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Pecco Bagnaia non reagisce più? Tutt’altro: a Misano, tra apatia e sospironi, ha evitato il crollo emotivo con un self control che ci dice tanto della sua forza

  • di Tommaso Maresca Tommaso Maresca

13 settembre 2025

Pecco Bagnaia non reagisce più? Tutt’altro: a Misano, tra apatia e sospironi, ha evitato il crollo emotivo con un self control che ci dice tanto della sua forza
La reazione che tutti si aspettano e invocano non coincide per forza con uno scatto d’ira, con un grido, con un gesto plateale. Pecco Bagnaia nel sabato di Misano ha compiuto un piccolo capolavoro che non deve passare inosservato: dopo aver rilasciato un’intervista a Sky colma di tensione, in cui una serie di risposte apatiche denotavano uno stato emotivo giunto sul precipizio di un burrone, si è calmato in un amen. Al successivo media scrum ha ammesso di “essere nel caos”, di “vivere un incubo”. In quel momento ha alzato la testa, ha afferrato dai suoi abissi un sorriso garbato e ha “scelto di vedere un po’ di luce”. I campioni fanno così

di Tommaso Maresca Tommaso Maresca

Pecco Bagnaia è il penultimo ad entrare nel container allestito per i media scrum misanesi. Sono già trascorse due ore abbondanti dal verdetto sancito dalla bandiera a scacchi: tredicesimo posto nella Sprint romagnola dopo essere partito dall’ottava casella, risultato favorito anche dalle scivolate di Marquez e di Quartararo. Ha appena realizzato, in un altro prefabbricato, le interviste per le emittenti televisive. A Sky Italia ha rilasciato un’intervista a tratti surreale in cui, ad ogni domanda postagli da Sandro Donato Grosso, Pecco ha risposto con lo stesso mantra: “Devo lavorare”. Si è lasciato sfuggire solo una piccola rivelazione sul suo stato d’animo, con un “la mia pazienza è molto vicina al limite”. Cosa possiamo aspettarci quando la pazienza finirà? “Niente, devo solo lavorare” - l’ultima apatica replica.

Quando arriva al cospetto della stampa, però, Bagnaia non è più sul punto di scoppiare. Ribadisce di voler terminare le mansioni mediatiche al più presto così da concentrarsi sul lavoro, ma non trasmette più quell’allergia ai microfoni, quella necessità irrefrenabile di scappare dalle curiosità dei giornalisti per rifugiarsi dietro allo schermo di una telemetria. È ovviamente abbacchiato, giù di morale, incredulo, spiritualmente disorientato. Però negli occhi, nel tono della voce, nella gestualità, non ci sono né rabbia, né disperazione, né passività dai contorni aggressivi - come se nel giro di pochissimi minuti Pecco avesse ripreso il timone di sé stesso per deviare uno stato emotivo che a Sky sembrava dirigersi verso la deriva. Da una parte vorrebbe farsi travolgere dai sentimenti più istintivi, dalle reazioni più scontate. Ma sa benissimo che finirebbe per sprecare energie. Energie che ora servono per riacciuffare gradualmente, da campione qual è, una situazione che continua a precipitare. Allora prende fiato, respira, deglutisce, manda giù. Accenna un sorriso garbato e si mette comodo per rispondere alle domande. Una per una, senza più eludere le risposte.

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Ci si chiede appunto come faccia a restare calmo, a non esplodere: “Il mio sforzo per non cedere, per non crollare, è enorme devo dire, ma la mia testa è forte. Non mi arrenderò, non perderò mai la fiducia nelle mie potenzialità e in quelle del mio team. Sto continuando a lavorare, a spingere, e loro stanno facendo lo stesso. Un giorno ci rialzeremo, spero possa essere molto presto”. Poi si passa alla pista, un Santa Monica che oggi con Pecco si è comportato in maniera ambigua. Al mattino il 63 aveva prodotto una notevole simulazione di passo gara: al decimo giro, con una soft al posteriore, registrava un 1’31”344. Al pomeriggio, dopo le qualifiche della Moto2, l’asfalto romagnolo ha perso grip. L’hanno confessato persino i tre del podio - Bezzecchi, Alex Marquez, Di Giannantonio - ma loro al decimo giro di Sprint hanno picchiato ancora sul piede del trentuno basso. Pecco invece ha siglato un mesto 1’32”301. Il suo miglior giro con gomme più fresche? 1’32”102, quasi un secondo e tre decimi più lento del record in Sprint firmato da Marco Bezzecchi. Un qualcosa di parecchio strano.

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“Vorrei avere la risposta - commenta Pecco - ma, potete credermi, non ce l’ho. Ho iniziato a faticare alla terza curva, sto vivendo un incubo. Voglio alzare la testa e vedere un po’ di luce perché anche oggi è stata un’altra Sprint strana. Cosa sentivo di diverso sulla moto rispetto a ieri e stamattina? Frenare, ingresso curva, fermarsi…tutti i soliti problemi”. Bagnaia allora riavvolge il nastro della sua giornata per fare ordine: “Questa mattina l’ottava posizione in qualifica è stato un mio errore, ho perso due decimi qui e là e non ho fatto un bel giro, ma in quel caso avevo la possibilità di portare la moto in prima fila. Anche nelle FP2 il passo che avevo era da podio, assolutamente. Appena sono partito per la Sprint ho fatto fatica, la staccata del Rio me l’ha subito fatto capire. Ogni volta che provavo a frenare e a piegare, l’anteriore andava dappertutto. Dobbiamo capire cos’è successo, ma finora non ci riusciamo, questa è la verità. Siamo un po’ nel caos. Oggi sulla moto non abbiamo cambiato niente, niente. Domani anche non cambieremo niente, perché la moto fino alle qualifiche lavorava bene. Spero solo che la Sprint sia stato un caso a parte”.

Un altro segnale non trascurabile della virata emotiva di Pecco avvenuta tra l’intervista a Sky e il media scrum con la stampa va identificata nell’uso dei verbi: via il singolare - via il “devo lavorare” - per far posto alla prima plurale, al “noi siamo nel caos, ma ci rialzeremo”. Forse Bagnaia, evitando il crollo con un’ammirevole forza di volontà, si è appena lasciato alle spalle la parte più buia e complessa del suo mestiere. Ha accantonato il baratro - la pericolosa prospettiva del sentirsi solo contro tutti - scegliendo di alzare la testa per vedere le persone che gli sono accanto e scorgere un po’ di luce. “Domani? Spero possa essere una gara normale. Vorrei solo divertirmi”. A volte, quando tutto è nero, basta un filo d’aria per spazzare il peggio.

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