Piacenza non è (più) la classica cittadina che sta per conto proprio. Forse lo era un tempo – anzi, i più anziani, con malcelata nostalgia, giurano che fosse proprio così –, ma non lo è più. Da anni. “Piacenza è solo un transito, per tanti”, ci dice la nostra fonte, che preferisce rimanere anonima. “In città, quotidianamente, transitano persone dirette verso Bologna, la Romagna. O in direzione opposta, obiettivo Milano, Torino… Piacenza è vicina a mezza Italia (sorride, nda), una vicinanza che, all’occorrenza, può moltiplicare le occasioni”. Una chiacchiera e i convenevoli stanno già a zero. Se stiamo parlando con la nostra fonte, molto ben informata su tutto ciò che è calcio in Emilia-Romagna, il motivo è Nicolò Fagioli. Il 22enne piacentino, centrocampista della Juventus e della Nazionale italiana, ha ammesso di aver scommesso su piattaforme online illegali. “Ho fatto puntate anche su partite di calcio”: queste le parole che avrebbe detto agli investigatori della Procura di Torino che lo hanno ascoltato.
Stupito dalla bufera che ha travolto il giovane Fagioli?
Relativamente. In città chi conosce la famiglia sa che il problema, più che altro, riguarda una persona molto vicina a lui e che in passato ha avuto problemi di dipendenze. Se infatti vogliamo proprio parlare di ludopatia, credo che sia stato questa persona quella più dipendente dal gioco, non Nicolò. Anche perché Nicolò è ancora giovanissimo, mentre lui, alle spalle, ha un passato complicato, fatto di frequentazioni non proprio raccomandabili. Ora ne è uscito, ma il giro era quello che era.
Quanto scommettono i calciatori oggi?
I calciatori che ho frequentato, più o meno regolarmente, negli ultimi 30 anni, hanno sempre scommesso abbastanza. Ma non pensate solo ai canali classici, legali o illegali che siano. Sì, mi è capitato, anni addietro, di andare a scommettere per un calciatore che semplicemente non osava farsi vedere nell’agenzia di scommesse, al bar o in tabaccheria. Ma ho anche visto calciatori annoiati che in ritiro, prima di fare allenamento, erano capaci di giocarsi fra loro somme ragguardevoli puntando su chi avrebbe trasformato più rigori. È una forma mentis, c’è poco da fare.
Però è normale pensare: con tutti i soldi che già guadagnano, che bisogno hanno di…
Certo. Ma è un’obiezione che tiene fino a lì. Sono proprio i soldi – troppi – che rendono i calciatori, spesso giovanissimi come nel caso di Fagioli, più vulnerabili di tanti altri ragazzi apparentemente uguali a loro. Sai quante volte mi è capitato, in qualche discoteca milanese, che qualcuno spalancasse un portafoglio pieno di coca sotto il naso di un mio amico calciatore? In certi ambienti, come vedono un giovane calciatore in carriera, subito pensano che possa essere l’acquirente ideale. Ricordo il mio daffare per cercare di mandare via certa gente… Gente che avrebbe creato solo problemi.
Quelli che ora, pur cambiando ambito, ha Fagioli.
Sì, gira e rigira i rischi dei calciatori sono sempre gli stessi: scommesse, droga, donne. Con le scommesse il problema è che se cominci a perdere poi vuoi rifarti. E non so se questo sia necessariamente etichettabile come “ludopatia” o “caz*ata gigantesca”, ma questo è ciò che accade.
E poi si finisce per entrare nei “brutti giri di Piacenza”. Quali sono, secondo te?
Difficile saperlo con certezza perché, come ti dicevo prima, Piacenza non è più la cittadina a misura d’uomo dove tutti conoscono tutti. C’è gente che abita qui senza mettere quasi mai piede in centro perché, in realtà, vive la sua vita al di là del ponte, a Milano. Mezz’ora di autostrada e ci sei, a Milano.
Nessuna idea in merito, quindi?
Non so, sinceramente, se “il brutto giro” sia ancora riconducibile alla figura di Hristiyan Ilievski, il tizio che ai tempi dello scandalo del calcioscommesse che travolse il Piacenza Calcio nel 2012 era stato indicato come “il capo degli zingari”.
Fagioli come vittima quasi inconsapevole: ci potrebbe stare?
Ci può stare tutto. Magari Fagioli ha fatto una sciocchezza e poi si è trovato invischiato, suo malgrado, in qualcosa che ha finito per stritolarlo. Lui è sempre stato un ragazzo perbene. Serio, schivo, pochi grilli per la testa. Ora si dovrà indagare per fare piena luce su questa faccenda, ma lui intanto le sue responsabilità le ha riconosciute. Si dovrà indagare, dicevo, tenendo conto però che il mondo del calcio è folle e menzognero. Si dicono un sacco di cose. Tante balle, ma anche tante verità. Il compito di chi indaga è quello di cercare di separare la verità dalla menzogna, che spesso si abbracciano. Non è facile. Perché c’è tanta gente che “copre”.
Un esempio?
Uno per tutti, ma ce ne sarebbero tanti: il magazziniere che pisciava nelle provette al posto del calciatore affinché quest’ultimo potesse eludere i controlli antidoping. Il pulito copriva lo sporco, nel calcio capita spesso.