Il giorno in cui ha ricevuto i messaggi sulla storia di Fagioli ero a casa sua. Erano le 10:15. Ogni tanto lo vado a trovare a quell’ora perché è l’ora in cui si sveglia ed è il momento della giornata dove è più calmo e riflessivo. Se lo vedi dalle 12 in poi, quando entra nel loop di lavoro ed è in ufficio, Fabrizio Corona diventa insopportabile. Siccome oramai siamo amici, preferisco averci a che fare quando è sereno, altrimenti non potrei reggerlo. Quando ci vediamo chiacchieriamo sull’attualità, sulla tv, ci scambiano idee e dalle nostre chiacchierate spesso escono fuori storie incredibili. Anche perché Corona ha una fonte pazzesca: la gente. Chiunque gli scrive per mandargli materiale, foto, per dargli un’imbeccata. E Fabrizio Corona, lo posso dire perché frequento giornalisti da 24 anni, ha un fiuto della madonna. Capisce in pochissimo tempo qual è la storia giusta da seguire e se chi gli sta passando la notizia può essere affidabile o meno. Quella mattina - parliamo di fine luglio - mi disse subito: «C’è questa cosa su Fagioli, il giocatore della Juve, mi dicono che sia ludopatico e che deve un milione di euro a dei criminali». Dopo cambiò discorso. Niente di nuovo: Fabrizio Corona è randomico, spara cose a raffica, scollegate tra di loro, seleziona costantemente cosa gli interessa dire o ascoltare e cosa no, magari sei nel mezzo di un discorso, lui ha già ricevuto l’informazione che gli serviva sapere e in modo netto passa ad altro. Lo fa con chiunque. Con me meno, in realtà, ma molte volte anche con me. Infatti non affrontammo più l’argomento Fagioli e poi ci salutammo. Un giorno dopo - il primo agosto - lessi l’evoluzione sui suoi social: aveva pubblicato la notizia su Telegram con gli audio di chi gli aveva dato lo scoop. Solo che due mesi e mezzo fa stava ancora scontando la pena e non approfondì la questione Fagioli, non voleva mettere altri casini in mezzo tra lui e la sua libertà. Ma, altra cosa che rende la sua storia incredibile, a Fabrizio Corona gli scoop assurdi, esagerati, enormi lo inseguono e quando esce la storia di Fagioli su tutti i giornali con la Procura di Torino che lo sta indagando e il giocatore della Juve che si costituisce, il suo telefono riesplode. In tempo zero Corona ha i nomi di tutta una serie di giocatori coinvolti nell’inchiesta. Altro che il solo Fagioli, qui c’è una lista enorme di giocatori di serie A che come lui scommettevano di tutto, anche sulle partite dove erano direttamente coinvolti. Decide di farne solo due, quelle di cui ha più prove: Tonali e Zaniolo. Ciò che succede dopo lo sappiamo. I due giocatori lasciano il ritiro della nazionale e la giustificazione della Federazione è: «Misura preventiva per preservare la serenità della squadra prima di due partite decisive per la qualificazione agli Europei. E poi anche loro non sono nelle condizioni psicologiche di restare in ritiro». Certo, verissimo, ma non dicono tutto.
