Ogni anno a me piacerebbe scommettere sul vincitore del premio Nobel per la letteratura. Quest’anno mi sarebbe pure andata bene (per una serie di motivi gli addetti ai lavori sapevano che sarebbe andato a Jon Fosse, si aspettava soltanto la morte di Cormac McCarthy – che era la sua versione migliore). Ma non si può, dall’Italia non è consentito. Anche se i siti sulle scommesse riguardanti i Nobel sono i più cliccati dai critici letterari per cercare di farsi un’idea. In Inghilterra è così e si scommette, più o meno, su tutto. Non riesco a capire infatti come i nostri calciatori (forse sono troppo esperti di Instagram e di chat per cercare di capire qualche altra cosa) riescano a farsi beccare sulle scommesse – e addirittura entrare in giri pericolosi – quando basterebbe avere un amico, o un’amica in Inghilterra che scommetta per loro in assoluta legalità e senza la possibilità di alcuna indagine. Non sono così svegli i calciatori, anche se guadagno molto e bene. Ma il talento calcistico e il sapere stare al mondo evidentemente non coincidono.
La mentalità inglese sulle scommesse – a mio avviso anche giusta – ha fatto sì che la faccenda su Sandro Tonali, che gioca nel Newcastle, sia stata, in Inghilterra molto ridimensionata, come riportato in un articolo di Antonello Guerrera pubblicato da La Repubblica. Non saprei, esattamente perché in Italia le cose vadano così: forse lo Stato italiano vuole il monopolio delle scommesse, forse si ritengono gli italiani eccessivamente soggetti alla ludopatia (ma vietare le scommesse se non quelle “di Stato” non salva nessuno dalla ludopatia; si rovinano alle slot legali così come al gratta e vinci così come al 10eLotto. La ludopatia può manifestarsi anche con la tombola a casa coi fagioli o al Bingo. E non vi sto a raccontare di sessioni casalinghe di poker o di chemin de fer in cui ci si giocano automobili, case e anche mogli.
Come ha giustamente detto il tifoso del Newcastle, che abita in una nazione dove le scommesse sono liberalizzate, e le società private di scommesse mandano le loro pubblicità durante gli incontri sportivi (anche sul carling mi piacerebbe scommettere): “Ma che problema c’è per un paio di puntatine!”. Mi sembra che non ci sia migliore difesa di Tonali che queste perle di buon senso di un cittadino inglese. Si fa un gran parlare, da noi, di libertà, di liberalità, persino di liberismo, ma lo Stato italiano tende a regolare la vita in maniera forse eccessivamente invadente: dalla burocrazia alle scommesse. In questo labirinto di burocrazia e scommesse si perdono, come sempre, i meno furbi: poveri che avrebbero diritto ad assistenza economica da parte dello Stato ma che non sanno neanche da dove iniziare, e calciatori che non sanno come è facile aggirare – e in maniera legale – le regole sulle scommesse. Si parla tanto di riforme. Ci auguriamo che in queste riforme sia compresa una semplificazione burocratica per aiutare i poveri, e una liberalizzazione delle scommesse. A meno che non vi piacciano gli allibratori. Che è un dubbio che a volte sorge.