Indovinello: come si chiamano quegli atleti che vanno su due ruote, portano il casco e strane tute colorate e si sfidano in una competizione sull’asfalto, CON il pubblico ad acclamarli a bordo strada? E come si chiamano quegli atleti che vanno su due ruote, portano il casco e strane tute colorate e si sfidano in una competizione sull’asfalto, SENZA il pubblico ad acclamarli a bordo strada? La prima risposta è “i ciclisti”, la seconda è “i piloti del Motomondiale”. Per carità, è un gioco e non sia mai di confondere le due categorie (che solo di recente hanno cominciato a volersi un pochino più bene), le differenze sono e restano tantissime, ma adesso ce n'è una in più: i primi, in Italia, possono contare sulla presenza dei tifosi, i secondi no. Da settimane, infatti, sappiamo che il GP d’Italia al Mugello sarà rigorosamente a porte chiuse. Sia inteso, nessuno si aspettava le folle oceaniche e le mega feste notturne che hanno reso celebre lo slogan “al Mugello non si dorme”, ma almeno una presenza limitata, un tot di persone al metro quadrato. Invece niente. Niente di niente. Magari come è successo per la festa scudetto dell'Inter a San Siro domenica scorsa: mille ingressi, distanze assicurate.
La domanda viene ancora più spontanea quando si guardano le tante foto e i tanti video che circolano in rete in questi giorni in cui c’è il Giro d’Italia e uno non può non notare la gente accalcata a bordo strada, lungo i percorsi e, soprattutto, nei pressi dei traguardi. Il tutto, ovviamente, senza che ci sia – per ovvie ragioni logistiche – un qualche controllo sanitario, fosse anche la semplice “simbolica misurazione di febbre”. Al Mugello, almeno, essendo un luogo chiuso, un qualche minino controllo si sarebbe potuto fare e, invece, s’è preferito chiudere direttamente i cancelli. L’annuncio della scelta l’hanno dato gli organizzatori, ma francamente rimane difficile pensare che per loro stessi non sia stata una scelta subita. O comunque condizionata in maniera più o meno indiretta da un conteggio costi e benefici che sarebbe risultato impari. L’annuncio pubblicato su Twitter, però, non sembra lasciare spazio a possibilità di ripensamenti: “Dopo un confronto con le Istituzioni preposte alla sicurezza, l’Autodromo del Mugello rende noto che il Gran Premio d’Italia di MotoGP, in programma dal 28 al 30 maggio 2021, verrà disputato senza la presenza di spettatori sugli spalti. Pertanto verranno osservate nella loro interezza le disposizioni sugli eventi sportivi contenute nel Decreto Legge 52 del 22.04.2021 attualmente in vigore. Con la proroga al 31 luglio dello stato di emergenza, disposta dal Governo, la tutela della salute pubblica risulta prioritaria rispetto a qualsiasi altra valutazione. La manifestazione si svolgerà, quindi, a porte chiuse, secondo gli stringenti protocolli sanitari previsti da Dorna e dalla Federazione Internazionale di Motociclismo".
Ma che differenza c’è rispetto al ciclismo e perché due indirizzi così diversi per qualcosa che, tutto sommato, almeno dal punto di vista del pubblico, poteva essere molto simile? Risposte non ce ne sono. E i dubbi restano. Con buona pace di quanti, appassionati di corse in moto e in astinenza da Mugello da più di un anno, s’erano detti disposti ad ore d’attesa per un eventuale click day per accaparrarsi qualche biglietto online. Forse ci si potrà rifare a Misano, ma non sarà la stessa cosa. E lo ha detto anche uno che il Mugello e il clima del Mugello lo conosce molto bene: Valentino Rossi. “Il Mugello è il posto dove la mancanza di tifosi si sentirà di più – ha detto il nove volte campione del mondo, senza fare comunque alcuna polemica - Il tracciato è come uno stadio naturale: vedi i tifosi quando sei in pista, è un vero peccato correre a porte chiuse. Se avrò dei buoni risultati spero di esserci l’anno prossimo".