

Prendersela coi tre ragazzi è come prendersela col tabaccaio per i prezzi delle sigarette. Basta guardare l’immagine, infatti, per rendersi conto che tutto attorno a loro la gente è seduta composta, sta pure in silenzio come fosse al cinema. Invece di guardare il dito che indica la luna, bisognerebbe pensare che a trasmettere questa immagine è Dorna, la quale ha fatto una scelta precisa di per far sì che si continui a parlare di 2015, del livore tra Valentino Rossi e Marc Marquez e di tutto quello che c’è intorno.
Per essere chiari, le immagini che passano in diretta vengono scelte da un regista che lavora per Dorna e che seleziona il materiale a suo gusto in una stanza con decine di telecamere in funzione. I tifosi sì e l’onboard no, per esempio. Non solo, perché c’è anche un’altra, grandissima questione: i tifosi che esultano per una caduta sono ovunque. In Italia a Misano, ma pure in Repubblica Ceca a Brno, in Spagna a Valencia e a Barcellona, a Jerez, ad Aragon, in Malesia a Sepang. L’unica differenza sta nel fatto che inquadrare questi tre significa poter andare a chiedere a Marc Marquez cosa ne pensa così da farci un contenuto per i social, roba che per il pilota dev’essere ben più fastidiosa dei fischi. Lui, quando gli viene chiesto un parere, risponde che c’è ben poco da dire.
Marco Bezzecchi si porta a casa il sabato di Misano con pole position, vittoria nella Sprint e un casco micidiale dedicato ad Aldo, Giovanni e Giacomo. Marco è un personaggio straordinario, uno che fa tutto il giro d’onore con la scultura di Tre uomini e una gamba, eppure sui social si parla soprattutto di un’altra immagine: tre ragazzi sulle tribune di Misano che esultano per la caduta di Marc Marquez, che di fatto ha dimostrato ancora una volta di essere il più grande avversario di sé stesso. Marc partiva dalla seconda fila, a riprova del fatto che qui sta facendo più fatica che altrove, se così si può dire. La gara, comunque, sembra ancora una volta un conto alla rovescia verso la vittoria dello spagnolo: in un paio di giri è secondo, in altri due vanifica il tentativo di fuga di Bezzecchi e al sesto passaggio è in testa con un sorpasso monumentale all’ultima curva del Rio. Al settimo dei tredici giri previsti si stende per una chiusura d’anteriore alla curva della Quercia.
Questo è Marc Marquez, un fenomeno portato a esagerare. L’immagine mandata in onda dalla regia internazionale subito dopo è quella di tre tifosi che esultano. Il messaggio è chiaro: Marc cade a casa di Valentino e la gente gode. E così, come i peggiori influencer attivisti dell’Instagram, gli appassionati scelgono di condannare il gesto e di prodigarsi in lunghi spataffi sui sacri valori dello sport.
Invece di comprarci ancora una volta la retorica del tifoso educato e del bon ton nelle corse dovremmo vedere le cose come stanno: questo è lo spettacolo che vuole Dorna per accendere il tifo nonché la realtà dello sport, qualunque esso sia, non solo il motociclismo e non solo a Misano. Cosa succederebbe se qualcuno provasse a fermare le esultanze negli stadi di calcio, nei campi da tennis, in un incontro di boxe, in qualsiasi altro sport? fischiare è brutto, volerlo impedire forse è peggio. È la natura dell’uomo dai tempi delle pitture rupestri e questo ennesimo slancio perbenista finirà per essere, un giorno, soltanto ridicolo. Il tifo spietato esiste a Wimbledon dove i giocatori vestono in bianco per il re ed esiste nel rugby, sport in cui il rispetto per l’avversario è sacro. Si potrebbe obiettare che il motociclismo a differenza di altre discipline (non scomodiamo gli sport di combattimento!) è pericoloso, che godere di una caduta denoti soltanto il gusto macabro di chi si esalta. Eppure nessuno, oggi, avrebbe esultato se il pilota fosse rimasto lì, steso per terra, immobile anche soltanto per qualche minuto. È tutto qui.
Non fingiamo che siano piccole differenze, che sia una questione di principio: la differenza tra la vita e la morte è la più grande che riesca a venirci in mente.