Non smetterà di correre in moto, forse arriverà davvero a 46 per fissare in un numero la sua leggenda. Ma stare a casa dopo 25 anni di vita frenetica da pilota (e non da pilota qualsiasi, ma da Valentino Rossi) gli è piaciuto e anche tanto. Lo ha detto lui stesso, ieri, in una intervista in cui non aveva certo la faccia di uno che sta facendo i conti con il tempo che passa e il futuro che non potrà più fondarsi sulle certezze di sempre. “Al 99% - ha detto – firmerò con Petronas”. Di questo possiamo solo essere contenti, tutti. Tifosi e non tifosi, ultras esclusi perché quelli con il motociclismo non c’entrano niente. Ma a noi interesserebbe tanto capire di cosa è fatto quell’1%. Perché un po’ ce lo immaginiamo: è fatto di umanità che ha potuto mostrarsi sotto la luce dei riflettori. Non del sole, ma dei riflettori.
L’umanità di un 41enne che di colpo, insieme al suo Paese e a mezzo mondo, ha dovuto fermarsi e che in questo fermarsi ha trovato opportunità. Dopo aver corso una vita. Con grandi soddisfazioni, certo, e anche con altrettanto grandi guadagni. Ma non è che se hai vinto tutto e sei pieno di soldi non hai sentimenti oltre il tuo essere pilota. Ecco, la faccia di Valentino Rossi ieri in quella intervista è stata la faccia di uno che ha capito che in fondo non sarà così terribile appendere il casco al chiodo. Anzi, non appendere il casco al chiodo - perché quello come ha detto lui stesso non lo farà mai: “la moto è la mia vita” - ma cambiare ruolo nel Motomondiale. Ci sta pensando, Valentino, per un 1% che non è minoranza ma prospettiva di futuro più umano. E futuro, come diceva qualcuno, sarà sempre la parola più intensa e piena di significati. Anche quando il passato è stato fatto di gloria e successo. Tavullia, la convivenza con Francesca, la cucina di mamma Stefania, il Ranch, insomma, Valentino Rossi in questo lungo stop ha persino pensato a come potrebbe essere diventare padre. Lo ha confidato a Jovanotti, in una diretta Instagram e con la solita ironia.
Chi, quindi, in quell’1% di margine che Valentino ha lasciato ha voluto vederci qualcosa di fortemente legato al motociclismo ha sbagliato di grosso. In quell’1% c’era tutto tranne il motorsport. Non andrà in una squadra diversa da Petronas, non sta tramando verso nuovi team, sta solo mantenendo un piccolissimo margine: “Non ho mai passato così tanto tempo senza le moto, ma non è mi è dispiaciuto più di tanto. Ho capito che si sta bene anche tra le pareti domestiche. Mi hanno salvato la famiglia, gli amici, la mia fidanzata. E ho potuto riflettere sul mio futuro senza pressioni addosso”. Il resto, il 99%, è motorsport. Ed è ancora tutto. Ecco perché mentre magari fantastica su come sarà mettere su famiglia, sta provvedendo a mettere su la squadra. Con una serenità nuova. Con la serenità di un Valentino Rossi che arriva ad affermare quasi candidamente che le prime decisioni spettano a Quartararo “perché sarà lui il pilota ufficiale di Yamaha e io non ho molto potere contrattuale”. Nel team Petronas, al momento, lo seguirà certamente David Munoz, il capomeccanico, e quali saranno gli altri nomi del suo team che ne faranno ancora parte è un discorso in essere. “Ne stiamo parlando – ha detto – ci sono degli aspetti da prendere in considerazione e quindi la firma non c‘è ancora stata perché sono argomenti che richiedono tempo, ma il feeling con la squadra malese e con Razlan Razali è ottimo. Probabilmente firmerò per un anno con l’opzione aperta per quello dopo. La decisione la prenderemo insieme la prossima estate”.