Forse qualcuno di voi si era dimenticato di cosa fosse capace il profilo Twitter del Napoli (o più precisamente, chi lo gestisce, genio inconsapevole (?) di editorial marketing a cui va tutta la nostra ammirazione), ma durante il ritiro pre-campionato organizzato in Abruzzo l’account della squadra campana è tornato tra i trend topic della settimana grazie ad una raffica di tweet sbalorditivi (e no, non ci riferiamo al video di lancio della nuova maglia): prima il maxi ringraziamento, ricco di errori nella punteggiatura, a medici e infermieri della Federico II; poi l’appello per ritrovare un barboncino smarrito, Daisy, appartenente ad una famiglia di tifosi partenopei; infine il menù di un aperitivo organizzato dalla Regione Abruzzo a base di arrosticini. Per chi frequenta anche saltuariamente il mondo di Twitter, però, di sbalorditivo nei recenti contenuti proposti dal Napoli c’è ben poco: il profilo aperto nel lontano 2012 e seguito da 1,6 milioni di followers, nonostante sia molto distante dai numeri di alcune big italiane come Juventus (8,2) e Milan (7,4) riesce a far parlare di sé più di tutti gli altri, merito di un linguaggio comunicativo assolutamente unico, una peculiarità impossibile da definire e replicare che dovrebbe fare invidia in tutto il mondo come l’invenzione della pizza.
Nel corso degli anni sull’account @sscnapoli abbiamo visto praticamente di tutto: dopo l’esaltazione di alcune abitudini e tradizioni come quella del caffè preparato con la moka dal magazziniere Tommy durante gli allenamenti, il famoso tweet polemico che invitava a guardare la partita contro la Juve in programma sulla Rai senza il volume della telecronaca ‘anti-sportiva’ e l’assurdo endorsement nei confronti del telecronista di Sky Sport Massimo Marianella più recentemente si è specializzato anche in una serie di epiche smentite ufficiali su temi differenti (la cessione di Marek Hamsik e l’acquisto di un giovane spagnolo, Marc Cucurella), molti di questi legati alla lotta contro le fake news. In uno di questi casi, nel tentativo di smentire le voci in giro sul web, il Napoli aveva preso posizione nei confronti della propria radio ufficiale, creando di fatto una situazione alquanto paradossale. Le ‘disavventure’ pubbliche erano addirittura aumentate quando, nel 2017 e a distanza di anni rispetto ai club colleghi, il Napoli aveva deciso di aprire anche un profilo in lingua inglese, divenuto presto celebre per alcuni strafalcioni e per delle traduzioni per così dire fantasiose, che non erano sfuggite a quelli del Post e di Ultimo Uomo.
Ma se stagione dopo stagione l’impronta dell’account azzurro è rimasta la stessa, è lecito pensare che si tratti di una ‘linea editoriale’ ben precisa e organizzata pure nella sua apparente impulsività e approssimazione, quasi a voler rimarcare il fatto che se i club professionistici europei e non solo hanno adottato un linguaggio di un certo tipo in pieno rispetto delle netiquette, quella del club napoletano deve per forza di cose essere difforme. Un modo per ribadire ancora una volta che Napoli non è Torino, Milano, Londra o Madrid e che non correggere un errore di ortografia o un’uscita azzardata è solamente sintomo di spontaneità e naturalezza. La conseguenza è stata che su Twitter (e dove, se no) si è parlato tanto di questo modo di comunicare sgangherato e ‘senza filtri’ e in molti hanno provato a capire quanto fosse veramente voluto, se fosse da considerare una strategia vincente quella di discostarsi dal mondo calcistico per mettere una nota di identità e folklore e se fosse il caso che un club di primissimo livello dovesse continuare a produrre contenuti del genere, oppure se fosse meglio cambiare registro. Ed è stato fondamentale che in questo dibattito virtuale si siano espressi tifosi di altre squadre che guardano questo fenomeno dall’esterno e sono riusciti ad analizzarlo in maniera differente, tanto da scomodare anche paragoni con lo staff della comunicazione di Matteo Salvini e Donald Trump, a loro modo dei modelli da seguire, per il modo in cui (citiamo Valerio Curcio) ‘espressioni popolari e imperfezioni di editing abbiano costruito una finta spontaneità che fa risultare lo scrivente più vicino alla “gente comune”’. Detto ciò, what’s next? Cosa aspettarsi, però senza farsi più meraviglia, dall’account Twitter del Napoli? Non vediamo l’ora di leggere la prossima perla.