato a Jerez solamente due settimane fa, in occasione della Pasquetta di test in programma per i collaudatori dei costruttori ufficiali della MotoGP. È doveroso poi ammettere che è solamente la prima sessione di prove del fine settimana andaluso, che i tempi si abbasseranno ulteriormente e che Dani, forte dei test, partiva già con un set-up della RC-16 e con riferimenti della pista assodati. Va detto, come rimarcato dal Team Manager KTM Francesco Guidotti "che Dani è da mesi, da gennaio addirittura, che prepara questo weekend; ha cambiato persino la tabella di marcia degli allenamenti per presentarsi qui in Spagna pronto e tirato a lucido, da gran professionista qual è". È giusto sottolineare, infine, che il pilota di Sabadell ha portato in pista una KTM estremamente evoluta in termini aerodinamici, in parte con un cupolino adattato per la sua statura, in parte con aggiornamenti specifici esclusivi (nuovi spoiler sull'anteriore e un alettone verticale issato sul codone), di cui Brad Binder e Jack Miller ancora non possono avvantaggiarsi. È pur vero, tuttavia, che Daniel Pedrosa ha comandato praticamente per intero il venerdì mattina di Jerez, siglando il miglior tempo (1'37"800) nella prima simulazione di passo gara con gomme medie al posteriore e, poi, scucendo un ulteriore secondo (1'36"770) quando tutti hanno tentato l'assalto al cronometro con mescole soffici. Dani Pedrosa - a 37 primavere e a quattro anni di distanza dal ritiro - ha dominato una sessione ufficiale, canonica e asciutta della MotoGP. Quella MotoGP il cui livello dei piloti è spesso considerato "il più alto di sempre". La mastodontica performance del classe 1985 - tre titoli mondiali in bacheca, l'ultimo nel 2005 - lascia scaturire più di qualche dubbio in merito. I piloti titolari della MotoGP hanno sentito di soprassalto la sveglia di Camomillo e, adesso, hanno solamente una manciata di ore per riflettere e, magari, spazzare via tutte le malelingue.