Quando abbiamo parlato con Michele Pirro, nella domenica di Valencia, l’abbiamo trovato più risentito del previsto. Questo, si è scoperto il giorno successivo, per via del nuovo regolamento sulle concessioni introdotto da Dorna con effetto immediato. Nello specifico, dal 2024 i costruttori verranno divisi in quattro categorie (A, B, C, D) e per ogni categoria sono previsti aiuti più o meno concreti a seconda delle prestazioni ottenute.
Le concessioni della MotoGP 2024 spiegate facile
I marchi presenti in MotoGP verranno divisi in quattro categorie sulla base dei punti ottenuti nel campionato costruttori. In breve, sono i punti che il miglior pilota di ogni costruttore ottiene in gara. Un esempio? A Valencia sul podio sono saliti Bagnaia, Zarco e Binder. Ducati prende così 25 punti (e ne avrebbe presi altrettanti se a vincere fosse stato il francese) mentre KTM se ne aggiudica 16. Aprilia, col 5° posto di Raul Fernandez, ne ottiene 11.
Il metodo per misurare le concessioni quindi è giusto: con otto moto in pista per Ducati è più semplice prendere punti e quindi è più difficile che si guadagnino concessioni. A inizio stagione Ducati sarà in classe A, Aprilia e KTM in classe C e Honda e Yamaha in classe D, che chiaramente è la più libera.
Il grosso, enorme vantaggio è per la classe D, che oltre ad avere 260 treni di pneumatici per i test ha la possibilità di svolgere questi test in qualunque circuito e con qualunque pilota, a patto che non sia una pista su cui si correrà il GP nelle due settimane successive. Non solo: in fascia D lo sviluppo del motore non è congelato e se ne possono usare addirittura 10 per ogni stagionerà oltre al fatto che sono concessi due aggiornamenti del pacchetto aerodinamico durante l’anno oltre a quello di partenza. In classe D è possibile correre 6 wildcard.
KTM e Aprilia avranno invece un gran numero di gomme (220 treni) e 6 wildcard a disposizione, ma per il resto cambia poco: i giorni di test rimangono su tre circuiti, così come il numero di motori utilizzabili durante la stagione. Dalla classe C in poi le specifiche del motore sono congelate.
Durante la pausa estiva poi, i costruttori verranno misurati nuovamente in base ai risultati ottenuti nella prima parte di campionato: se Honda e Yamaha avranno fatto un buon esordio, si ritroveranno col motore congelato al pari di tutti gli altri e senza la libertà assoluta dei test. In caso contrario, potranno continuare a sperimentare diverse soluzioni.
Ok, ma perché Ducati è inferocita con KTM e Aprilia?
Partiamo dal punto che regole come questa, normalmente, vengono introdotte con il benestare di tutti i costruttori, perché si tratta di una norma che influenza sia la componente sportiva che quella tecnica della MotoGP. Per Ducati vedere i rivali (specialmente i giapponesi) aiutati in questo modo è un po’ come assistere al condono fiscale più importante degli ultimi 15 anni dopo aver sempre pagato le tasse: a Borgo Panigale hanno lavorato meglio e, a ragione, non vedono i loro sforzi del tutto ricompensati. C’è da dire però che il grosso vantaggio di Ducati non sono tanto le gomme per i test o le wildcard, quando le 8 moto in pista con cui trovare sempre nuove soluzioni confrontando i dati dei piloti. Un vantaggio guadagnato coi risultati, perché VR46 e Gresini sono niente più che clienti a Borgo Panigale, eppure si tratta comunque di un grosso vantaggio. Il vero problema dei bolognesi però non sono Honda e Yamaha, che con tutte le probabilità recupereranno terreno nella prima parte dell’anno per poi trovarsi a fare un lavoro di fino nella seconda, il problema sono KTM e Aprilia: la distanza tecnica con Ducati è poca e questo sistema potrebbe aiutare i costruttori europei a colmarla. Per chi guarda lo spettacolo dalla tv però è grasso che cola. Anche per i ducatisti, che potranno tornare a vincere anche contro costruttori diversi.
Pecco Bagnaia ha già capito tutto delle concessioni
Nell’ultima intervista della stagione, finiti i test di Valencia, tra le domande arrivate a Francesco Bagnaia c’era anche questa: che pensi delle concessioni? Lui, mentre tutti si aspettavano un Pecco infastidito dal nuovo regolamento, ha risposto con grande tranquillità: “Non ho visto tanto, ho visto solo che Ducati non avrà wildcard, che però non fanno differenza secondo me. Avere un solo sviluppo di aerodinamica invece non ci cambia nulla, anche quest’anno ne avevamo solo uno. Tutto sommato per me ci può stare, alla fine il regolamento è fatto così. Io faccio il pilota e faccio il massimo, poi sicuramente i tecnici saranno meno contenti. Che non ci siano wildcard per me non è una grandissima differenza, sicuramente se abbiamo 130 treni di gomme… Ah, ne abbiamo 170? Beh, allora non lo vedo come un problema”.
Bagnaia, con queste dichiarazioni, ci fa capire che più di un problema tecnico in Ducati ne hanno uno politico, perché farsi scavalcare in questo modo non dev’essere piaciuto granché ai grandi capi del marchio. Per il resto però, neanche la completa mancanza di wildcard per Michele Pirro, collaudatore Ducati: “Michele ai test fa la differenza, invece nelle wildcard… Lui quest’anno ne ha fatte molte perché Enea ha saltato parecchie gare eppure non siamo mai riusciti a portare qualcosa, è più importante che faccia i test. Comunque penso che 170 treni di gomme siano abbastanza per capire quali siano le cose più importanti da testare”.
Poi chiude con un’onestà disarmante: “Diciamo che le concessioni dovrebbero essere uguali per tutti i team che hanno ottenuto dei risultati, quindi secondo me… Aprilia ha vinto delle gare, KTM era competitiva: ci sta che Yamaha e Honda possano avere delle concessioni. Poi oh, è anche vero che noi siamo in otto, quello fa tanta differenza”.
Quando ha parlato così, Pecco aveva vinto il suo terzo titolo mondiale da appena due giorni, eppure la confidenza che solo il numero uno può portarsi addosso sembra averla già trovata.