Il primo prototipo della Honda 2024 ha convinto Joan Mir, uscito dal martedì dei test di Valencia con un sorriso che non gli si vedeva dai tempi della Suzuki o, meno drasticamente, dallo scorso luglio, quando la moglie Alejandra ha dato la luce al loro primogenito. "È la prima volta dal mio arrivo in Honda che riesco a sentire una differenza, e che portano in un test qualcosa che funziona per davvero. I risultati e i tempi ci sono, ho visto una grande reazione nel box" - ha raccontato il maiorchino durante il suo ultimo media scrum della stagione con i giornalisti. Il suo nuovo compagno di squadra, Luca Marini, non potrà parlare della RC213V fino al nuovo anno (i contratti lo tengono formalmente legato a Ducati fino al 31 dicembre 2023), ma l'entusiasmo e la dedizione con cui il pilota di Tavullia ha affrontato la sua prima giornata in pista con HRC non sono passati inosservati. A sorprendere sono stati tempi e prestazione pura (dopo una manciata di ore con la Honda tra le mani Luca ha siglato il decimo crono dei test, a soli sette decimi dalla miglior prestazione di Vinales), ma soprattutto alcuni segnali attitudinali - ad esempio un'inusuale (per Luca) stoppie dopo il primo rientro ai box, o la visibile soddisfazione nell'essere circondato da tanti ingegneri durante i briefing tecnici - che hanno lasciato intendere quanto Marini sia elettrizzato dalla nuova avventura coi colori Repsol.
In una bella intervista realizzata da Paolo Ianieri sulle pagine della Gazzetta dello Sport - infatti - il numero 10 ha raccontato, per la prima volta nei dettagli, i motivi e i retroscena del trasferimento alla Casa giapponese e dell'addio al Team VR46 dopo sei anni di ottimi risultati e maturazione reciproca, tra Moto2 e MotoGP, nella squadra del fratello: "È stato un insieme di cose, si è presentata un’opportunità quando Marc ha annunciato il suo passaggio. Annunciarlo solo a ottobre ha reso tutto complicato, tanti piloti si sono proposti e io insieme all’Academy abbiamo intravisto anche un’opportunità di mia crescita personale. Ho sempre detto molto chiaramente che il mio obiettivo era correre per un team factory, l’Academy mi ha sempre detto che se ci fosse stata un’opportunità del genere avrebbero fatto di tutto per aiutarmi, così ci siamo mossi. La Honda, poi, mi ha sempre tenuto molto in considerazione, come testimonia il fatto che mi abbiano offerto due anni di contratto. Con Vale ne ho parlato tanto, è la prima persona che ho chiamato. È difficile ovviamente parlare con lui, perché il suo ruolo è sia quello di capo dei manager che del team, anche lui era diviso tra il riconoscere una bella opportunità da provare a realizzare in tutti i modi, e sapere che allo stesso tempo siamo una grande squadra che ha lottato a lungo per essere il miglior team e che sarebbe stato un peccato perdermi. in VR46 sono stati anni bellissimi, incredibili, mi spiace solamente non essere riuscito a ottenere ancor più risultati. È il solo rimpianto, perché la squadra è fantastica e quest’anno abbiamo fatto un salto di qualità incredibile. È sempre difficile lasciare un posto in cui stai bene. Ma questo della Honda è un passo che ci voleva. È il mio progetto di crescita come pilota di MotoGP”.
Poi Marini ha chiarito come i rapporti con Ducati siano di assoluta stima, smentendo qualche voce del paddock che lo voleva infastidito per una considerazione insufficiente da parte di Borgo Panigale: "Se fossi rimasto in un team satellite la priorità era sempre di restare in VR46. Parlando con Ducati abbiamo cercato, però, di avere delle moto ufficiali, perché fanno la differenza. Io mi sento un pilota molto forte, volevo essere alla pari di Pecco e Martin per poter dimostrare in pista il mio valore. Ho un ottimo rapporto con Gigi (Dall’Igna) e tutte le persone della Ducati, non mi hanno mai fatto sentire non apprezzato o non importante, anzi. Però tutto è correlato dai risultati, più sei in alto nella classifica generale e più Ducati ti aiuta. Quest’anno per un po’ di sfortune e anche miei errori non ho finito dove avrei voluto essere, chiudere nei primi cinque sarebbe stato un risultato importante”.
Infine Luca si è lasciato andare sulla Honda, svelando le sue sensazioni ai blocchi di partenza avventura complicata e stimolante, che a Valencia sembra essere scattata subito col piede giusto: "Sono molto contento. E molto curioso di vedermi fuori dalla situazione degli ultimi anni. Sicuramente sarà anche una sfida, perché adesso la RC213V non è la miglior moto, ma voglio lavorare assieme alla squadra e alla Honda per riportarli in alto dove devono essere. Alla Honda, vedendola da fuori, manca di un po’ di grip in uscita di curva, dovuto a quali fattori non lo so, se è una questione della carena, dell’impennamento, della trazione al posteriore. Però mi sembra comunque una moto bella, divertente da guidare, che ha un grandissimo ingresso in curva, visto che sia Marc sia Joan entrano fortissimo. Non li vedo troppo distanti. Penso che ci voglia una direzione da seguire e spero di essere io a dargliela, sviluppando la moto nel minor tempo possibile, anche se con non sarà semplice. In un weekend di gara se vuoi pensare di lavorare come se fossi un test devi sacrificare la prestazione, se pensi alla prestazione devi sacrificare il lavoro sulla moto. Non è una situazione facile".