Federica Masolin si toglie la tuta e prende il pallone o, meglio, inizia a palleggiare ma con la tuta ancora indosso. Già, perché la regina della Formula 1 di Sky Sport F1, l'amatissima giornalista e presentatrice del team italiano di Formula 1, sta per iniziare una nuova sfida come volto di Sky per la Champions League, senza però abbandonare il mondo delle quattro ruote. Così, poco prima del via di martedì prossimo con il primo appuntamento di Coppa, Federica ripercorre i suoi anni da appassionata di sport, giornalista e presentatrice in una lunga intervista rilasciata nell'ultimo numero di SportWeek.
Il calcio, racconta Masolin, è una passione nata grazie a papà: "Ho una sorella di quattro anni più giovane, ne ero gelosa, mamma doveva seguirla e così papà mi portava con sé nei weekend. Finivamo spesso a San Siro, poi a vedere la Formula 1, offshore, tennis, di tutto, ma prevalentemente calcio perché lui è tuttora un grande appassionato. E io per stare con lui ed essere interessante ai suoi occhi facevo un sacco di domande, così ho imparato alla svelta regole e tanto altro".
Come per tutti anche per la Federica tifosa c'è una partita del cuore, una che non dimenticherà mai: "La finale del Mondiale 2006. Avevo 21 anni, ero già grande ma una cosa simile non l'avevo mai vista. Lì mi sono resa conto di quanto lo sport sia un collante: non esistevano divisioni politiche, religiose, per gli azzurri siamo animati dalla stessa passione ed è l'aspetto che amo di più".
Anche la passione per la Formula 1, come quella per il calcio, nasce da lontano: "Le auto come oggetto mi fanno impazzire. Ho seguito le corse, da piccola tifavo per Jacques Villeneuve. Il resto è arrivato dall'impegno, dal lavoro di squadra e dal confronto con i protagonisti". E dopo tanti anni nella massima serie del motorsport, anche per Federica Masolin ci sono decine, centinaia forse, di momenti bellissimi e di attimi altrettanto brutti. Il più duro, senza dubbio, è uno solo: "L'incidente di Jules Bianchi in Giappone nel 2014, che gli costò la vita dopo mesi di coma. Ogni volta che ci penso, anche adesso, mi viene da piangere. Fu terribile, quando con Davide Valsecchi siamo tornati nel paddock e abbiamo incontrato Sutil sconvolto, abbiamo capito che era successo qualcosa di molto grave. E non dimenticherò mai il rumore sordo, ovattato, del paddock. Così strano, anomalo, non era più un vociare".
Di belli, bellissimi, Federica ne conserva soprattutto tre: "Ricordo la prima di Vettel con la Ferrari e quella di Leclerc a Monza. E poi la grande crescita umana di Hamilton, che mi porterò sempre dietro perché sentirlo parlare oggi è incredibile, è un'ispirazione continua". Tra i ricordi più emozionanti sicuramente uno recente: "Quando Vettel ha lasciato la Formula 1 ho pianto in diretta televisiva e rivedendomi dopo non mi sono vergognata, sono fatta così".