“Sentivo le vibrazioni della sua Desmosedici, quella moto fa resuscitare anche i morti” – Max Temporali ha ancora una volta affidato alla sua pagina social “piega e spiega” il commento dopo la giornata di test a Valencia e dopo l’ultimo fine settimana del motomondiale. La solita analisi di uno che adesso fa il giornalista, ma che è rimasto pilota dentro e che, quindi, tende a fare caso ai dettagli tecnici, soprattutto quando c’è qualcosa di assolutamente nuovo da tenere d’occhio.
Solo che questa volta di nuovo non c’era una qualche ala o appendice aerodinamica, ma un pilota che per la prima volta prendeva in mano i semimanubri della più ambita delle motociclette da corsa. “Siamo sicuri che il miglior Marquez sia stato quello di questi 11 anni in Honda? –si chiede Temporali - Il test di Valencia era importante, doveva emettere sentenza. Sono convinto che qualche decimo lo abbia tenuto in tasca. Mica per tattica, ma per non fare subito il Marc Marquez. Seguirlo on board è stata una goduria: sempre con la marcia corta, su di giri, fino al punto da sentire io le vibrazioni della poltrona, e con la scalata che sembrava quella di un due tempi. Marc giocava. Sembrava tutto facile, si divertiva. Durante questo test, però, il mio primo pensiero è stato per la moto, non per il pilota. Nella fantasia proibita di noi motociclisti, ho detto: sogno di provare la Ducati. È una moto che risuscita anche i morti. Perché sportivamente Marquez è sotto a uno schiacciasassi. Ma oggi cambia tutto, forse anche per Gigi Dall’Igna e i team satellite: se c'è un protocollo, andrà riscritto”.
La sintesi è semplice: se davvero c’è una regola non scritta secondo cui una squadra privata non può vincere un mondiale contro la squadra ufficiale, quella regola potrebbe andare a farsi benedire adesso che c’è in pista una Desmosedici con il 93 sul cupolino. Perché, aggiunge Max Temporali, quello che Marc Marquez è riuscito a fare in soli 46 giri sulla Ducati del Team Gresini è incredibile. Non tanto per il tempo fissato sul cronometro, quanto per i meccanismi immediatamente trovati: “Tredici anni di Honda sono proprio tanti. Un pilota viene plasmato dalle forze in campo. La moto, le persone, il modo di pensare: ha tutto una direzione precisa, e sono convinto che Marquez abbia assorbito anche la polvere di HRC. Come fa a cambiare un pilota così, costruito in sartoria giapponese? Eppure… con la Ducati sono bastati 46 giri. A Valencia ha girato poco, meno degli altri. Moto mai vista, squadra mai vista. Veloce come sabato con la sua Honda, e nei test a un decimo e sette dal primo”.
Numeri che parlano chiaro. E che, di fatto, suonano di premessa straordinaria per una MotoGP 2024 che potrebbe davvero far assistere a sfide ad altissimo livello. Anche perché Marc Marquez, così come Jorge Martin o qualunque altro contendente al titolo, dovranno vedersela con un Pecco Bagnaia che farà di tutto per non farsi portare via il numero uno dal cupolino. E che, almeno a sentire Temporali, insieme al terzo titolo mondiale (il secondo consecutivo in MotoGP), ha guadagnato anche una rinnovata forza. “Dei suoi tre titoli, questo è quello che preferisco – ha commentato l’ex pilota e oggi voce del Mondiale Superbike - Mi ha emozionato. Francesco Bagnaia non si è accontentato. Ha violentato la gara vincendo di testa, ed è la prima volta che lo fa nel giorno del suo mondiale. Ha persino shakerato Martin fino a diluirlo con la ghiaia, perché la realtà è che lo spagnolo è andato giù di testa. All’esperienza di chi sa gestire l’atto finale, si è aggiunta la freddezza di chi è parso non soffrire l’avversario. Penso che il Bagnaia di oggi sia il più forte di sempre. L’unico tallone di Achille sono state le gare sprint: 140 punti totalizzati, con l’ultima vittoria addirittura a metà stagione (in Austria), contro i 168 di Martin, che ha vinto sette delle ultime nove prove. Senza le sprint, Pecco avrebbe 327 punti e Jorge 260: non ci sarebbe stata partita. Jorge è stato un mastino, complimenti a lui, che ha dato valore al pilota italiano. Certo, se Bagnaia non avesse vinto a Valencia, sarebbe stata un’altra storia: i ragionieri sono funzionali alla classifica, certamente, ma i piloti così non emozionano. Stavolta, oltre al mondiale, Pecco ha centrato il cuore degli appassionati. Educatamente strafottente, ha bastonato l’intera MotoGP nel giorno migliore per farlo. Chapeau!”