Non il miglior modo per festeggiare il suo compleanno, bisogna ammetterlo, ma mentre tutti i giornali celebrano i 41 anni di Jenson Button con frasi emozionali o ricordando gli episodi salienti della carriera del campione del mondo di Formula 1, noi vogliamo ripercorrere l'episodio assurdo in cui rimase coinvolto il britannico, allora campione in carica.
2010, Brasile. Jenson Button si trovava a San Paolo per gli ultimi stralci della stagione che lo aveva accolto come pilota da battere, ultimo outsider prima di un decennio dominato da due superpotenze: Red Bull e Mercedes. Proprio il 2010 segnerà l'inizio del primo di questi domini, quello del giovanissimo e imbattibile Sebastian Vettel. Jenson Button in quel 2010 deve prendere delle decisioni, sul suo futuro, forse sta anche già pensando a una vita post-Formula 1. Ma in Brasile, a San Paolo, per un momento non pensa più a niente.
Uscito fortunatamente illeso dall'aggressione, il pilota è stato fermato da un gruppo di malviventi armati all'uscita del circuito di Interlagos, nella zona di Morumbi. L'alto tasso di criminalità presente nella città era però servito a Button per arrivare al weekend preparato: il veicolo era infatti blindato e guidato da un poliziotto a sua volta armato "che ha reagito rapidamente e si è aperto un varco nel traffico, portando Jenson e gli altri occupanti dell'auto lontano da ogni pericolo e al loro albergo".
A raccontare l'esperienza è stato lo stesso Button, intervistato al Mail On Sunday, delineando il ricordo di una situazione che, senza la presenza del poliziotto, sarebbe potuta finire molto diversamente: "Stavamo andando via dal circuito ed andavamo piano su una strada molto trafficata. Ho visto prima un cane sbucare dalla strada, poi un uomo con una pistola. Sono arrivati altri uomini armati, ne abbiamo visti sei. Uno di loro ha visto che il nostro autista era armato ed ha estratto la pistola, così come hanno fatto gli altri, venendo verso la macchina. Così abbiamo detto all'autista di andare, e siamo riusciti a scappare, colpendo anche alcune altre auto presenti in strada. Fortunatamente la macchina era veloce ed avevamo un poliziotto al volante. Se non fosse stato così, la situazione poteva diventare molto brutta".
Una storia quasi dimenticata, che Button ricorda ancora adesso come uno dei momenti più spaventosi di tutta la sua vita, ma anche un episodio che per qualche giorno lo ha dipinto - agli occhi della cronaca - come il Chuck Norris della Formula 1.