Per i giapponesi l’orgoglio è una cosa seria. E l’orgoglio ferito – soprattutto quando la ferita è autoinflitta – è qualcosa che avrà un peso sempre maggiore anche rispetto al vantaggio che potrebbe generarsi proprio da quella ferita. E’ la risposta al titolo. Ma va spiegata. Perché forse non ve ne siete accorti, ma nel 2026 la Yamaha potrebbe restare l’unica con le concessioni piene: è un vantaggio, ma è, appunto, il vantaggio che si riserva a chi proprio non ce la sta facendo. Grazie al risultato ottenuto da Joan Mir a Sepang, infatti, e anche in virtù della vittoria di Zarco a Le Mans e qualche altro risultato significativo, Honda sarà quasi certamente nel 2026 nella stessa fascia di concessioni di Aprilia e KTM, lasciando solo l’ultimo marchio giapponese. Significa che solo Yamaha potrà, quindi, mantenere il pieno sviluppo dei motori, effettuare tutti i test che vorrà con i piloti titolari piuttosto che con i collaudatori e avere a disposizione tutta una serie di possibilità in più rispetto agli altri. E’ un gran bel vantaggio, ma a Iwata, di sicuro, non ne gode nessuno.
Bisogna dire, comunque, che le concessioni piene, al di là dell’orgoglio ferito se anche Honda riuscirà a salire di un gradino, potranno rivelarsi provvidenziali in un momento in cui c’è la totale necessità di lavorare al meglio sulla nuova M1, spinta dal primo V4 nella storia di Yamaha. Quel motore, già portato in gara dal collaudatore Augusto Fernandez, ha infatti molto da dare ancora e a svelarlo è stato proprio il giovane pilota spagnolo: “non siamo mai stati a piena potenza e anche a Valencia non saremo in pista con la moto al massimo delle sue potenzialità. Il salto vero si vedrà solo a febbraio”. Una scelta che ci sta e che è perfettamente in linea con il metodo giapponese, dove davanti a tutto c’è sempre l’affidabilità anche rispetto a velocità e cavalli liberati. Per spremere quel motore (e potersi permettere di romperne anche qualcuno), quindi, avere la possibilità di test illimitati nel 2026 ha sicuramente un peso significativo. Anche perché questa volta in Yamaha non possono permettersi di perdere troppo tempo.
Fabio Quartararo, infatti, ha già fatto sapere che resterà fedele al marchio (che negli ultimi due anni gli ha riconosciuto un ingaggio da 12 milioni di Euro a stagione) solo se sin dalle prime gare del 2026 avrà a disposizione una M1 realmente competitiva. Al momento, però, quella moto non lo è e, anzi, c’è pure qualche dubbio se sia davvero più performante della M1 spinta dall’ormai vecchio quattro in linea. “Io – ha detto anche recentemente il campione francese - voglio essere in grado di arrivare tra i primi tre in ogni occasione”. Ma sarà davvero possibile con la Yamaha? La risposta, per adesso, è no. In Yamaha lo sanno e potrebbero, contrariamente a quanto fatto due anni fa, anche seguire la strada seguita da Honda con Marc Marquez: lasciar andare via il loro campione senza proporgli follie per restare. Significherebbe poter lavorare con più calma e senza la necessità di risultati subito.
Ecco perché scarti in avanti come “vorrei ottenere in pochi mesi quello che Yamaha non ha ottenuto negli ultimi anni” potrebbero essere molto pericolosi più per Quartararo che per Yamaha. Anche perché non è così scontato che il francese, salutato il box del Team Monster Energy, possa trovarne aperto un altro dove ci sia una moto veramente competitiva, visto che KTM non naviga in ottime acque, Honda non è ancora competitiva e Ducati e Aprilia potrebbero non avere una sella libera per il 2027.