Se dovessimo riassumere la MotoGP 2025 alla svelta, il più possibile, probabilmente la storia sarebbe più o meno questa: Marc Marquez vince il mondiale con una superiorità imbarazzante, Aprilia cresce forte con Bezzecchi e si tiene Martín, Bagnaia soffre, Acosta e Quartararo non vincono neanche una gara ma Zarco sì.
Nel finale di stagione poi, complice un Marc Marquez a casa in recupero, il racconto è stato tutto incentrato sulla crisi di Pecco Bagnaia e Ducati: il test a Misano, la vittoria in Giappone, i gravi problemi in Indonesia e Australia e per chiudere la Malesia, che in qualche modo avrebbe potuto essere un’altro Giappone.
Si è parlato poi, fortunatamente, della crescita esponenziale di Aprilia: fino all’anno scorso le tappe asiatiche erano state un problema a Noale, dove un po’ per la conformazione dei circuiti e un po’ per il peso di una stagione lunga e complessa i risultati tendevano a calare. Non quest’anno, almeno fino alla Malesia, perché da un lato Marco Bezzecchi si è mostrato sempre veloce e dall’altro Raul Fernandez ha vinto il suo primo GP e quello di Trackhouse, dimostrando che la RS-GP può arrivare in alto anche con il team satellite.
Eppure il grande, enorme racconto mancato è ancora quello di Ducati che al netto di titolo piloti, costruttori e team ha fatto qualcosa di ancora più grande: ha rimesso in piedi Marc Marquez. Il che sembrerebbe semplice visto il talento dello spagnolo e la sua voglia di tornare in alto, eppure la grande verità di questa MotoGP è che oggi per vincere un titolo mondiale hai bisogno di una Desmosedici. La cosa è ancora più impressionante se pensiamo alla fatica fatta da Marc con la Honda, la casa più vincente e ricca in griglia.
Gigi Dall’Igna si è dimostrato un grande stratega. Ha preso Marc Marquez, la nemesi di una carriera, e l’ha fatto pagandolo poco o niente grazie alla sua risorsa più importante, la moto. Soprattutto l’ha fatto con una naturalezza tale che sembra quasi che nessuno se ne sia accorto. Invece non è un’operazione banale o scontata, tantomeno semplice, a maggior ragione se consideriamo di cosa sia capace la Honda e il legame instaurato tra Marc e i giapponesi.
Far rinascere un pilota in maniera così decisa è stata una dimostrazione di forza enorme da parte della Ducati e il fatto che sembri scontato rende tutta l’operazione ancora più grande. Come se non potesse essere altrimenti perché ehi, la Ducati è la Ducati. La moto più veloce al mondo. Inutile dire che non era mai stato così, che il Giappone è il Giappone e l’Italia è quella che ci prova. Oggi una di queste due cose è cambiata: l’Italia è l’Italia. Ma l’Italia è pure quella che ci prova, perché l’Aprilia di oggi è la Ducati di ieri. Di certo non sarà così per sempre, tanto vale godersi il panorama dall'alto.