L'amore dei brasiliani per Lewis Hamilton è qualcosa di intenso, difficile da capire e da spiegare. Un rispetto cresciuto negli anni ma partito da lontano, coltivato dentro all'enorme passione che il britannico ha sempre dimostrato nei confronti di Ayrton Senna, l'eroe della gente, ed esploso dopo la consacrazione di questo amore con la cittadinanza onoraria brasiliana ricevuta da Hamilton lo scorso anno. Ma dentro al paddock di Interlagos, durante il fine settimana di gara del Gran Premio di San Paolo di questa stagione, osservando la quantità di persone in attesa del sette volte campione del mondo, è stato impossibile per me non farmi qualche domanda in più.
Era la mia prima volta in Brasile, la prima a Interlagos, la prima in un weekend di gara della Formula 1 fuori dall'Europa. Gli altri giornalisti, più esperti e navigati di me, mi avevano avvisata: "La tifoseria lì è una cosa completamente diversa da quella a cui siamo abituati in Europa - mi avevano detto - la vedrai con i tuoi occhi". E sì, avevano ragione. Avevano ragione perché dal clima di festa, alla musica, passando per i cori e i colori tutto intorno a Interlagos aveva il sapore puro della passione per lo sport, della la voglia di divertirsi di chi non dà niente per scontato. Avevano ragione perché sotto al podio gli applausi erano per tutti i piloti, senza fischi e cattiverie, senza spazio per l'odio. Avevano ragione perché Ayrton Senna è in tutti loro, nei cappellini e nei canti della gente, nei ricordi di una passione che gli è sopravvissuta.
Quello che però nessuno mi aveva detto, quello a cui non ero minimamente preparata, riguardava Lewis Hamilton.Dopo la cerimonia per la cittadinanza onoraria arrivata nel 2022, l'impegno nella beneficenza per il paese e il perenne ricordo legato all'amore per la Formula 1 trasmessogli dal suo mito Ayton Senna, ha reso Hamilton un simbolo - per il Brasile - più importante rispetto a quanto chiunque potesse immaginare.
Dentro al paddock, dove solo addetti ai lavori, ospiti e VIP con pass centellinati possono entrare, nella giornata di sabato si è raggruppata una piccola folla di persone intorno all'hospitality Mercedes, creando confusione tra chi - il paddock - è abituato a viverlo. In Mercedes non sembravano preparati ad affrontare il numero di persone intorno alle porte d'ingresso in attesa di Hamilton e molti membri del team si sono improvvisati addetti alla sicurezza, provando a contenere in modo ordinato la folla arrivata per applaudire il sette volte campione del mondo. In giro per l'autodromo cartelli, magliette e cappellini con il numero 44 erano di gran lunga i più presenti tra quelli dei tifosi, dimostrando ancora una volta quanto Lewis sia considerato un vero e proprio eroe nazionale a San Paolo, nonostante il suo legame con il Brasile sia complesso da spiegare.
Una sera, durante una cena con un gruppo di brasiliani, ho cercato spiegazioni: "Quando è nato l'amore della gente per Hamilton?" ho chiesto, genuinamente incuriosita dalla parabola della storia di Lewis con il paese, soprattutto considerando la vittoria del suo primo titolo nel 2008 sul brasiliano Felipe Massa, proprio a Interlagos. La risposta che mi è stata data ancora una volta mi ha lasciata sorpresa: "In Brasile abbiamo questa cosa che chiamiamo complesso della vira-lata, che si può tradurre come complesso del cane senza razza, del bastardino. Un complesso di inferiorità nazionale che porta i brasiliani a sentirsi sempre inferiori rispetto ad altri popoli, come gli europei o gli statunitensi". Un discorso complesso, difficilissimo, che parte delle radici culturali del Brasile e arriva fino ai problemi sociali di oggi, nel disegno di un popolo diviso dalla povertà, dalla criminalità e dalla corruzione, unito da questo generale senso di inferiorità che riguarda tutti, ricchi e poveri.
"Quando un europeo vincente, grandioso come Hamilton dimostra così tanto rispetto per il nostro paese, per noi è come sconfiggere questo complesso, è segno più alto di rispetto" mi hanno spiegato. Se poi, come nel caso di Lewis, arriva da un uomo che ha sempre mostrato enorme amore per un mito nazionale come Senna, la passione diventa ancora più travolgente. Copre tutto il resto, dai risultati sportivi a le vecchie battaglie, dalla bandiera sulla tuta alla nazionalità d'origine e di nascita.
Lewis ha conquistato il loro cuore, portando attenzione, riguardo e cura a un paese che soffre nelle dimenticanze del mondo, e che soffrendo si chiude dentro a sé stesso. Questo, c'è dietro alla folla delle persone nel paddock in sua attesa, dentro alle magliette e i cappellini dei suoi tifosi, alla scelta di omaggiarlo con la cittadinanza onoraria e a tutto il resto. Una storia di umanità e passione, di sport e di vita.