La MotoGP approderà settimana prossima, per la prima volta nella sua storia, in India, al Buddh International Circuit. Si tratterà probabilmente della trasferta più pazza e avventuriera che il calendario 2023 della top class propone. Almeno tre, le motivazioni a sostegno: l’India è una novità assoluta per il mondo delle due ruote, nessuna MotoGP ha mai assaggiato – anche solo per un giro di test – l’asfalto del Buddh, che verrà (si spera) omologato dalla FIM durante il giovedì della conferenza stampa, a poche ore dallo start dei primi turni di libere. Una situazione non esattamente definita, anzi così precaria che al termine del lunedì di test a Misano Adriatico una buona parte dei piloti e degli addetti stampa salutava i giornalisti con il seguente adagio, spesso accompagnato da un sorriso allusivo: “Ci vediamo in India, forse”. Nel paddock, in effetti, gli addetti ai lavori sanno solamente che il circuito si trova ad una quarantina di minuti di macchina da Nuova Delhi, che la pista ha 16 curve e che rispetto a dieci anni fa – quando sul Buddh correva la Formula 1 – le moto gireranno più strette alla 5 e alle 10, una lunghissima e veloce destra con banking positivo. Così, per tentare di preparare l’ambiente del Motomondiale alla prima gara orientale di un autunno che sotto questo punto di vista si preannuncia denso, i canali ufficiali della Dorna hanno sottoposto ai piloti un quiz di cultura generale sull’India.
Prima domanda, classica, sui colori della bandiera indiana. I piloti devono scegliere fra tre diverse opzioni. Miguel Oliveira opta per un fantasioso “arancione, rosso e verde”. Tutti gli altri vanno sul sicuro, risposta “A”: arancione, bianco e verde. Ai colori della bandiera è doveroso abbinare una capitale. Qui Miguel non si fa confondere e punta dritto su Nuova Delhi, al contrario di Fabio Quartararo, che prima accende “Mumbai” e poi si corregge istantaneamente, premendo il grilletto su “New Delhi”. Per il resto non ci sono scossoni: Marc Marquez, Alex Rins, Joan Mir, Jorge Martin, Marco Bezzecchi, Franco Morbidelli ed Enea Bastianini optano per Nuova Delhi, così come Johann Zarco, salvo qualche secondo di esitazione.
Successivamente è il turno di quella che dovrebbe essere la domanda amica, l’intermezzo giocoso del questionario che spezza la tensione e infonde confidenza. Invece, sullo sport più popolare in India, il parco piloti della MotoGP si spacca. Jorge Martin dice “football, il più grande sport più o meno dappertutto”, Raul Fernandez è indeciso, Bezzecchi anche, Oliveira ride. Bastianini, Mir e Nakagami rispondono “kabaddi”, attività che Luca Marini non conosce: “What is kabaddi?”. È uno sport di contatto a squadre, si gioca in sette contro sette, è nato in India ma non è la disciplina più popolare nella nazione asiatica. Infatti Binder, i fratelli Marquez, Bagnaia e Pol Espargaró virano correttamente sul cricket, guadagnando punti e consensi.
Arriva la madre di tutte le domande di geografia: “Qual è il fiume più lungo?”. Pol Espargaró ha un attimo di smarrimento, seleziona “The Amazon” ma poi ci ripensa e decide per “The Nile – il Nilo”. Augusto Fernandez e Mir copiano. Luca Marini rompe gli indugi con un “Dai, questa è facile…the Ganges”. Il Gange, duemilacinquecento chilometri d’acqua che attraversano l’India e scandiscono le risposte giuste, definitive, di Nakagami, Aleix Espargaró, Di Giannantonio, Binder, Bezzecchi e Alex Marquez. Ora il quiz si sposta sulla religione: “Quale animale è considerato sacro in India?”. Per Zarco e Bastianini ad essere venerata è la rana; Nakagami e Binder pensano la stessa cosa del fenicottero, Raul Fernandez del leone. “The cow! – la mucca", esclamano in coro tutti gli altri. Anche se, sottolinea Polyccio, “sarebbe bello se ad essere sacro fosse il fenicottero”. Pochi dubbi invece sulla rupia, la valuta indiana, a parte un fantomatico “Indian dollar” pronunciato da Quartararo. Il Diablo, però, si riscatta istantaneamente in storia dell’arte. Corregge Bastianini, facendogli notare che Machu Picchu si trova in Perù, e poi apre ad una serie di risposte azzeccate sul Taj Mahal, il mausoleo del 1600 situato ad Agra, nell’India settentrionale.
Se tutti sanno che il padre dell’India coincide con la figura di Mahatma Gandhi, Bezzecchi è il primo a sbilanciarsi sulla letteratura locale: “Il Kama Sutra lo conosco” – ride burlone Marco. Lo conoscono tutti, anche Oliveira, che precisa: “Non ho questo libro e non ho mai fatto yoga in vita mia”. I piloti, infine, brillano sul cinema indiano, conosciuto nel mondo principalmente per Bollywood, industria che ogni anno sforna centinaia di love stories sui grandi schermi. Alla fine del test, sono sette i piloti a pieni voti: i fratelli Marquez, Pecco Bagnaia, Luca Marini, Franco Morbidelli, Jack Miller e Aleix Espargaró non hanno sbagliato una risposta. Ora la MotoGP è davvero pronta per l’India. Partirà per il Buddh International Circuit con il sorriso di chi, in fondo, è attratto dall’ignoto.