Il talento da solo non basta. In F1, se non si dispone di un’auto competitiva non si va da nessuna parte. A sostenerlo è Pierre Gasly che, senza troppi complimenti ha preso d’esempio, non senza un po’ di sana malizia, il sette volte iridato Hamilton.
Privato dell’ottavo sigillo a causa del caos del GP di Abu Dhabi dello scorso 12 dicembre che ha consacrato Max Verstappen e a riportato a Milton Keynes il titolo piloti, secondo il francese dell’Alpha Tauri il 37enne non avrebbe raccolto granché in carriera se non avesse avuto tra le mani un missile come la Mercedes.
“In questo sport il mezzo fa la differenza”, il suo pensiero a Mashup. “Lo stesso Lewis, che è il più forte della storia, con una Williams o una Haas finirebbe ultimo”.
Non è certo la prima volta che viene sottolineato come nel Circus sia il mezzo meccanico ad avere il maggior peso nei risultati. Se per molti Ham verrà dimenticato proprio perché il suo dominio è coinciso con l’epoca d’oro della Stella, già Sebastian Vettel, in passato, veniva additato di essere soltanto un buon pilota, capace di fare incetta di mondiale per merito esclusivo di una Red Bull stratosferica.
E a proposito della monoposto progettata da Adrian Newey il driver di Rouen vorrebbe tornare a guidarla dopo la brevissima parentesi del 2019. Nell’attesa si deve accontentare di una AT03, con cui comunque punta a fare bene.
“Dobbiamo ripartire dalle note positive della scorsa stagione, quando abbiamo sfiorato il quinto posto nella classifica costruttori. Sarebbe bello ripetersi, ma è ancora presto per dire se ce la faremo o meno. Io ovviamente darò il 100% per ottenere il massimo”, il suo proposito battagliero.