Un sussulto, un sorriso appena accennato e, poi, occhi fissi su quello che succedeva in pista. E’ tutto quello che Valentino Rossi ha fatto quando Marc Marquez è caduto nella Sprint di Misano. Eppure quelle tre mosse, per altro pure composte, sono bastate a scatenare il solito inferno, con un video di DAZN Spagna che è diventato virale (qui il link) e che, manco a dirlo, s’è trasformato subito ne “l’esultanza di Valentino Rossi al crash di Marc Marquez”.

Ma dove starebbe l’esultanza? Dove l’hanno vista? Sarà mica che si gioca a fare quelli che “questa rivalità non ha più senso dopo dieci anni”, ma sotto sotto si lavora come bestie per fare in modo che il fuoco resti accesso tra gli appassionati? Perché la questione dei fischi (di cui abbiamo già ampiamente parlato e su cui abbiamo detto la nostra come sempre) non è più, a questo punto, un caso isolato, visto che questo video diventato virale racconta che c’è stato persino chi ha tenuto una telecamera puntata su Vale per cogliere il momento in cui sarebbe successo quello che poi è effettivamente successo. Lasciatecelo dire: è roba da malati finalizzata a narrazioni distorte. E pure troppo forzate.

Quel video, che purtroppo in Italia si può vedere solo se si è smanettoni un bel po’ per via dei soliti blocchi sui diritti e robe così, non dice assolutamente niente. Racconta, semmai, di una persona che ha un sussulto quando un pilota cade (a bassa velocità e senza farsi assolutamente nulla) lasciando di fatto “campo libero per la vittoria” a un pilota che, invece, è esattamente uno di quelli che quella persona ha “allevato”. Perché Valentino Rossi non avrebbe dovuto sorridere, così come ha sorriso qualsiasi tifoso di Marco Bezzecchi, quando ha realizzato che la vittoria del 72 sarebbe stata, a quel punto, molto meno complicata e assolutamente più possibile?
Sia inteso, non si tratta di difendere Valentino Rossi da qualcosa che non ha fatto o che, se anche l’avesse fatta, riguarderebbe una questione personale. Gli stessi commentatori di DAZN Spagna, in quel video, o almeno uno dei due, dicono chiaramente che quella è stata una reazione assolutamente composta e per nulla fuori luogo. Ma si tratta, semmai, di difendere uno sport che ha contenuti veri, storie potenti, spunti interessanti e pure originali da rendere vomitevole l’andare a cercare per forza di cose fatti che non esistono. Magari per far crescere quelli da cui il vero motociclismo ha comunque sempre provato a tenersi distanti e che non si chiamano tifosi, ma ultras. Ok, rendere la MotoGP meno di nicchia è la missione oggi e è giusto così, ma un minimo di selezione all’ingresso si fa anche mettendo in vetrina i contenuti giusti. Altrimenti vale tutto davvero.
