L'abbiamo invocata, nominata, supplicata e maledetta. E alla fine è arrivata: la rivoluzione in Formula 1, il ritorno alla competizione e all'emozione che sembrava essersi consumata dentro ai cordoli di uno sport esausto. E' arrivata, ed è ora. A Sochi, dove Lando Norris ha conquistato la sua prima pole position e dove scatterà in prima fila accanto all'ex compagno di squadra e amico Carlos Sainz.
E' alle loro spalle, con George Russell che in qualifica, nonostante la sua Williams, colleziona una magia dopo l'altra. E' dentro a Max Verstappen, che ringhia e lotta per il titolo, olandese terribile che con sembra soffrire la pressione della sfida infinita con un sette volte campione del mondo. E' Charles Leclerc, che giura amore eterno alla sua Ferrari e lotta senza sosta per riportarla vincente come nei suoi sogni di sempre.
La nuova generazione di Formula 1 non è più "il futuro" di questo sport, come abbiamo ripetuto nel corso degli ultimi anni, ma è il presente di un mondo che grazie a loro sta tornando a emozionare e divertire, stupendo gli appassionati weekend dopo weekend.
Non bastano le Sprint Race, le piste più belle del mondo, le modifiche alle monoposto o al regolamento. Cambiare i cavilli, i contorni, non sarebbe mai stato sufficiente a far riaccendere la passione. Alla Formula 1 serviva una scossa dal basso, un terremoto, e una squadra di giovanissimi piloti, arrivati nella classe regina senza paura dei mostri sacri schierati sulla griglia, è riuscita in quello in cui FIA e Liberty Media stavano fallendo.
Sono loro, la rivoluzione. Sono la lotta per il titolo mondiale, con Max Verstappen che non arretra di un millimetro davanti al pilota più vincente di tutti i tempi. Sono il motivo per cui circuiti criticatissimi fino alla scorsa stagione, come Sochi o il Paul Ricard, improvvisamente diventano il teatro di sfide inedite, pole position insperate, gare indimenticabili.
Sono la rivoluzione che stavamo aspettando e che no, non riguarda più il futuro della Formula 1. Ma questo presente.