“Per me Fabio Di Giannantonio merita una moto e l'assurdo è che, se la trova, è per una botta di culo. Si può dire? Per me sono altri i piloti da mandare a casa, e il Qatar qualche indizio l'ha dato” – Max Temporali, ex pilota, giornalista e oggi voce e penna del mondiale Superbike, sceglie la linea del cinico realismo per commentare “lo strano caso di Fabio Di Giannantonio”. Il pilota romano, ormai è noto, è finito nel tritacarne della MotoGP dopo che il Team Gresini è riuscito a mettere la mani su Marc Marquez per la prossima stagione, ritrovandosi senza una sella dopo due soli anni e con risultati sempre in crescita. Fino alla vittoria di domenica scorsa nel GP del Qatar, con Di Giannantonio che ha dimostrato di saper reagire come un pilota vero anche alla più tremenda delle notizie, che per uno che fa quel mestiere lì è nel sapere che dovrai scendere dalle motociclette e smettere per almeno un anno di giocartela con i migliori del mondo.
Un cerchio magico, quello dei piloti della MotoGP, di cui, secondo Max Temporali, continuano a far parte piloti che invece hanno avuto molte più stagioni per dimostrare il loro valore e che, invece, hanno ottenuto risultati che neanche si avvicinano a quelli ottenuti dal Diggia in due soli anni. Anche la classifica del Qatar spiega perfettamente di chi sta parlando e non c’è bisogno di stare a fare nomi. Per Temporali, però, la questione Di Giannantonio dovrebbe aprire spazi a una riflessione molto più seria da parte di tutti gli addetti ai lavori della MotoGP, soprattutto in merito ai tempi dei contratti e alle tempistiche delle trattative del mercato.
“Non si vince mai per caso – scrive Temporali nel post affidato alla sua pagina Piega e Spiega - Da qualche gara Di Giannantonio è in crescita. Il problema, piuttosto, è chi si aspetta tutto e subito. Signori, è al secondo anno. Ai piloti non si lascia il tempo di imparare, di respirare. Fabio è in MotoGP dal ‘22. Qualcuno dice abbia dormito fino ad oggi. Io dico invece che ha lavorato, anche incassando i peggiori colpi, ma la gente è distratta dalle vittorie degli altri. Correre in MotoGP non è una passeggiata. Occorre tempo. Viviamo nell’epoca in cui i piloti più forti sono quelli che guidano da anni la stessa moto. Bagnaia, con Ducati, è al quinto. Capisco la fretta di un team, ma non dei tifosi. Loro devono avere pazienza. E il fatto di non avere una moto per il ’24, dico che è fol-li-a. Proprio perché i tempi del mercato sono folli, e le selle vengono impegnate prima dell’estate. Pensate alla pressione di un debuttante: non ha una stagione davanti a sé, ma mezza. Viene valutato quando si trova a metà del suo lavoro, quando il campionato finisce invece a Valencia”.
Vale per Di Giannantonio, ma vale anche per tutti quei ragazzi che si sono ritrovati messi alla porta dopo nemmeno pochi mesi, a cominciare da Gardner, Lecuona e tanti altri. Chi, invece, per un intreccio di mercato che non era certo prevedibile ha trovato una gran bella sella nonostante avesse già un contratto è un altro giovane italiano: Luca Marini. Per Temporali l’approdo del maro nel box di Repsol è un traguardo più che meritato. “Luca – scrive ancora Temporali - è l'esempio che col lavoro si arriva dove finisce il talento. E in MotoGP, di gente senza talento, non ce n'è, ognuno ha il suo, più o meno grande. Lo abbiamo visto scendere in pista sicuro, determinato. Non c’era niente che pensava di avere in meno degli altri. Si capiva dall’atteggiamento e l'ha dimostrato con la scelta della gomma soft anteriore, unico dei piloti Ducati. Anzi, solo lui e le Yamaha, gli altri hanno preferito l'hard. Era un rischio. Andare nella direzione opposta e azzeccare la scelta, ha confermato la sua maturità: oggi è padrone delle sensazioni e legge la gara con grande visione. Ha fatto il suo miglior tempo a tre giri dalla fine. Ha guidato di testa. Arrivare terzo, in volata, è stato un altro segno di onnipotenza. Un podio conquistato per 80 millesimi, con una moto sì perfetta, ma spinta da grande voglia. E vi dirò di più: ora Marini è settimo nella generale, ma il quinto è a 10 punti. In un momento di grande voracità come questo, Valencia diventerà la tavola degli affamati. C’è un titolo da assegnare, ma anche tre italiani che hanno festeggiato in Qatar e saremmo felici di rivederli sul podio ancora una volta. L’ultimo di questa stagione”.