Il dito medio avrebbe potuto farlo, vista la situazione che gli tocca vivere: vicecampione del mondo, ma con una moto vecchia di tre stagioni. Invece, Franco Morbidelli ha scelto di usarlo, il dito medio, per ben altri scopi e pare sia stato uno dei suoi segreti a Jerez. “Ci sono un paio di curve in cui è fondamentale frenare forte – ha raccontato l’italobrasiliano – quindi con Ramon abbiamo pensato che sarebbe stato opportuno pinzare con due dita invece che con una. Non sono abituato a farlo e ho dovuto prenderci un po’ l’abitudine, ma alla fine anche questo ha fatto. Il resto ce lo ha messo lo stesso Ramon Forcada, con una modifica all’ultimo istante che mi ha permesso di essere più veloce”.
E’ così che il dito medio di Franco Morbidelli potrebbe diventare una metafora per tutti quelli che sentono di avere tutte le ragioni del mondo per mandare chiunque a quel paese e che, invece, cercano di migliorarsi senza stare troppo a piangere su quello che non si ha. Adattarsi ogni volta, trovare sempre qualcosa di nuovo, anche di apparentemente insignificante, per guadagnare un briciola che, giro su giro, diventa pagnotta. E’ l’atteggiamento dei campioni e Franco Morbidelli, in questo inizio di stagione pieno di difficoltà e gap da colmare, sta dimostrando di esserlo più di quanto sia riuscito a dimostrarlo lo scorso anno conquistando il titolo di vice campione del mondo.
“Nel 2020 ho vinto delle gare – ha spiegato l’italobrasiliano - ma quest’anno sono cosciente che il coefficiente di difficoltà è aumentato, questo è un podio di grande valore. Diciamo che scaccia via un po’ di frustrazione. Farei volentieri a meno di doverla scacciare. E’ vero, però, che quando ottieni un risultato importante, sei ancora più felice. Oggi ho dato tutto e anche di più, in quasi tutte le frenate non ero sicuro di riuscire a fermarmi. Sorrido quando la gente pensa che io non mi arrabbio mai. In realtà mi arrabbio, anche spesso”. Però ha imparato a metabolizzarla, la rabbia, trasformandola in energia e andando a cercare quel qualcosa che può fare la differenza.
Chi non lo sta facendo, a quanto pare, è Yamaha, perché rimane difficile capire come sia possibile che non possa esserci un cambio in corsa. La casa di Iwata è un colosso e se anche i regolamenti non consentono, ormai, di mutuare totalmente la M1, è impensabile che non si possa portare avanti un lavoro specifico sulla moto di Morbidelli, così da trovare uno sviluppo che gli consenta di essere più competitivo. Perché il problema, è noto, è la velocità di punta e arriveranno circuiti in cui i lunghi rettilinei costituiranno un ostacolo insormontabile verso la possibilità di giocarsi il mondiale al pari degli altri.
Franco Morbidelli ne è consapevole e ci sta provando in ogni modo a sottolineare che quella di cui è vittima è una vera e propria ingiustizia sportiva. Pur scegliendo la via del “prenderla con filosofia” nelle dichiarazioni ufficiali. “Ho parlato con Lin Jarvis – ha aggiunto l’italobrasiliano – ci siamo confrontati in modo chiaro e lui ha fatto lo stesso con me. Lin capisce la mia situazione, ma entrambi siamo arrivati alla conclusione che sono stato sfortunato, per il contratto firmato con anticipo e per il Covid. Spero di essere in credito con la fortuna”.