Sento Fabrizio ieri alle 15. Con le sue rivelazioni sta creando il caos, perché chi è nel mondo del calcio e chi sta facendo le indagini sa che si sta per scatenare una tempesta, che ciò che ha detto e sta per dire Corona è solo la punta dell’iceberg. Sotto c’è tanta, tantissima roba. In questa telefonata spariamo cazzate e ridiamo sul fatto che «viene giù il calcio». Ma lo diciamo così, senza sapere che di lì a poco sarebbe successo davvero il pandemonio. Lui, sul nuovo sito Dillinger dice che alle 16 farà gli altri nomi coinvolti e alle 16 la Procura di Torino manda nei suoi uffici in zona Stazione Centrale tre pattuglie della Polizia. Su Telegram e sugli account social di Dillinger Corona documenta tutto, alla sua maniera, e quando vedo che è uscito dalla Questura di via Fatebenefratelli come persona informata sui fatti e i nomi di Tonali e Zaniolo sono ormai stati dati, ci risentiamo. Mi dice: «Non puoi capire (ma non è una novità, lo dice spesso), mi sta succedendo di tutto (anche questo lo dice spesso), stasera viene la fonte che mi ha detto tutto a casa mia, vuoi venire anche tu?». Ma certo, figuriamoci se mi faccio sfuggire una cosa del genere. «Mi porta tutte le prove, tutta la documentazione. E la cosa bella sai qual è?». Alza la voce, comincia a ridere: «Che a sto giro la Polizia mi ha ringraziato. Si è proprio chiuso un cerchio. Sentiamoci dopo, cia’». Chiude di netto, ma sai che funziona così con lui e ti ci abitui. Passano due ore e ciò che avverrà in serata cambia velocemente ogni 30 minuti: prima mi dice che la fonte zero si presenterà a casa sua alle 21:30, poi alle 23:30, infine mi chiama e mi avverte che dobbiamo andare noi, perché lui non si può muovere. Alle 22:20 mi passa a prendere a casa con la sua Land Rover.
Salgo in auto e sono preoccupato. Primo perché non so dove dobbiamo andare, e poi Corona è adrenalinico. La notorietà, il fatto che tutti lo citino, lo gasa a livelli altissimi. In Italia non c’è sito, persona, tv, giornale che non stia parlando del suo scoop. Ha spaccato in due il calcio italiano, la cosa più sacra del nostro Paese. E chiunque gli sta riconoscendo i meriti dello scoop spifferato mesi prima degli altri e di come stia gestendo adesso la notizia. È risaputo che Fabrizio ordini a José, il suo autista, di andare veloce in auto, ma hanno fatto diversi incidenti quindi gli dico subito, appena metto il culo sul sedile: «Andiamo piano, non facciamo minchiate». Stai tranquillo, risponde. Ma non sto tranquillo un cazzo. Corona controlla continuamente instagram, telegram, il numero di views delle storie e dei reel. Una storia di Dillinger, account nato da due settimane, è sulle 110mila visualizzazioni, le sue sono a 590mila: «Dimmi uno scoop del genere negli ultimi tre anni» urla di felciità. «C’è un altro scoop così? EH?». Io e lui abbiamo già lavorato su notizie esclusive, le chat e i file di Matteo Messina Denaro, il caso Genovese, i festini coca e puttane dei potenti milanesi, ma mai l’ho visto così eccitato. Il motivo è anche tecnico, per così dire: Fabrizio ha finito di scontare la sua pena, ora è un uomo libero, può muoversi senza dover chiedere il permesso a nessuno. «Ecco, ma dove stiamo andando?» chiedo.
«A Parma».
Nel corso del viaggio riesco a farmi spiegare come è andata tutta questa storia, ma con grandissima fatica, perché Fabrizio chatta, chiama, riceve chiamate, manda vocali e a tutti racconta il suo pomeriggio. «Alle quattro la polizia è venuta in ufficio, gli ho chiesto: mi state arrestando? E loro: no. E allora che volete? La Procura di Torino ci ha mandati perché vorremmo sentirlo come persona informata dei fatti, mi hanno risposto i poliziotti. Alle 16 avevo promesso di dare gli altri due nomi e ho capito che erano venuti da me per capire se quelli che stavo per fare erano i nomi dei giocatori su cui già stavano indagando loro. Infatti sentendo il mio avvocato Chiesa e parlando con il vice questore mi sono convinto e sono andato alla Questura a rendere la mia testimonianza. Mentre ero lì, appena ho citato Tonali e Zaniolo mi hanno fatto l’occhiolino. Ho avuto l’impressione che senza le mie rivelazioni loro non sarebbero andati a Coverciano, avrebbero aspettato mercoledì, dopo la partita dell’Italia con l’Inghilterra». Poi Corona rivela altre cose: «Chiudono il calcio. CHIUDONO IL CALCIO! C’è di mezzo la criminalità serba». Ma da chi stiamo andando? Ci fermiamo prima a prendere una videomaker, Dima, giovanissima, stile da squatter: pantaloni con le tasche laterali, felpa nera con cappuccio, bomber nero, zaino in spalla. Ha un paio di occhiali in stile Dahmer, il serial killer, e quando glielo dico non ride per un cazzo. Resta seria e non mi degna di uno sguardo. Poi Corona, tra un vocale un altro, cerca di spiegarmi cosa c’è dietro tutta questa storia.
