Eh ma ormai è finito tutto. Eh ma ormai che motivazioni vuoi che abbiano? Signori, la MotoGP ha messo tutti a tacere, perché a Portimao, proprio quando ormai c’è più niente da giocarsi, è appena andata in scena la Sprint più bella dell’anno. Lo diciamo subito: ha vinto Alex Marquez. Ma, contrariamente a quanto s’era creduto dopo il dominio di venerdì, l’ha fatto lottando sin da una mattinata in cui una caduta gli aveva rovinato la qualifica, lasciando la prima fila a Marco Bezzecchi, Pedro Acosta e Fabio Quartararo, con davanti anche Pecco Bagnaia. Start dalla quinta casella, quindi, per un Alex che inevitabilmente s’è ritrovato inseguito per qualche ora dai soliti commenti: quando serve non ce lo trovi. E invece è bastato vedere con che violenza ha messo il capoccione in carena un attimo prima che i semafori diventassero verdi per capire che oggi si sarebbe fatto trovare. E pure di brutto.
Il primo che gli ha pagato il conto è stato proprio Pecco Bagnaia, sempre più alle prese con niente che funziona. Poi è toccato a Fabio Quartararo, che c’ha provato come sempre, ma ha la moto che ha. Sono stati gli antipasti di uno spettacolo da motociclismo di una volta, con Alex Marquez che sulle prime s’è messo a guardare la bagarre tra Marco Bezzecchi e Pedro Acosta. Li ha studiati, li ha visti giocare a chi frenava più tardi e anche sbagliare, fino alla decisione di bruciarli tutti e due grazie al motorone della Ducati e alle scie di entrambi. Effetto sorpresa e gran staccata.
Finito tutto? No. Perché se Marco Bezzecchi ha dovuto, suo malgrado, fare i conti con qualche decimo in meno sul polso, Pedro Acosta gli è rimasto addosso in assetto pitbull che ti si attacca ai polpacci e non molla nemmeno se gliele dai. Controsorpassi e poi di nuovo il rettilineo e quella prima staccata su cui Alex Marquez riusciva a arrivare più forte. Così per diversi giri, con i due spagnoli a darsele come due fabbri mentre il Bez, dietro, come ha raccontato, sperava “che lottassero ancora. Sì, speravo che lottassero ancora e che così facendo favorissero il mio rientro”. Alla fine, sul traguardo, ci sono arrivati vicinissimi tutti e tre, con Alex Marquez che, nonostante un ultimo giro con la gomma che non ne poteva più, ha resistito all’ultimissimo attacco di Acosta.
Intanto, alle spalle dei tre, andava in scena la solita storia bella di resistenza e resilienza di un Fabio Quartararo che ha difeso il quarto posto nonostante una M1 che proprio non vuole saperne di andare forte. Tenendosi dietro, per la prima metà di Sprint, un Pecco Bagnaia che all’inizio sembrava in grado di poter lottare con i primi, ma poi s’è assestato sui tempi del francese, salvo crollare sul finale (forse a causa delle solite gomme) dopo il sorpasso subito da Fabio Di Giannantonio e vedersi scavalcato in una manciata di curve appena prima la bandiera a scacchi anche da Fermin Aldeguer e Joan Zarco. Hanno chiuso la top 10 Brad Binder e l’altra storia bella: quel Pol Espargarò che, da collaudatore, sta facendo meglio di tanti piloti titolari.
E Nicolò Bulega? La sua Sprint, purtroppo, è finita sulla ghiaia, probabilmente a causa dell’esperienza nulla con le Michelin: chiusura d’anteriore mentre stava rimontando dopo una partenza un po’ difficile. Ma cosa ha raccontato questa Sprint di Portimao? Semplice: che c’è vita oltre Marc Marquez e Ducati. Che ci sono altri temi oltre i guai di Pecco Bagnaia. Che quattro moto diverse hanno messo le ruote sulle prima quattro caselle e pure che il sale di questo sport, per quanto i nuovi padroni di Liberty Media vogliono provare a vendere qualche surrogato, saranno sempre e solo le sportellate. I muscoli e i nervi oltre la tecnologia e le strategie. Soprattutto quando ‘è più niente da spartirsi oltre la gloria.