Pedro Acosta e Alex Marquez si giocano la Sprint di Portimão come se stessero lottando per l’ultimo posto sulla scialuppa del Titanic. Marco Bezzecchi li segue da vicino, abbastanza da vedere la gomma di Alex fumare in percorrenza di curva 15, la più importante del circuito perché oltre ad essere complicata da interpretare è quella che permette di fare la differenza sul rettilineo. In quarta posizione, da solo, c’è Fabio Quartararo, che in qualche modo è riuscito ancora una volta ad andare sopra le capacità della moto con una guida feroce.
Lo avevamo visto a Phillip Island qualche settimana fa e lo vediamo ora in Portogallo: per quanto i due circuiti siano diversi tra loro, a fare la differenza in entrambi è stato il pilota. E questo, per l’appunto, anche se in Australia si vedono poche frenate, un layout naturale e tanto ritmo mentre Portimão richiede un ritmo sincopato e traiettorie da studiare al computer. Eppure, come ha spiegato bene Luca Boscoscuro in un approfondimento Sky, quando vedi quattro moto diverse nei primi quattro posti significa che la differenza l’ha fatta il pilota. A maggior ragione se il primo al traguardo, Alex Marquez, partiva dalla quinta casella in griglia.
Poco più tardi si comincia a ragionare su quali di questi quattro piloti andrebbero messi sotto contratto: noi prenderemmo Pedro Acosta, poi Fabio Quartararo e Marco Bezzecchi, anche se quest’ultimo potrebbe tranquillamente passare davanti. Difficile, invece, scegliere Alex Marquez, vuoi per quei due o tre anni in più rispetto agli altri o perché è spesso dietro al fratello e quindi fa un po’ meno sognare. Eppure la gara l’ha vinta lui e lo ha fatto correndo col cuore e con la testa, è quello messo meglio in campionato e ha pure vinto più di altri. È il paradosso di un pilota che quest’anno ha stupito tanto quanto il fratello, forse di più, uno su cui era difficile scommettere e che invece sembra essere arrivato in cima con grande cognizione di causa.
La verità è che Alex Marquez non l’abbiamo visto arrivare e stiamo continuando, comprensibilmente, a preferirgli altri piloti. Eppure il tipo non ha nemmeno 30 anni, va fortissimo e l’anno prossimo rimarrà con il Team Gresini, con cui si trova perfettamente, per guidare una Ducati aggiornata al pari dei piloti ufficiali, cosa che lo rende un candidato al titolo ben più interessante di tanti altri. Così faremo meglio a non dimenticarci di lui, che non ha certo abbandonato l’idea di tornare in un team factory o di giocarsi il mondiale con Marc. I piloti attorno a lui se ne stanno accorgendo: Alex partiva contro il pronostico ma l’ha demolito, in una storia più grande del finale di carriera di Aleix Espargarò o del debutto di Fermín Aldeguer in MotoGP, per citarne un paio. Perché è la storia, questa qui, di uno che le sue battaglie più dure le ha già vinte da diverso tempo.