Non ce l’ha fatta Dean Berta Vinales, il pilota della Viñales Racing Team che, dopo essere rimasto coinvolto in un incidente durante il decimo giro alla curva 2, seppur soccorso nell’immediato, è deceduto poco dopo a seguito di gravi lesioni riportate alla testa e al torace. Il 15enne, cugino di Maverik Vinales, stava correndo sul circuito di Jerez in quella che era la sua prima stagione in un campionato iridato.
La tragedia ha sconvolto il mondo del Motorsport e non solo, riportando alla mente altri episodi simili facendo discutere e riflettere ancora una volta sul concetto di sicurezza: le dinamiche dell’incidente, infatti, ricordano quelle in cui perse la vita il 19enne Jason Dupasquier lo scorso anno durante le prove della Moto3 al Gran Premio del Mugello.
C’è chi però, come Michel Fabrizio, attualmente pilota del Team G.A.P. Motozoo Racing by Puccetti categoria Supersport con un passato in MotoGP e Superbike, ha deciso di dire basta e nell’annunciare il suo ritiro, con un lungo post su Facebook, non ha risparmiato accuse. Le ragioni sono chiare, Michel ripercorre questi anni in pista sottolineando quanto questo mondo sia cambiato, accusando la Federazione Internazionale di indifferenza e di come queste situazioni siano ormai all’ordine del giorno, con piloti “bambini” e in alcuni casi ancora troppo inesperti per poter affrontare le competizioni. Perché queste situazioni si verificano a tutti i livelli, che si tratti di gare internazionali o nazionali.
“Domani mi rifiuterò di correre per rispetto della vita umana. E mi ritiro. È il momento di dire basta. Oggi ho assistito ad una brutta giornata, la perdita di un pilota di soli 15 anni. Gare così ne ho viste tante in questa categoria, e ogni volta che ne finiva una, si tirava un sospiro di sollievo perché era andata bene. Ma purtroppo non sempre va bene e oggi è successo l'imprevedibile o forse quello che si sapeva potesse accadere.
Sono sdraiato da più di 5 ore sul letto del mio hotel a guardare il soffitto, ripensando ai momenti belli che questo sport mi ha regalato.
Ma rientrando dopo 6 anni ho visto questo mondo cambiato.
Ho visto un’indifferenza da parte della Federazione Internazionale: schierare 42 bambini nella Yamaha cup (fortunatamente è filato tutto liscio, nel 2021) e altri 42 nel Mondiale 300.
Troppi, troppi piloti con poca o addirittura pochissima esperienza, e questo non succede solo nel mondiale, ma anche in campionati nazionali, dove per fare cassa si prende tutto, fino all’ultimo posto disponibile”
Nella seconda parte del post l’italiano, facendo riferimento alle numerose situazioni pericolose viste negli anni, ha attaccato anche Marc Marquez, diventato un punto di riferimento per i giovani che lo emulano facendo sorpassi troppo al limite arrivando a sfiorare quasi l’avversario.
“Valentino Rossi anni fa, quando Marquez è entrato in MotoGP, è stato hanno criticato, dicendo che si lamentava per le manovre di Marquez "scorrette". Bisogna dargli ragione. Marc è diventato un punto di riferimento: questi giovani emulano le sue gesta, facendo sorpassi troppo a limite, appoggiandosi al proprio avversario rischiando ogni centimetro.
Aggiungiamo che mi ritiro dal mondo delle corse per mandare un messaggio forte di protesta! Affinché le regole cambino per la salvaguardia delle vite umane. Il problema c’è nella Moto3, nella Talent Cup e nei campionati nazionali! Oltre a ciò vanno riviste anche le piste che devono prevedere spazi di fuga migliori! Vedi l’incidente di Valentino che ha rischiato di morire per una pista fatta male. Vedi il Red Bull Ring, dove i piloti cascano e rimangono fermi in mezzo alla traiettoria!”
L’accusa finale invece è per la FIM che preferisce il business alla sicurezza, rifacendosi anche alla Formula 1 e ad Ayrton Senna, spiegando come, dopo la sua morte, gli incidenti seppur presenti siano diminuiti mentre nel mondo del motociclismo queste tragedie sembrano non voler mai aver fine.
"Tutto ciò dipende dalla FIM che non svolge un ruolo di salvaguardia verso la vita ma predilige semplicemente il business! È ora che intervenga la politica di ogni nazione! Il primo che lanciò un messaggio forte fu Ayrton Senna, che disse come alcune piste fossero pericolose, e solo dopo la sua morte si intervenne. Ad oggi nella Formula1 ci sono meno morti, invece nel motociclismo ultimamente c’è un’ecatombe!"
Contattato da noi Michel Fabrizio ha tenuto a precisare che non ha niente contro Marquez, ma il problema è di chi dovrebbe regolare certi atteggiamenti. E si è dispiaciuto dicendo che: "Vedendo il warm up di questa mattina della 300 ho dovuto constatare che non è cambiato niente"