Jorge Martin a Losail ha avuto un problema con le gomme e, in particolare, con lo pneumatico posteriore che non voleva saperne di dare la giusta trazione alla sua Ducati Desmosedici. Fino a qui non c’è margine di interpretazione, perché il fatto è innegabile. L’interpretazione, però, arriva subito dopo e molto spesso anche dagli addetti ai lavori. A cosa ci riferiamo? Ovviamente alle tante teorie che si leggono in queste ore, con le solite, e ormai immancabili, sentenze su presunte volontà di penalizzare un pilota piuttosto che un altro. Chi l’ha sempre pensata in un modo netto su questo argomento è Marco Melandri, che anche a pochissime ore dalla bandiera a scacchi del GP del Qatar è tornato a “parlare” di gommini speciali.
“Campione, è un film già visto” – ha scritto il Macio tra i commenti di un post pubblicato proprio da Jorge Martin dopo la terribile domenica di Losail. Il riferimento, è chiaro, è a ciò che Melandri ha sempre sostenuto: “Il pilota di una squadra privata non vincerà mai un mondiale contro una squadra ufficiale”. Un punto di vista, il suo, che da un lato rende onore alla sua coerenza, visto che lo dice sin da quando faceva il pilota nel motomondiale, ma che dall’altro sembra non tenere conto neanche delle parole pronunciate dallo stesso Martin nel venerdì di Losail.
“In prova – aveva detto Martin dopo le FP – ho beccato una gomma strana. A me fino a ora non era mai capitato, ma Pecco e moltissimi altri piloti hanno detto che può succedere di ritrovarsi con una gomma difettosa e che la moto diventa inguidabile. Spero non mi capiti”. Non significa che Martin avesse previsto già tutto, ma semplicemente che anche lo spagnolo era consapevole che sarebbe potuto succedere prima o poi anche a lui. Così come è successo a Pecco il giorno successivo, durante la Sprint, con Martin che in qualche modo ha potuto beneficiarne. Salvo poi ritrovarsi nelle stesse condizioni del rivale il giorno successivo (ma con il doppio dei giri da fare in quella situazione di precarietà) e, giustamente, palesare tutta la sua rabbia nelle interviste. Interviste in cui, però, Jorge Martin non ha mai gridato al complotto e non ha mai lasciato intendere di aver pensato a una volontarietà, limitandosi semplicemente a dire che in una MotoGP dove tutto è estremizzazione della perfezione non è tollerabile che si debbano fare i conti con gomme imperfette.
Una posizione sacrosanta, la sua, e che anzi gli rende anche onore rispetto a tutto quello che avrebbe potuto dire e rispetto al fatto che avrebbe potuto anche cavalcare in maniera strumentale quanto gli è successo a Losail. Il punto, esattamente come dice Jorge Martin e al contrario di quello che lascia intendere Marco Melandri, non è tanto se Pecco è stato favorito in maniera volontaria nell’accumulare maggior vantaggio (visto che nell’economia della stagione 2023 le gomme “difettose” sono capitate più a lui che a Martin stesso) in vista di Valencia, ma come sia possibile che davanti al fornitore unico, Michelin, si preferisca mettere la luce su ipotesi oggettivamente tutte da dimostrare (sapendo che non saranno mai dimostrabili) piuttosto che sul dato realmente oggettivo: non servono Sprint, nuovi format, cambi di regolamento, proposte di futuro se poi basta una gomma, una sola gomma, a mandare all’aria o condizionare il lavoro di tanta gente e persino a mettere in discussione il merito di chi vince.