La prima volta che l’ho visto giocare, Joaquin Panichelli, ho pensato a un misto tra Van Basten e Higuain. Lo so che mi prenderete per matto, ma siamo di fronte a un eccellente calciatore. Uno di quelli di cui sentiremo parlare per molto tempo. Attaccante di 23 anni, compiuti poche settimane fa il 7 ottobre, alto un metro e 90, con la capacità di buttare la palla in rete in ogni modo: di testa, di precisione, di potenza o, come accaduto nell’ultima gara di campionato contro il Lione, in rovesciata. Forza e qualità tecnica all’ennesima potenza che costruiscono il bomber del futuro. Non sarebbe venuto così perfetto nemmeno con l’intelligenza artificiale.
Il ragazzo è argentino, nato a Cordoba, e cresciuto nelle giovanili del River Plate. Joaquin Panichelli è figlio di German, anche lui ex calciatore. Una famiglia in cui si mangia pane e futbol, in un incrociarsi tra sogni infranti e sogni da realizzare. Il padre era stato un grande talento e aveva segnato caterve di gol nel campionato boliviano con la maglia del Club Social Cultural Blooming, dove ancora oggi è considerato un eroe per quella stagione in cui mise a tabellino 50 volte il suo nome, trascinando la squadra a vincere uno dei suoi cinque titoli nazionali.
Una storia incredibile che avrebbe dovuto avere il suo coronamento negli anni ’80, quando l’allenatore Cesar Luis Menotti, lo chiamò a giocare nei River Plate. Il destino però, nel momento più bello della sua vita, a 25 anni, gli voltò spalle. Un terribile infortunio al ginocchio lo fermò prima di debuttare con la maglia della sua squadra del cuore. Da lì il declino e la decisione di appendere le scarpe a chiodo, nel 1991.
German Panichelli, ancora oggi molto conosciuto in Argentina, cambiò vita. Si mise a fare il gelataio diventando un importante imprenditore del settore e, nel frattempo, per tenere acceso il fuoco del calcio, scriveva libri. Quattro i titoli fino a oggi pubblicati: “El caso marino”, “30 dias en el inferno”, “Mi Barcelona”, “El camino del salmon”. Tutti i racconti ruotano attorno al gioco del pallone, con uno sguardo appassionato all’Argentina, alla sua storia e al movimento peronista.
Nel frattempo il piccolo Joaquin cresceva e provava a fare gol come il padre. Ci riusciva bene. Lui, la maglia del River Plate, l’aveva indossata da bambino, ma per diventare professionista, aveva preso un aereo per la Spagna. German, sul suo profilo Facebook, ne parla con orgoglio: “Così lontano, così vicino! Te ne sei andato da casa da tanto tempo, mi manchi ancora come il primo giorno. Sei un esempio di perseveranza, ma soprattutto, come mi dicono tutti quelli che ti conoscono, una persona eccellente”.
Joaquin Panichelli, appena maggiorenne, firma un contratto con l’Alaves, club di seconda divisione in Spagna. Tempo di qualche presenza e poi la scelta di passare in prestito alla formazione del Mirandes, sempre nelle stesso campionato, per giocare titolare. Lì trova un allenatore italiano di Roma, Alessio Lisci, che lo lancia al centro dell’attacco. Il “potrillo” (puledro) ha un impatto devastante e segna gol a raffica. A fine stagione saranno 20 che gli valgono il titolo di capocannoniere, ma non bastano per far raggiungere il sogno della promozione in Liga per una squadra che non c’era mai riuscita nella sua storia.
Ma Panichelli entra comunque nell’orbita del calcio che conta. In Europa molti parlano di lui e provano a prenderlo, in coda c’è anche il Genoa che l’estate scorsa lo aveva scelto per il post Retegui. Però, per un talento di questa caratura, il prezzo da pagare era abbastanza elevato e alla fine l’ha spuntata lo Strasburgo, squadra emergente della Ligue1, nell’orbita del consorzio BlueCo che controlla anche il Chelsea in Premier League.
I gol, anche in Francia, non si sono fatti attendere. E, dopo un precampionato devastante, Pannichelli si è preso anche la Ligue1. In 9 partite le marcature sono 8, il più prolifico del campionato, davanti a Greenwood, Barcolà e Ansu Fati. Performance da predestinato che hanno fatto brillare gli occhi al mondo del calcio, soprattuto dopo la doppietta che ha steso il PSG e il capolavoro il rovesciata nell’ultima partita contro il Lione. Per molti è già l’attaccante del futuro, il nuovo Higuain. Questo lo vedremo, di sicuro è il risultato di uno appassionante percorso del destino che sembra voglia restituire a German una nuova opportunità con il calcio. Chissà, se un giorno, tutto questo sarà un libro.