Fabio Capello, friulano di Pieris, ai bordi di Gorizia. Gente tosta, ché il mento di uno come Capello, se abiti da quelle parti, non ti cresce mica per caso.
Ebbene, Capello – lo ha detto a Sky Sport, lo ha ribadito alla rosea – ha fatto i complimenti a Cristian Chivu dopo l’ultima prova di forza dell’Inter in Champions League (4-0 in trasferta contro Union Saint-Gilloise): “L'Inter di Chivu ha bruciato i tempi”. E ha aggiunto, rivolgendosi al diretto interessato: “Stai facendo la stessa strada che ho percorso io quando sono arrivato al Milan. Dicevano che il Milan era cotto, io non ho fatto altro che entrare nella testa dei giocatori. Come stai facendo tu”. Se questo non è un piccolo oscar per Chivu, professionista silenzioso e acutamente pragmatico, davvero non sappiamo cos’altro possa essere. E per Antonio Conte? “Ti ho visto spento in panchina, avevi meno grinta e voglia del solito”, gli dice, Capello, dopo la disfatta del Napoli a Eindhoven (2-6 con il PSV). Anche questo è Napoli-Inter, sfida fra due squadre dal morale opposto. Oggi, al “Maradona”, il Napoli psicofisicamente incerottato di Conte ospita i nerazzurri di Chivu, timoniere saggio che pare aver conquistato tutti. Anche don Fabio, appunto. Spesso severo come il suo mento. Fermo come un Refosco dal peduncolo rosso.
Gli sportivi, per carità, lo sanno. I complimenti finiscono quando inizia la partita, ma l’allenatore romeno intanto incassa sorrisi e pacche sulla spalla. Come quella di Valentino Rossi, anche lui caldo a Sky Sport: “L'anno scorso la stagione è stata molto positiva ma ha avuto un finale drammatico. Poi è andato via Inzaghi e tutti gli interisti, compreso me, eravamo preoccupati. È arrivato Chivu, che noi conosciamo bene perché è stato un giocatore fantastico anche all’Inter […] Dopo quattro-cinque partite di rodaggio la squadra ha cominciato a girare, Chivu sta facendo un lavoro egregio”. E due. Euforia prematura? Parole forse intempestive prima di una sfida ad alta quota?
Perché è facile immaginarselo, Conte, in questi giorni. Beh, immaginarselo fino a un certo punto, visto che la Gazzetta nei giorni scorsi ha pubblicato una foto di Conte, al campo d’allenamento, con la squadra completa schierata davanti a lui. Non aveva alcun effetto sonoro allegato quella foto, ma era facile pensare quel campo d’allenamento calato in un silenzio ghiacciato trafitto solo dalle parole di Conte in modalità sergente maggiore Hartman (“Full metal jacket”) o, per i più giovani, in modalità Terence Fletcher, il tesissimo e insopportabile direttore della jazz band di “Whiplash”. Ecco, quel Conte agli interisti deve ancora suscitare un briciolo di sano timore. Calmierato, certo, da queste vitamine griffate Capello che hanno il sapore di un nobile imprimatur. “Conte – ha osservato Capello – sta trovando degli ostacoli con i nuovi arrivati: non è riuscito, almeno finora, a farli integrare tatticamente come avrebbe voluto, e alcuni infortuni pesanti stanno complicando le cose. Lui ripete che serve tempo, ma a questo punto mi chiedo se non sia più una questione di caratteristiche tecniche. L’Inter intanto i tempi li ha bruciati. Non prende gol e in attacco si diverte. Ha trovato equilibrio. L’altra sera, dopo aver sofferto per una ventina di minuti anche perché Chivu aveva cambiato tanti uomini, si è registrata e poi ha dominato: ho contato almeno otto palle gol chiare. Ma sabato guai a scendere in campo con la presunzione dello scorso anno".
Imprimatur, si diceva, con stoccata finale. Chivu ha un volto che comunica tutto fuorché presunzione. I complimenti li avrà incassati con giusto orgoglio. Vengono da Fabio Capello, costruttore di un Milan che non perdeva mai, artefice di una Roma debordante e altro ancora. Le sue parole pesano, ma oggi a Napoli non scenderanno in campo. Chivu, al fischio d’inizio, le avrà già abbondantemente digerite. Vediamo invece se il Napoli di Conte, soprattutto con la testa, sarà uscito dalla bolgia di Eindhoven.