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Mandalika, la protesta silenziosa dei giornalisti MotoGP e Pecco Bagnaia su Ducati: “Mi sono sentito Robert Plant. Ho guidato la moto di Franco? Non confermo”

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

2 ottobre 2025

Mandalika, la protesta silenziosa dei giornalisti MotoGP e Pecco Bagnaia su Ducati: “Mi sono sentito Robert Plant. Ho guidato la moto di Franco? Non confermo”
Il GP d’Indonesia è forse uno dei più pittoreschi del campionato. Stavolta, nonostante il mondiale sia già nelle mani di Marc Marquez, sarà anche un weekend estremamente significativo: Bagnaia deve dimostrare di aver ritrovato la strada, Alex Marquez di poterlo contenere e Marco Bezzecchi di avere ancora la magia che lo accompagna da metà stagione. Nel frattempo, i giornalisti sembrano voler mettere in atto una (piccola) protesta silenziosa

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

Se volete sapere cosa significhi per un pilota della MotoGP atterrare in Indonesia, immaginate Diego Armando Maradona camminare tra le strade di Napoli. Figuriamoci quando, come nel caso di Franco Morbidelli e Fabio Di Giannantonio, quel pilota guida una moto con i colori della tua bandiera, per quanto questo verrà fatto soltanto la domenica. Ad ogni modo Franco si presenta alla conferenza stampa del giovedì con una camicia indonesiana - non un batik, ci sono sponsor e via dicendo - che gli casca in modo da farlo sembrare parente del Mike Tyson dei tempi migliori: spalle larghe, collo taurino e occhi vispi. Sembra contento, Mandalika è una pista che gli piace: “Per me Mandalika è stato uno dei weekend migliori della stagione, ho fatto degli errori ma sono comunque riuscito a lottare per il podio. Arriviamo con un grande ritmo, siamo veloci, costantemente nei primi cinque. Cercheremo di fare meglio”.

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Franco Morbidelli durante la conferenza stampa del giovedì, Mandalika.

Dall’altro lato c’è Joan Mir, reduce dal suo primo podio con la Honda. Gli chiedono della moto e lui dice che sta crescendo bene, un po’ come quella chiacchiera disinteressata che fai con dei conoscenti in attesa di qualcosa. Quel qualcosa in questo caso, è Pecco Bagnaia, sul quale c’è il grosso punto interrogativo del weekend: se va a podio è tutto a posto, se sprofonda di nuovo difficilmente riuscirà a riemergere entro fine anno.

Lui ha parlato chiaro circa le soluzioni trovate, aggiungendo però che questo non è mai stato un tracciato troppo favorevole: “Credo in me stesso, anche se devo dire che questa pista non è mai stata troppo facile per me adottoarmi. Ho parlato col team e non toccheremo niente fino a sabato, giusto per adottarmi alla situazione. Ho fatto delle bella battaglie qui. Ho sempre detto in tutta stagione di conoscere il mio potenziale e che quando mi avrebbero dato quello che chiedevo sarei tornato alle posizioni davanti. Sono sempre stato concentrato sull’obiettivo sapendo che non potevo guidare come sempre ed è stato un grosso limite, ho dovuto aspettare fino al test di Misano per provare delle cose, è stato bellissimo poi tornare a farle a Motegi”.

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Sull’accoglienza da parte dei tifosi indonesiani Bagnaia si lascia poi andare a una risata: “Mi sono sentito come Robert Plant nel più grande concerto dell’universo”. A questo punto, come di consueto, iniziano le domande della stampa. Bagnaia dice che adesso l’obiettivo è finire davanti ad Alex Marquez: “Il secondo posto adesso è il migliore a cui possiamo aspirare e farò di tutto per riuscirci”, poi racconta del fumo che usciva dalla sua moto (“Me lo hanno spiegato bene ma non ho capito, il motore però è a posto”) ma soprattutto racconta di quello che è stato fatto alla sua GP25, perché si dice che dal Giappone Bagnaia stia guidando la moto di Franco Morbidelli: “Il punto è che a Misano abbiamo deciso di provare cose diverse che anche in passato mi hanno dato più confidenza. Non confermo di aver provato la moto di Franco Morbidelli a Misano, confermo però che il feeling che ho ritrovato arriva da componenti che usavamo anche in passato”.

Le sue parole sono interessanti e non suonano di smentita pura, il che lascia intendere che più di qualcosa di quella moto ci possa essere. È interessante anche il momento che segue, ovvero il silenzio per via del fatto che nessun altro giornalista decide di aggiungere domande. Certo, in Indonesia non molti vanno, a maggior ragione considerando che il mondiale è già finito, eppure sappiamo che in molti tra i nostri colleghi si rifiutano categoricamente di porre domande per motivi ben precisi. Ora, quattro domande in tutta la conferenza stampa del giovedì è probabilmente il record degli ultimi tre anni, simile a quanto avevamo già visto al Sachsenring.

Parlare di protesta silenziosa da parte di alcuni tra gli inviati nel paddock non è un’esagerazione. Questo perché qualsiasi parola pronunciata dai piloti viene registrata, pubblicata e - nel caso in cui servisse - sfruttata da Dorna prima e meglio di quanto potranno mai fare tutti i giornali accreditati all’evento, anche perché oltre ai testi Dorna può pubblicare immagini. Così a molti colleghi passa la voglia di fare domande, in quanto significherebbe ‘regalare’ contenuti alla concorrenza. Un peccato per tutti, tranne che per i piloti che meno parlano e più sono contenti, eppure si tratta di una conseguenza diretta del fatto che l’organizzatore del campionato sia anche un media del campionato stesso. Anzi, motogp.com è il media. Un po’ come se il sito della Serie A pubblicasse notizie di mercato e interviste esclusive anticipando i giornali. Da domani ad ogni modo sarà la pista a parlare.

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