Ecco quello che ho capito.
Che chi lo ha contattato la prima volta è un ex calciatore, ma lui gli aveva parlato solo di Fagioli. Sparata la notizia su Telegram un’altra persona gli ha segnalato di Zaniolo e ha capito che fosse affidabile quando ha compreso la sua disperazione: lo aveva contattato perché un suo familiare faceva da prestanome all’ex giocatore della Roma e da ludopatico qual è si era indebitato troppo. Inizialmente però lo aveva lasciato perdere. Scoppiato il caso Fagioli, lo ha ricontattato. E adesso noi stiamo andando a incontrare questo secondo uomo.
Nel frattempo Corona mi fa leggere i messaggi che gli arrivano.
Via mail ha ricevuto altre due segnalazioni: uno dal nome slavo promette di avere delle foto di Tonali al casinò di Campione nel 2022, un altro gli scrive che ha una storia allucinante su altri giocatori. Corona chiama una delle sue collaboratrici e le dice di rispondere a questi due tizi e di capire se c’è da fidarsi o meno.
Poi ci sono le richieste di interviste. Corona, da malato del denaro qual è, sfancula tutti: «Oh ma lo sai quanto vale un’intervista a me oggi? Ma lo sai? Non hanno i soldi per pagarmi». È la stessa cosa che ha detto ai microfoni della Rai, intervista che mentre andiamo verso Parma Corona continua a rivedere in loop, prima al Tg3 regionale, poi al Tg3, poi al Tg1. «Ahahah ma secondo loro i nomi li facevo alla Rai?». A un certo punto però vedo il messaggio di un giornalista che stimo molto, che per me è bravissimo, Tancredi Palmieri, inviato numero uno di Sportitalia. Corona non sa chi sia, ma gli dico: «Tancredi è un fenomeno». Corona guarda la sua foto e dice: va bene, digli di chiamarmi. Tre minuti, non di più. Nasce così il video diventato virale sui social, con Tancredi che avvicina il suo telefono al microfono e intervista Fabrizio.
Fabrizio spara altre bombe, perché è più forte di lui. Deve sconvolgere, sempre. Deve creare il panico. «La Juve rischia di andare in serie B, verrà fuori che ha commesso un illecito di omessa denuncia, un reato per cui rischia la retrocessione. È per questo che Fagioli è stato convinto a costituirsi, per cercare di salvare l’immagine della società». Poi riattacca. Succede tutto in pochi minuti, ma ciò che ha detto è pesantissimo. Infatti quel video viaggia alla velocità della luce.
Noi, invece, stiamo andando a 110 all’ora. «Hai visto? Non ti devi preoccupare. Sto diventando un bravo ragazzo. Anche in questa storia tutto torna: io sono finito nei guai per le foto dei calciatori, e la prima volta che mi hanno interrogato e sono cominciati tutti i miei casini ero esattamente dove ero oggi, alla questura di via Fatebenefratelli. Capisci, è un cerchio che si chiude. Tutto torna. Adesso ho imparato. Oggi mi hanno chiamato dei dirigenti altissimi di squadre di calcio». Urla: «TI RENDI CONTOOOOO? Ho subito detto a loro: con voi non parlo, non vi dico niente, ciao. Col cazzo che commetto lo stesso errore: metti che mi chiedevano di comprare il mio silenzio e poi mi ritrovo accusato di estorsione. Che si fottano. Io adesso faccio solo il mio lavoro». Corona mi fa pure i nomi, ma non li scriverò.
