Immagina di essere la Federazione Internazionale e, nel difenderti da una causa per aver giocato sporco dopo i fattacci di Singapore 2008, con il famigerato Crashgate, dai del plurimilionario a chi qualche gara dopo pagò carissimo quanto successo in pista. Surreale, eppure è successo davvero. Tutto questo dopo che Felipe Massa, che quell’anno sarebbe diventato campione del Mondo di F1 se la Fia avesse annullato il GP, vinto da Alonso dopo che il compagno Nelson Piquet Jr era stato obbligato a finire a muro per avvantaggiarlo, ha fatto causa a Fia e Fom – la società che gestisce la parte commerciale del Circus, oggi guidata da Stefano Domenicali – esigendo un risarcimento monetario e morale, entrambi pesantissimi.
Il brasiliano non chiede che gli venga assegnato il titolo diciassette anni dopo, “solo” tanti soldi – circa 82 milioni di dollari – e un’ammissione di colpa da parte delle due entità, confermando pubblicamente quanto per anni nascosto. E oggi, direttamente da Londra dov’è iniziato il processo, è arrivata una prima e alquanto particolare nota di difesa della Federazione Internazionale, riportata dai colleghi di RacingNews365: “La richiesta del signor Massa è tanto tortuosa quanto eccessivamente ambiziosa. Il plurimilionario cittadino e residente brasiliano ha presentato una richiesta di risarcimento in questa giurisdizione dell’Inghilterra e del Galles basata su una presunta violazione del regolamento sovranazionale della FIA, un’organizzazione sportiva internazionale privata con sede in Francia, in relazione agli eventi verificatisi durante e intorno al Gran Premio di Formula Uno di Singapore oltre 17 anni fa, il 28 settembre 2008”.
Poteva finire al plurimilionario cittadino, e invece no, mettendo in mezzo persino gli errori commessi da Massa e Ferrari quell’anno, come se questo potesse giustificare l’aver falsato un campionato: “La richiesta di risarcimento del signor Massa trascura palesemente una serie di errori commessi da lui stesso o dal suo team, la Ferrari, durante il GP di Singapore e in altri GP, che hanno contribuito al suo secondo posto nella classifica generale del Campionato Piloti di quella stagione”.
Ma come si è arrivati, diciassette anni dopo, a Massa che cita in giudizio Fia e Fom? Semplice, in un’intervista concessa a F1-Insider nel 2023 Bernie Ecclestone, all’epoca a capo del Circus, ha ammesso tutto: “Max Mosley (presidente Fia, ndr.) e io siamo stati informati durante la stagione 2008 di ciò che era accaduto nella gara di Singapore”, aveva raccontato l’inglese. “Avevamo informazioni sufficienti per indagare sulla questione, ma abbiamo deciso di non fare nulla in quel momento. Volevamo proteggere lo sport e salvarlo da un enorme scandalo”.
Si decise di coprire tutto, nonostante fosse evidente quanto successo in pista quel 28 settembre del 2008: “Secondo lo statuto, avremmo dovuto cancellare la gara di Singapore, che non sarebbe stata valida per la classifica del campionato. Così Massa sarebbe diventato campione del mondo”. E allora, perché non si fece chiarezza? A spiegarlo è sempre Ecclestone: “All’epoca era prassi che la classifica di un campionato del mondo risultasse intoccabile dopo la cerimonia di premiazione della Fia alla fine dell’anno”. Eppure, della scelta fatta l’ex signore della F1 se n’è pentito e lo ha anche ammesso: “Farei le cose diversamente. Mi dispiace ancora per Massa, meritava il Mondiale”.
Una vicenda mai dimenticata, una delle pagine sportive più brutte della storia dello sport moderno. Un team che chiede a un pilota di buttarsi a muro, una Federazione che copre tutto e alla fine crede anche di aver ragione. Hanno sbagliato in passato, e lo hanno rifatto anni e anni dopo. D’altronde, al di là dei soldi, un primo passo sarebbe stato ammettere tutto, per davvero. E invece no, ancora una volta.