Prendetevela con me, ma non con i miei ragazzi, sembra dire Antonio Conte, tra le righe, in ogni sua uscita pubblica. Lo ha ribadito anche dopo Lecce-Napoli, finita 1 a 0 per i partenopei grazie a un gol di Frank Zambo-Anguissa. Conte in questa prima parte di stagione se l’è presa un po’ con tutti: prima con la società, poi con Lautaro Martinez durante Inter-Napoli e infine con la sua ex società e Chivu, colpevole di essersi “nascosto” dietro al mantello di Beppe Marotta nel post partita. Così Conte alza la tensione in un gioco delle parti che lo vede spesso vincente. L’allenatore del Napoli ha avuto da ridire sulle scelte di mercato portate avanti dalla società e dal presidente Aurelio De Laurentiis: “Sento parlare di mercato importante, ma il grande mercato è un altro”. Non bisogna considerare, infatti, il numero di giocatori reclutati, perché “se spendi 150 milioni di euro per 9 giocatori significa che ne hai spesi 15 per ognuno”. E nel calcio di oggi i top player hanno costi ben superiori. Ricordiamo che l’acquisto, tra prestito e riscatto, di Rasmus Hojlund si aggira sui 50 milioni e già lo scorso anno De Laurentiis gli aveva regalato Scott McTominay, il miglior giocatore della scorsa Serie A, costato 30 milioni dal Manchester United. A zero poi è stato preso Kevin De Bruyne, fuoriclasse assoluto e leggenda del Manchester City di Guardiola campione di tutto. Non esattamente l’ultimo arrivato, seppur sia evidentemente in una fase calante di carriera. Ora starà fuori diversi mesi, lo rivedremo solo nel 2026. Un’assenza che pesa e che si aggiunge a quella di Romelu Lukaku, l’uomo di Conte, quello su cui il tecnico italiano sa di poter contare, sempre. Loro due, in coppia, sono quasi una garanzia di vittoria. Noa Lang, invece, è stato acquistato più per volere della società che dell’allenatore, il quale ha già messo in chiaro le cose: “Quando deciderò, lo manderò in campo, diversamente rimarrà in panchina”. Il nemico momentaneo, in quella fase, era il suo stesso club: il voltaggio della macchina Napoli aumenta anche grazie a questo. Lang però si è fatto male, ancora non si sa quanto starà fuori, probabilmente poco: per ora è un pensiero in meno per il mister. Con chi prendersela, quindi? Con il cielo, la sfiga e i commentatori: “Dei giocatori infortunati nessuno ne parla”. Tra parentesi: se ne parla eccome. Ma Conte lo sa bene.
“Non dimentichiamo questo nostro inizio di stagione nel quale facciamo di necessità virtù”, ha detto ancora dopo la vittoria di Lecce. Una virtù di Conte, questo è certo, è la sua capacità di destreggiarsi tra le pieghe psicologiche di una stagione, come i vecchi difensori di una volta o i più abili trash-talker della Nba. Provocare sempre e comunque. Talvolta mentire sapendo di mentire. Così è stato dopo l’Inter e il rigorino concesso dall’arbitro Mariani al Napoli: “Io non lo avrei permesso da allenatore a un mio dirigente, in questo caso il presidente, di intervenire. Così sminuisce anche il tecnico, io mi sono sempre difeso da solo, non ho bisogno di papà”, ha detto nel post partita. Il riferimento è alle parole di Marotta, corso ai microfoni al posto di Chivu per chiedere giustizia alla classe arbitrale. Immediatamente sui social sono comparsi i virgolettati di una vecchia intervista di Conte, in cui lo stesso tecnico leccese aveva chiesto supporto da parte della società. Erano i tempi dell’Inter, tra l’altro: c’è un timing ben preciso per dire certe cose. Ritorniamo a ieri e al post Lecce-Napoli: “Penso sia giusto che siate voi a giudicare quello che è successo. Non è giusto venire a lamentarmi, sono passati troppi pochi giorni rispetto all’ultima partita con comportamenti diversi da parte di altri”. Ora, si può essere tifosi di qualsiasi squadra, anche del Napoli, ma quando Conte dice che lui non è uno che si lamenta è impossibile crederci: è un fatto autoevidente. Poco prima aveva dichiarato, a proposito delle polemiche che hanno seguito il big match del Maradona di sabato scorso: “Non è il caso di parlarne, restiamo sereni e fiduciosi sperando che certe lamentele non condizionino la classe arbitrale”. Spesse volte, però, noteranno anche gli analisti meno attenti, le lamentele e le pressioni vengono proprio da lui. Conte è dunque un gran bugiardo? Evidentemente no. Ma non è questo il punto. Ciò che conta è piuttosto il risultato ottenuto: Napoli primo e polemiche ovunque. Del gioco dei partenopei (e non solo degli infortuni) nessuno parla, o sono comunque pochi a farlo. La vittoria con l’Inter è da stratega. Uno stratega quasi militare. Perché questa Serie A è la guerra (si fa per dire – sempre di calcio parliamo) che Antonio Conte sta combattendo. Un conflitto che se vincerà sarà stato bravo lui, ma che se perderà allora semplicemente non si poteva fare più di così. Colpa degli acciacchi, della sfiga e del mondo intero.