Diego Tavano viene dal calcio e, abituato come è al clamore dei calciatori, ha un modo tutto suo pure di parlare del mercato piloti: ammette tutto, non nasconde niente, trattative sfumate comprese, e non ha problemi a farsi “pizzicare” dalle telecamere. Il manager - prestato dal pallone - di Fabio Di Giannantonio, infatti, è stato beccato, ieri, a colloquio con Alessio Salucci, team director della Mooney VR46, subito dopo la straordinaria vittoria del 49 sul circuito di Losail. L’argomento non è di quelli difficili da intuire, ma Tavano non c’ha girato neanche intorno nell’ammetterlo. “Capire se e quali margini ci sono per far sì che la Desmosedici della squadra di Tavullia finisca nelle mani di Fabio. Io ci sto provando con tutti, ho bussato a ogni porta perché non è possibile che un pilota come Fabio resti a piedi, meno che mai adesso che ha pure vinto una gara in MotoGP già al suo secondo anno. Vincere in MotoGP non è qualcosa che riesce a tutti”.
Parole che, oggettivamente, non fanno una piega, con il successo ottenuto ieri dal Diggia che ha inevitabilmente rimescolato le carte. Uccio nei giorni scorsi era stato chiaro: “Fabio Di Giannantonio ci piace e è un ottimo pilota, ma non è la nostra prima scelta – aveva detto – Non per sfiducia nei suoi confronti, ma semplicemente perché la mission della nostra squadra è da sempre quella di puntare su ragazzi molto giovani che arrivano direttamente dalla Moto2”. Insomma, non era una porta definitivamente chiusa al Diggia, ma poco ci mancava. Adesso, però, l’aria sembra cambiata. Anche perché i due obiettivi della VR46, Fermin Aldeguer e Tony Arbolino, non sono facilmente raggiungibili, se non pagando penali sonore alle squadre di Moto2 che gli hanno garantito contratti anche per il 2024. “Se noi perdiamo un pilota a novembre inoltrato – aveva detto ancora Uccio – dobbiamo andare a cercarne un altro e ci sta che si finisca per far rimescolare i programmi di altre squadre, così come è successo a noi. Ma questo è il nostro sport”.
Uno sport che, però, ha sempre tenuto conto anche dei risultati, oltre che delle opportunità, con Fabio Di Giannantonio che a questo punto potrebbe essere la soluzione realmente migliore per il dopo Luca Marini nel Team Mooney VR46: ha dimostrato di saper vincere, conosce già bene la Ducati, è comunque piuttosto giovane, ha una gran fame e, non ultimo, costa zero in termini di penali e costa relativamente poco come ingaggio. Inoltre, proprio come avrebbe fatto con Honda, accetterebbe anche un anno di contratto, con il team VR46 che a fine stagione potrà provare un nuovo assalto a Aldeguer o allo stesso Arbolino, senza lo scotto di dover mettere mano al portafogli e senza soffiarli a nessuno.
Se non sarà VR46, per Fabio Di Giannantonio non sembrano esserci molte altre prospettive. Lui e il suo manager hanno già detto di non tenere in considerazione le proposte arrivate dalla Moto2 e dalla Superbike e l’impressione è che si punti a un ruolo da collaudatore ancora in MotoGP. Che poi è anche il consiglio che, dagli studi di Sky, Max Biaggi ha fatto arrivare proprio al Diggia. “Fossi in lui accetterei di fare un anno da non titolare e lavorerei allo sviluppo di una moto che l’anno successivo avrei perfettamente tra le mani per il gran ritorno in MotoGP”. Un consiglio mandato a Di Giannantonio che suona di chiarissimo messaggio per Aprilia, di cui Biaggi è ambassador. L’ormai ex pilota della Gresini Racing, infatti, conosce alla perfezione la Ducati e potrebbe portare informazioni importanti ai tecnici di Aprilia, è veloce al punto di saper vincere in MotoGP e, non ultimo, potrebbe tornare molto utile a stagione in corso. Con il regolamento delle nuove concessioni, infatti, Aprilia avrà la possibilità di schierare sei wild card nella prossima stagione e per Di Giannantonio significherebbe già così essersi garantito quasi un terzo del mondiale 2024, senza considerare che in questa MotoGP, con il doppio delle gare e quindi anche il doppio degli infortuni, potrebbe spesso ritrovarsi in pista anche per sostituire a turno uno degli altri quattro piloti titolari di Aprilia. Lavorando così, nel doppio ruolo di collaudatore e pilota, allo sviluppo di una moto che l’anno successivo potrebbe essere letteralmente la creatura perfetta per lui.