C’è stato un tempo in cui sparire era un atto tragico, da eroe romantico o da eroina ottocentesca. Werther scriveva a Carlotta lettere infuocate, colme di passione e dolore, e quando sparì, lo fece per sempre, con un colpo di pistola. Oggi, invece, il romanticismo si è trasferito su internet… e lì è morto, di morte improvvisa. Il ghosting, il taglio netto, muto, improvviso, è diventato la specialità anche di adulti navigati, persone colte, professionisti della comunicazione, del teatro, dell’arte. Persone abituate a parlare di empatia in pubblico, a scrivere di bellezza, a celebrare la profondità nei convegni, eppure capaci di dissolversi come nebbia, con una disinvoltura da manuale. Lo chiamo “arte decadente” perché, come il Decadentismo, questa modalità di sparire è diventata un gesto estetico, privo però di nobiltà o profondità. È un modo “creativo” di chiudere le relazioni, ma al tempo stesso è il segno di una decadenza morale ed emotiva: sparire senza spiegazioni, senza pathos, senza onore. È la dissoluzione di un’epoca in cui coraggio e dramma erano parte integrante dell’amore, sostituiti oggi dalla superficialità e dall’assenza di responsabilità. Il paradosso è che, nei classici, l’assenza era la prova suprema dell’amore. In Nostalghia di Tarkovskij, il protagonista Andrei riflette sul fatto che nelle storie d’amore classiche non c’è nessun bacio, nessun gesto plateale, solo un sentimento puro e silenzioso. È proprio questa sobrietà, questa discrezione nel non manifestarsi apertamente, che le rende immortali: amori impressi perché custoditi nell’intimità profonda del cuore. Mentre Andrei pronuncia queste parole, fuma una sigaretta spenta, un gesto che immortala la scena.

Abelardo ed Eloisa, per esempio, continuarono ad amarsi attraverso le lettere, quando ormai la vita li aveva separati con la forza. Persino Papageno, nel Flauto Magico, quando crede di aver perso Papagena, pensa di farla finita, finché tre genietti non la riportano a lui. C’era pathos, c’era il gesto, c’era un’estetica dell’assenza. Oggi, invece c’è la spunta blu. C’erano lettere vere, spesso struggenti. L’idea “dell’atto tragico” è proprio legata alla sua fine: sparire significava morire davvero, non smettere semplicemente di rispondere. Oggi si passa oltre, a un profilo Instagram migliore, come si sfoglia un catalogo di Postalmarket. Non c’è più brivido, nessun investimento emotivo, solo il momento fugace di una passione o un amore usa e getta. Lasciare “cuocere nel proprio brodo” evitando confronti o spiegazioni: il ghosting, un modo frettoloso di cancellare un’altra pagina, senza neanche il coraggio di un confronto. Nell’eleganza e nel savoir-faire delle relazioni, il rispetto è il punto fermo, l’unico vero modo di prendersi cura dell’altro. Come diceva Oscar Wilde, nelle sue lettere a Lord Alfred Douglas, l’amore può essere sublime e crudele, ma almeno richiede coraggio e verità. Oggi, però, il coraggio sembra essersi trasformato nel suo ossimoro più triste: la codardia. Quello che si perde con il ghosting non è solo una relazione, ma l’arte stessa del rispettare l’altro attraverso l’onestà. E così, in un’epoca che confonde velocità e profondità, il ghosting non è più la tragica sparizione di un personaggio letterario, ma il segno pigro di chi non vuole nemmeno prendersi la briga di mettere un punto alla frase.
