Per avere una misura della rabbia di Michele Pirro basterebbe pensare che le parole che seguono lui le ha dette nel box di Francesco Bagnaia con una parrucca in testa e un bicchiere di Prosecco in mano domenica sera. È contento, anzi felice del titolo, ma l’idea che parte del suo lavoro verrà messo in discussione dal regolamento 2024 supera tutto il resto. Dorna ha infatti comunicato una pesante revisione della regola delle concessioni, che adesso verranno date sulla base dei risultati del costruttore suddividendo gli aiuti in quattro categorie: A, B, C, D. Sono regolamenti intricati, poco intuitivi e - soprattutto - penalizzeranno nettamente la Ducati in un gran numero di maniere diverse, tra cui l’impossibilità di iscrivere i collaudatori (e quindi Michele Pirro) a wildcard durante la stagione. Per Ducati il discorso è semplice: abbiamo lavorato per arrivare fino a qui e se adesso gli altri vengono aiutati non c’è meritocrazia. Per tutti gli altri invece (Aprilia e KTM in primis) le otto moto in pista schierate dai bolognesi sono un vantaggio tecnico troppo grande.
“Sono contento, è il secondo anno che lo portiamo a casa”, ci racconta Michele con un sorriso quando gli chiediamo del titolo. Da una parte c’erano due Ducati, abbiamo fatto un grande lavoro. Prima di Barcellona sembrava tutto facile, poi si sono complicate molto le cose. È stata una situazione particolare e c’è da dire che abbiamo due grandissimi campioni. Pecco comunque se l’è meritato, ricordiamoci anche che senza l’incidente di Barcellona sarebbe stato un po’ diverso e avrebbe sofferto meno”.
Poi comincia, di sua iniziativa, a parlare delle concessioni. Mancano una ventina d’ore al comunicato ufficiale da parte di Dorna, ma lui chiaramente ha già avuto modo di sapere tutto: “Come sempre abbiamo fatto un grande lavoro e di questo sono contento, mi spiace solo che alla fine anche ieri c’erano quattro case diverse davanti e anche oggi. La KTM era veloce, anche l’Aprilia, e anziché migliorare gli altri cercano di penalizzarci con il regolamento, le wildcard, le gomme. È una cosa strana penalizzare chi in questi anni ha investito e ha fatto un grande lavoro”.
Così gli chiediamo dei test di Jerez che il collaudatore ha appena concluso: “Sono arrivato direttamente da Jerez venerdì, abbiamo fatto un buon lavoro e preparato la moto che useranno i ragazzi nel test. Non ci sono grandi novità, ci sono migliorie però sicuramente è un grande passo avanti: come dico sempre il nostro rendimento dipende sempre da cosa fanno gli altri e da come lo fanno gli altri”.
Nel paddock si dice che a Jerez, con Stefan Bradl, la Honda ha portato qualcosa come 38 ingegneri giapponesi. Lui, Michele, dice di sì, anzi carica: “Non ho mai visto una flotta di giapponesi così, erano tanti. Non mi era mai capitato di vedere tanti giapponesi. Sicuramente reagiranno e arriveranno, mi aspetto una reazione. Un po’ mi fa incazzare che ci penalizzino, le altre case i soldi da investire li hanno. Noi abbiamo o anticipato questa mossa investendo più nello sviluppo che sui piloti e i piloti di conseguenza sono arrivati ad alto livello”.
Inutile dire che un’attesa così sui test non c’era da quando a provare la Ducati a Valencia era Valentino Rossi. E anche Pirro, esattamente come Gigi Dall’Igna, vede l'arrivo di Marc Marquez sulla Ducati del Team Gresini come un’opportunità: “Voglio ascoltare i commenti di uno che ha sempre guidato la Honda, ha vinto tanto… sapere cosa dirà della moto è la curiosità. Non ho dubbi sul fatto che sicuramente si troverà bene, mi interessa sapere se c’è ancora qualcosa da migliorare sulla moto”.
Per chiudere, Michele ci fa ragionare una volta in più sulla strategia del marchio in questi ultimi anni. In soldoni, dice Pirro, se non puoi battere Marc Marquez puoi battere la Honda. I piloti poi arrivano, ma lavorare più sul fattore tecnico che su quello umano: “Dopo Lorenzo credo che sia stato chiaro: c’era Marc Marquez in una forma incredibile, cospiù che spendere tanto nel pilota è stato giusto investire nella tecnologia e nel fare la moto. Se Marquez avesse tenuto quel livello sarebbe stato difficile batterlo con la moto alla pari. Invece credo che a un certo punto abbiamo puntato a lavorare sulla moto. Poi lui, suo malgrado, ci ha dato una grossa mano quando si è fatto male, ma noi abbiamo fatto un grande lavoro. E dopo tanti anni avere un Marc Marquez che ti sceglie per tornare a vincere credo sia una grande cosa”.
A ben vedere, le concessioni impatteranno anche su questo. Difficile dire però se basteranno.