Poi chiama l’avocato Chiesa, gli spiega la situazione, l’avvocato chiede di essere aggiornato passo passo. La telefonata si interrompe però perché la fonte zero sta chiamando. E comunica dove vederci: all’autogrill Madesano Ovest di Parma. Come nei film. La vita di Corona è una serie tv reale.
Alcuni gli scrivono: «Ti prego Fabri non esagerare, stai attento» (Davide Parenti de Le Iene). Altri gli fanno delle domande: «Ma davvero scommetteva sulla partita della Roma in coppa Italia quando era in panchina?» (Mario Balotelli). Intanto, come se non bastasse, la sua fidanzata, da casa, è tesissima: «Ma perché ti metti sempre nei casini? Cosa vuoi ottenere?». Fabrizio commenta: «Ha ragione, mi vorrebbe a casa, tranquillo, fare la coppia normale che si guarda Netflix, ma sono così, glielo spieghi tu?».
Corona risponde a qualcuno utilizzando sempre il MAIUSCOLO.
È una domanda che gli volevo fare da un po’: ma perché?
Gliela faccio adesso. E lui mi risponde: «È il mio ego».
Signori, è tutto bellissimo.
Arriviamo all’autogrill ed è tutto surreale. La fonte ci aspetta fumando, è un signore che si è fatto anni di galera, con la sigaretta spenta in mano, una camicia di jeans aperta con sotto una t-shirt con la scritta: Fuck You. Accoglie Corona con queste parole: «Tu sei un pezzo di merda». La colpa di Corona sarebbe quella di aver pubblicato la sua voce (seppur distorta) su Telegram. «Adesso chi doveva darmi il materiale si è cagato addosso, se aspettavi due giorni a far uscire tutto ti portavo messaggi, documenti, tutto». Entriamo dentro. E dietro di noi si palesa un ragazzo calvo al cellulare, con giacca di pelle nera. «È un carabiniere in borghese»: sono sicuri entrambi, sia Corona sia la fonte. Il calvo finge di andare in bagno, poi va al bancone, ci ronza intorno, alla fine ci scambiamo uno sguardo di intesa, come dire: ok, abbiamo capito. Preso il caffè, torniamo fuori. Il calvo era in auto e se ne andrà solo mezzora dopo.
La fonte racconta molte cose. Dice che è coinvolta anche la mamma di Zaniolo e dice chi sono stati i suoi amanti in questi anni anche all’insaputa del figlio, direttori sportivi e dirigenti. Fa i nomi di altri giocatori. Parla di cifre, di criminalità e di ritorsioni. «Oggi ho cambiato quattro auto per paura che mi venissero a tappare la bocca». Sa tutte queste cose perché lui è stato uno dei pochi a cercare di curare il suo familiare dalla ludopatia, a cercare di farlo uscire dal tunnel, ma adesso non sa più che fare. Ci spiega anche qual è la connessione tra il suo familiare e Zaniolo, il motivo per cui si conoscono da anni. E che ha sentito un audio dove il suo familiare e altri giocatori (alcuni ormai all’estero) racontavano di cosa scommettere e quanto e che molte volte queste chiamate avvenivano dalle stanze del ritiro in nazionale, a Coverciano.
La chiacchierata dura un’ora e mezza. Alle due di notte la fonte ci lascia. Nel ritorno Corona impazzisce per tutto quello che stanno scrivendo su Twitter. Continua a dire: «TI RENDI CONTO? TUTTI I CALCIATORI STANNO PARLANDO DI ME ADESSO». Il telefono continua a segnalare l’arrivo di notifiche, anche se quando arriviamo a Milano sono le 3:20. Il nostro viaggio è finito ma di questa storia siamo solo all’inizio. Questa mattina Corona ha anticipato un quarto nome che farà nel pomeriggio. Ma sono molti di più, fidatevi: molti di più.