Adesso c’è la conferma. L’ha data direttamente il Ceo dell’Al Hilal, Esteve Calzada, intervistato dalla BBC: “Era già stato deciso, ma non c’era ancora la firma. Inzaghi ci ha chiesto di aspettare dopo la finale per rispetto. E ci è sembrato giusto”. In altre parole: al momento della finale di Champions, Simone Inzaghi sapeva già tutto. Il suo futuro era in Arabia Saudita. Il resto? Una messa in scena. Già di per sé il fatto che un Ceo non capisca che certe cose non dovrebbe dirle ci fa capire il livello di cognizione che c’è in chi il calcio effettivamente non lo maneggia per storia ma per questione di portafoglio. Ma c’è anche da dire che il profilo di Calzada non è di secondo livello, anzi: ha un background importante nel Manchester City come advisor e marketing manager. L’alternativa, e forse sarebbe ancora peggio, è che non sia stata un’ingenuità, bensì la volontà di protagonismo, supremazia, lanciare una frecciata all’Inter (immotivatamente). E qui possiamo dirlo senza risultare arroganti: noi di MOW lo avevamo scritto subito. Prima di tutti. I segnali del fatto che fosse tutto già preparato c’erano, e non erano neppure troppo nascosti.

Che spinta può dare un allenatore che ha già scelto un’altra maglia, un altro campionato, un altro conto in banca? Nessuna. E lo abbiamo visto sul campo di Monaco. Inter-Psg è finita 5-0, ma la partita non è mai iniziata. Non c’era anima, non c’era lotta, non c’era proprio l’Inter. E quel risultato si spiega con una squadra che non era più squadra e che ha capito, forse già nei giorni precedenti, di essere rimasta senza guida. A rispondere è direttamente il Presidente Marotta, che finora, pur essendo stato lasciato nelle canne dal suo uomo di fiducia, aveva provato a salvaguardare la faccia del tecnico: “La partenza di Inzaghi? La cosa importante è che si è chiuso un ciclo e ne è iniziato un altro. Per quella che è la mia esperienza, sono fatti fisiologici. Non corro dietro alle voci o alle smentite. Ognuno sa quello che ha fatto”, ha detto a Dazn.

Signori, Beppe Marotta non parla MAI senza scegliere i termini con un’attenzione quasi maniacale e se ha detto che “ognuno sa quello che ha fatto” è perché sentiva il bisogno, comprensibile, di chiarire che l’Inter non ha tradito i tifosi, ma forse a farlo è stato qualcun altro. Poi ha concluso spiegando che ora parlare di Inzaghi è quasi ridicolo: “Siamo grati a lui per quanto ci ha dato, ma la storia dell’Inter va avanti. Il testimone è passato a Chivu e siamo molto contenti”. Adesso c’è Chivu, c’è il Mondiale per Club, e c’è la necessità di voltare pagina in fretta. “Siamo orgogliosi di essere qui, l’Inter non è venuta a fare la comparsa”, ha detto ancora Marotta. Ma intanto resta una certezza: quella finale è stata una resa annunciata. E quella resa ha un nome, un cognome e un precontratto firmato prima di scendere in campo.