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Superbike: così è pure
meglio della MotoGP

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

30 agosto 2020

Superbike: così è pure meglio della MotoGP
... Così è uno spasso e poco importa che è Superbike. Mentre la MotoGP annaspa, alle prese con l’assenza di Marquez e i problemi di gomme che affliggono tutti i piloti, il mondiale delle derivate di serie offre spettacolo. Perché c’è stata una crescita che ha alzato il livello in pista e reso avvincente la lotta al titolo. Insomma: questi fanno veramente a chi va più forte, mentre in MotoGP quest’anno sembra che si faccia a chi va meno peggio

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

Jonathan Rea che scende dalla sua Kawasaki e festeggia come un ragazzino al primo podio la sua novantacinquesima vittoria in Superbike è lo specchio di una stagione che, seppur ridotta e contratta a causa del Covid19, potrebbe passare alla storia come una delle più avvincenti della Superbike moderna. Il fenomeno della Kawasaki non è più il solo e unico vincitore designato e questo sembra saperlo perfettamente anche lui, tanto da lasciar esplodere la sua gioia dopo Gara2 ad Aragon. Il giorno prima non era finita così, ed era stato dominio Ducati. “E’ stato incredibile – ha detto Rea – quello che siamo riusciti a fare. Ieri le Ducati erano nettamente superiori, oggi con poche modifiche e gomme differenti, complice anche una diversa temperatura della pista, abbiamo colmato quel gap e ce la siamo giocata alla grande, tagliando per primi il traguardo. Sarà un mondiale combattuto punto su punto e sarà fondamentale non commettere errori”.

Determinazione, concentrazione e, ora, anche consapevolezza. Di cosa? Del fatto che gli altri quest’anno ci sono e non portano solo il nome di Ducati. Perché in Gara2 ad Aragon è salito sul podio addirittura Alvaro Bautista, che sembra aver messo finalmente a punto la sua Honda. “Facciamo ancora tanta fatica nella mischia – ha detto l’ex ducatista – Ma abbiamo imboccato la strada giusta e oggi la moto si è comportata molto bene. Sappiamo in quale direzione lavorare per migliorare ancora e toglierci altre soddisfazioni”. In questo round ad Aragon è tornata a mostrare i denti anche la Yamaha e tutto questo significa una cosa sola: spettacolo. Quello che, almeno secondo alcuni, sta mancando in MotoGP. Eppure, anche lì la bagarre è più viva che mai. L’impressione, però, è che il campionato non sia combattuto per meriti, ma per demeriti, con i piloti che tra errori, mancanze, guai tecnici e soliti problemi di gomme sembrano fare a chi va più piano, piuttosto che a chi va più forte.

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Nel prossimo fine settimana, teatro della sfida sarà ancora una volta Aragon, con Ducati che proverà a rispondere a Rea e alla Kawasaki non solo con i due piloti del team ufficiale, ma anche con l’ormai non più sorprendente Rinaldi. Il romagnolo è “il privato” con i migliori risultati e le sue prestazioni non sono passate inosservate a Borgo Panigale, dove si sta giocando anche un’altra importante partita: quella del mercato. Scott Redding ha un contratto di due anni, ma non ha nascosto che sogna di vincere il mondiale per avere una nuova opportunità in MotoGP. Chaz Davies, invece, sta discutendo proprio in questi giorni il suo rinnovo. La Rossa e l’inglese sembravano fino a 48 ore fa destinati a dirsi addio, ma il secondo posto di ieri e quello di oggi, figli di due gare da incorniciare per il numero 7, potrebbero riaprire definitivamente le trattative verso un lieto fine. Se così non sarà, porte spalancate proprio a Rinaldi.

Una partita nella partita, quella che si sta giocando in casa Ducati, che comunque non distoglie dal vero obiettivo: mettere le mani sul mondiale e spezzare lo strapotere Kawasaki. Un sogno accarezzato per metà stagione lo scorso anno e poi interrotto, con molta probabilità, proprio a causa di questioni di mercato e contratti, con i vertici di Borgo Panigale che non vorranno certamente ripetere l’errore (ancora fresco) del recente passato.

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