Duecentoquarantacinquegiorni. Tutto attaccato, perché cinquemilaottocentoottanta sono state le ore d’attesa per tornare a goderci un gran premio di MotoGP. Roba da andarsi a rileggere ogni santo giorno “L’amore del nulla”, di Baudelaire. E, finalmente, capirla anche. C’è voluta la quarantena, c’è voluto il lockdown e c’è voluta l’astinenza da corse in moto. La primavera, proprio come diceva quella poesia, aveva perduto il suo odore. Quello della benzina e dell’asfalto gommato. E pure i colori, quelli (per carità, anche pacchiani a volte) di moto e piloti sulla griglia di partenza.
Cuore incupito, un tempo solevi essere pugnace:
Speranza, che spronava infiammando il volere,
non ti cavalca più. Sdraiati, non temere,
vecchio cavallo, di balzi ormai incapace:
Rassegnati, cuor mio: nel sonno inerte giaci.
Spirito vinto e affranto, tu vecchio rapitore,
amor più non ti punge, né più la discussione.
Addio, nenie di flauti, addio, canti di ottoni.
Piaceri, non tentate questo avvilito cuore!
L’amata Primavera ha perduto il suo odore.
Ecco, il Tempo m’inghiotte pur che un istante volga,
come alta neve un gelido corpo in cammino. Miro
dall’alto il globo compiere lentamente il suo giro,
ma non cerco un rifugio che conforto mi porga.
Se scende una valanga, mi trascini e travolga!
Mica per scherzo oh! Non sembra la poesia scritta da uno che sta senza MotoGp da un sacco di tempo?
Certo, c’era stata l’anticipazione del Qatar con Moto2 e Moto3 che erano riuscite comunque a portare a termine una gara, ma è stato poco più che bere un misero sorso d’acqua mentre si attraversava il deserto. C’ha lasciato più sete che ristoro. Ed è stata dura, durissima, perché senza motorsport non è primavera, figuriamoci se può essere estate. Si ricomincia, finalmente. Con meno gare, con uno scenario del tutto insolito, senza gente in tribuna e con il sound delle moto in pista che non sarà accompagnato dalle ovazioni. Ma chi se ne frega? La bagarre sarà la stessa. Ed è quella che ci piace. E’ quella che ci emoziona. E sarà comunque un grande spettacolo.
La primavera ha ritrovato il suo odore, quindi, Baudelaire può tornare sullo scaffale e anche se dobbiamo coprirci il naso con le mascherine, noi quell’odore lo sentiamo lo stesso. Ecco perché Jerez, consentiteci la divagazione un po’ maschilista, quest’anno è Jerez-ione.