Difficile essere d’accordo con Davide Tardozzi che, dopo il GP del Giappone, ha equiparato il titolo di Marc Marquez con le due vittorie di Pecco Bagnaia, arrivate dopo una pole position per quello che è stato il suo weekend più convincente dall’inizio della stagione nonché unica doppietta del 2025. Eppure, se da una parte il manager Ducati ha volutamente esagerato per mettere l’accento sulla rinascita del suo pilota e dargli così fiducia, è difficile spegnere la televisione senza porsi una caterva di domande.
La prima: perché ci hanno messo così tanto? E subito dopo: a fare cosa? La GP25, dopo i test di Misano in cui Bagnaia però aveva preferito non sbilanciarsi, sembra tornata a farsi guidare come piace a lui, che dopo il primo turno del venerdì ha chiesto alla sua squadra di effettuare le stesse modifiche anche sulla seconda moto per quelle spazzolate controllate che si porta dietro dalla Moto2. Entrando nel merito si è parlato della forcella - che però potrebbe essere una conseguenza di alcune modifiche all’avantreno - così come di nuove (o vecchie) geometrie al posteriore, evidenziate anche dall’impiego dell’abbassare 2024.
Fossimo a inizio mondiale, o addirittura a metà stagione, sarebbe lecito aspettarsi un Bagnaia di nuovo in sé tra un paio di giorni, quando la MotoGP arriverà in Indonesia con il mondiale assegnato e ventidue piloti, due in particolare, con nulla da perdere e tutto da dimostrare ancora una volta. Eppure le cose sono diverse: Motegi è un circuito atipico, altrimenti non avremmo visto un podio della Honda e tante altre stranezze, oltre al fatto che il lavoro svolto sulla moto di Pecco è così oscuro da risultare imprevedibile tanto che in pochi si stupirebbero nel vederlo soffrire anche questo weekend. Di strade adesso ce ne sono due, un po’ come le proporrebbe Laurence Fishburne in Matrix: pillola blu e domani ti svegli ed è la solita vita che fai da marzo, metà classifica e frustrazioni. Pillola rossa rimani nel paese delle meraviglie e torni a giocarti il podio con quel fuoriclasse del tuo compagno di squadra.
Al netto del fatto che a tutti piacerebbe vedere un Pecco Bagnaia in forma, se non altro per godersi un finale di stagione più incerto rispetto al codice binario - con tanti uno e pochi zero - messo in scena da Marc Marquez, non è detto che sarà così. Siamo ad un passo dal vedere la rinascita di un pilota, la sua caratura, il livello che in tanti durante questi mesi hanno screditato parlando di narrazione distorta, di servilismo mediatico e chissà che altro. Non sarebbe spiacevole. D’altro canto se le cose dovessero riprendere ad andare male la situazione rischierebbe di diventare insopportabile: la tensione accumulata in questi mesi può svanire soltanto a colpi di risultati e l’alternativa, per Bagnaia, può essere solo l’addio a Ducati. Così a Mandalika rischierà il posto, ma rischierà pure una rinascita che sì, Davide Tardozzi a quel punto potrà dirlo, non avrebbe niente da invidiare a quella di Marc Marquez. Meno memorabile, intensa e lunga forse, anzi di certo, eppure non meno importante per il carattere e la forza di volontà necessari a riuscirci.