Il motorsport è fatto di storie, e domenica, al termine della 6 ore del Fuji, ne è stata scritta una di grande valore, testimoniata dalla gioia di un pilota che, negli ultimi anni, non ha certamente vissuto vita facile. Quel pilota è Mick Schumacher, seppur i suoi occhi, dopo aver tagliato il traguardo e realizzato di aver conquistato il primo podio in carriera nel Wec, sembrano lontani parenti di quelli che, forse con più di qualche rimpianto, lo avevano visto lasciare il ruolo di pilota titolare in Formula 1.
Nonostante il casco ancora indosso, il sorriso di Mick è evidente, così come la sua gestualità richiama la felicità di chi, finalmente, è riuscito a riconquistarsi un pezzettino di quanto il destino gli avesse tolto. Perché si sa, quando in F1 non si riescono ad esprimere tutte le proprie capacità, il rischio di essere messi da parte, o di dover scendere a compromessi pur di continuare a inseguire i propri sogni c’è eccome. Ed è evidente che, tagliato il traguardo, finalmente gli sforzi fatti sono ripagati, così come le critiche ingiustificate sono messe a tacere: rimane solo la felicità pura di un ragazzo consapevole di quanto fatto, con la sola voglia di lasciarsi andare e godere del risultato raggiunto.
"Era da un bel po' che non salivo sul podio, ero anche un po' spaesato e non sapevo più cosa fare! L'odore dello champagne non è proprio il massimo, ma mi mancava davvero tanto! Sono davvero felice, è un risultato positivo per la squadra e per tutte le persone coinvolte nel progetto. Ci siamo meritati questo podio dopo aver lottato così duramente anche quando tutto ci remava contro. Fortunatamente oggi non è stato così, stiamo andando nella giusta direzione e vogliamo di più. Siamo tutti qui per vincere, quindi continueremo a dare il massimo". Queste le parole di Mick quando, smaltita l’adrenalina, si è concesso alle classiche interviste post gara, in cui ha sottolineato anche come quanto successo in pista, con le tante battaglie dovute affrontare, gli ha ricordato gli inizi della sua carriera in Kart, dove il corpo a corpo era sempre all’ordine del giorno.
Un risultato che, come sottolineato, non è frutto del caso, ma conseguenza del duro lavoro fatto dal team e dallo stesso pilota tedesco: quella del Wec è stata certamente una nuova sfida per entrambi, accolta da Mick con entusiasmo e determinazione dimostrate sin dalle prime uscite con il prototipo francese, nonostante i problemi di gioventù che spesso ne avevano eclissato le prestazioni realizzate. Un entusiasmo sottolineato anche dal team principal Sinault e dai più esperti compagni Vaxiviere e Lapierre, che più volte ne hanno lodato la capacità lavorare alacremente con squadra e piloti immediatamente, seppur questa sia la sua stagione d’esordio, peraltro in una serie lontana dai meccanismi e le caratteristiche dei campionati in monoposto finora disputati dal tedesco.
Con una stagione che si avvia ormai alla sua conclusione, visto il solo round del Bahrein ancora da disputare, staremo a vedere cosa il futuro prevederà per Alpine e per Schumacher, un binomio che sin da subito ha dimostrato di poter essere estremamente efficace. Per il pilota tedesco la porta con scritto “Formula 1” non è ancora chiusa completamente, come da lui stesso sottolineato visto il sedile rimasto in Sauber/Audi, sebbene continuare con la squadra francese, visti gli ottimi risultati ottenuti, non sarebbe certo un ripiego negativo. Per Alpine invece, l’obiettivo è quello di continuare a crescere, dimostrando di poter essere competitivi e chissà, prima riconfermarsi nell’ultimo appuntamento stagionale, per poi inserirsi in maniera stabile nella lotta per le posizioni che contano, in vista di un 2025 dalle grandi aspettative.