I piloti cambiano, crescono, maturano e imparano a smussare quegli angoli più spigolosi del carattere irruento di gioventù. Così è stato per Sebastian Vettel, da bambino prodigio cannibale a uomo maturo, fratello maggiore di tanti ragazzi del paddock di oggi.
Così è stato anche per Lewis Hamilton che, ai suoi esordi, soffriva davanti alla mentalità d'acciaio dei suoi avversari mentre oggi, a 36 anni e 7 titoli mondiali, basa il suo successo proprio sulla forza d'animo che in gioventù faticava a trovare.
Cambiano, i piloti, mentre uno resta sempre uguale. Giovedì 29 luglio compierà 40 anni, cifra tonda che sancisce il periodo di chiusura della carriera di molti sportivi, ma non ha mai smesso di essere il ragazzino testardo, antipatico, imprendibile e incontenibile dei suoi 20 anni.
Il Fernando Alonso che si ferma nei box per fregare la pole al suo compagno di squadra, il Fernando Alonso che urla in team radio, che insulta, che quando guida non pensa alla politica, al buon costume, a chi può ferire o schernire.
Non è mai cambiato, e mai cambierà. Ad ammetterlo è lo stesso spagnolo che, a pochi giorni dal suo compleanno, racconta come si senta ancora lo stesso pilota di molte stagioni fa: "Ancora oggi non so perdere, non sono in grado di accettare un secondo posto. Se fossi in Mercedes o Red Bull e un altro pilota vincesse, sarei un vulcano. Ma siccome non sono in questa posizione, ho altre sfide nella testa e mi pongo altri obiettivi più realistici ogni fine settimana. Questo non vale solo per la Formula 1, ma per tutto nella vita. Quando ho la possibilità di vincere a tennis o a ping pong non cambia nulla, devo vincere sempre".
E chissà perché, guardando l'incredibile carriera di Alonso tra 24 Ore di Le Mans, 500 Miglia di Indianapolis, Dakar e Formula 1, non viene difficile credergli. Il segreto dei suoi 40 anni quindi è forse proprio questo: arrendersi mai e pretendere sempre di essere il migliore, proprio come vent'anni fa.